Termometro Finanziario: la voragine nei conti pubblici greci potrebbe essersi allargata

Per Termometro Politico

Settimana di consolidamento sulle piazze finanziarie: le borse perdono sì terreno, ma per ora si può tranquillamente parlare di semplice consolidamento dovuto a prese di beneficio conseguenti ai rialzi delle scorse settimane.

La correzione era attesa visto che sembra evidente che il rally sia basato solo su una ricchezza di carta: gli aiuti da parte delle banche centrali sotto forma di denaro fresco a fatto sì che i prezzi di molti titoli si muovessero verso l’alto più perché gli investitori (o almeno certe tipologie di investitori) hanno in tasca liquidità in eccesso e dunque comprano di tutto, e non perché le cose vadano effettivamente meglio. Anzi, a ben guardare gli indici di crescita, la situazione non è delle migliori, basti ricordare i recenti tagli a stime e previsioni di crescita effettuati un po’ ovunque.

Intanto il copione della crisi europea continua a essere seguito alla lettera: Der Spiegel riporta che il buco delle finanze greche potrebbe essere maggiore del previsto, nell’ordine di 20 miliardi di euro (un po’ meno del 50% in più rispetto alle stime precedenti, che rilevavano il buco a 11,5 miliardi). Ciò che dà credito a queste voci sono anche le sempre più pressanti richieste di aiuto da parte del premier greco Samaras, che adesso chiede che anche i debitori pubblici (in primo luogo la BCE) accettino un haircut dei propri crediti. Insomma, se finora la Grecia era fallita solo per i privati, adesso la Grecia potrebbe fallire per tutti. Difficilmente a tedeschi e scandinavi piacerà il fatto che il capitale della BCE verrà parzialmente bruciato e questo aprirà nuove crisi e scontri fra cancellerie, mentre si discute di aumentare la potenza di fuoco dell’ESM fino a 2000 miliardi dai 500 previsti inizialmente.

Insomma una bagarre, dalla quale emerge principalmente che l’austerità fiscale senza neppure i puntelli di una politica monetaria espansiva non riuscirà a farci uscire dalla crisi, ma non farà altro che allargare i buchi nei conti pubblici trasformandoli in incontrollabili voragini.

Circa l’agenda macroeconomica della settimana, lunedì è previsto il rilascio dell’indice IFO relativo al sentiment economico della Germania: il dato è atteso stabile rispetto alla rilevazione precedente. Martedì si segnala invece il dato sulla fiducia dei consumatori italiani, previsto anch’esso stabile al livello piuttosto basso di 86.

Mercoledì l’indice dei prezzi al consumo (stima preliminare) dovrebbe segnalare un lieve rallentamento dell’inflazione in Germania. Riguardo all’Italia, sono attesi i dati circa le vendite al dettaglio, previste stabili e lievemente positive. Attesa in mattinata anche un’asta di BOT a sei mesi. Negli USA gli investitori guarderanno con attenzione al dato sulle vendite di nuove case, previste ancora molto depresse.

Giovedì conosceremo il tasso di disoccupazione tedesco, previsto stabile su livelli minimi e il livello della fiducia delle imprese italiane, anch’esso atteso quasi invariato e piuttosto basso. L’Italia, inoltre, emetterà BTP a 5 e, soprattutto, a 10 anni. Nel pomeriggio raffica di importanti dati USA, tutti alle 14:30: gli ordini di beni durevoli daranno un’indicazione circa l’attività delle industrie nei successivi mesi, indicazione attesa alquanto negativa; come ogni giovedì, attesa per i jobless claims, ovvero le nuove richieste di sussidi di disoccupazione, che gli analisti si aspettano stabili; sarà però il dato sul PIL USA a catalizzare l’attenzione degli investitori e degli osservatori, che si attendono una crescita stabile, ma ancora piuttosto anemica.

Venerdì, infine, attesa per l‘indice dei prezzi al consumo di Italia e UE: entrambi i tassi di inflazione dovrebbero segnalare una frenata della crescita dei prezzi.

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