La BCE di Mario Draghi spinge i listini sopra nuovi massimi: l’indice FTSE MIB torna al di sopra dei 16000 punti, il DAX tedesco riesce a chiudere la settimana sopra i massimi dello scorso anno, mentre Wall Street vola sopra i livelli precedenti lo scoppio della crisi finanziaria.
Il motivo di tanta euforia è certamente da ricercarsi nell’Outright Monetary Transactions varato dalla BCE. Si tratta in pratica di una riedizione del Securities Markets Programme varato nel 2010 dalla BCE guidata all’epoca da Trichet all’indomani dello scoppio della crisi greca: la banca centrale acquisterà in modo virtualmente illimitato titoli di Stato fino a tre anni di Paesi in dissesto finanziario che abbiano richiesto sostegno internazionale e che accettino di sottostare a condizioni di risanamento dei conti pubblici. Gli acquisti della BCE, tuttavia, saranno sterilizzati, ovvero ad ogni acquisto corrisponderà una vendita di pari importo. Non si tratterà dunque di alleggerimento quantitativo, non verrà creata nuova moneta e dunque non dovrebbero esserci rialzi dell’inflazione, ma neppure stimolo alla crescita.
L’unico sollievo ci sarà sui conti pubblici, poiché l’OMT dovrebbe riuscire a piegare gli interessi che gli Stati pagano sul debito pubblico. Ma anche questa misura, come le precedenti, rischia di essere temporanea: la speranza (oltre che la giustificazione teorica proposta da Draghi) è che il calo di rendimenti (e dunque il rialzo dei prezzi dei titoli di Stato) riduca le sofferenze nei bilanci delle banche e riattivi la circolazione della moneta, riaprendo linee di credito verso famiglie e imprese.
La decisione (e forse l’unica vera buona notizia) relativa all’OMT è che il programma è stato “approvato” anche dalla Merkel e dal membro tedesco del comitato esecutivo BCE Asmussen, e con l’unico voto contrario del capo della Bundesbank Weidmann a salvare la faccia della Germania, che sembra avere ormai capito che è necessario un cambio di rotta per risolvere la crisi dell’Eurozona.
Di vero QE (Quantitative Easing), invece, parleranno alla Federal Reserve americana, alla luce della scarsa crescita USA e dal rapido deterioramento del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione rilevato nel report uscito venerdì è stato in calo non grazie a nuovi posti di lavoro creati, bensì a causa delle molte persone troppo scoraggiate dalla ricerca di un lavoro, e che quindi escono dalle statistiche.
L’agenda macroeconomica prevede un inizio di settimana tranquillo. Lunedì si segnala il Prodotto Interno Lordo dell’Italia, che sarà con ogni probabilità confermato in calo del 2,5% su base annuale e dello 0,7% su base trimestrale, a ricordare che il Paese soffre ancora del suo handicap storico, ovvero una crescita semplicemente congelata agli anni Novanta. Martedì sarà invece interessante seguire la bilancia commerciale USA, prevista in lieve peggioramento e, ovviamente, in territorio negativo a -44,2 miliardi di dollari.
Mercoledì sapremo se il fondo permanente salva-Stati ESM è compatibile con la Costituzione tedesca, e se, quindi, potrà essere attivato o se si dovranno trovare altri modi per tenere a galla l’Eurozona. Gli analisti non ritengono probabile una bocciatura, ma poco si sa circa le condizioni cui l’approvazione sarà subordinata (ovvero, ad esempio, se le operazioni dell’ESM dovranno essere riportate o approvate dalle autorità tedesche). Sarà inoltre giornata di inflazione in Europa, visto che rilasceranno l’indice dei prezzi al consumo Germania, Francia e Spagna. Il dato più importante è ovviamente quello tedesco, visto che il tasso di inflazione è la misura che più viene tenuta d’occhio dalla Bundesbank, e che quindi motiverà eventuali opposizioni alla linea Draghi. In ogni caso, il tasso è previsto stabile al livello del 2% su base annua. La produzione industriale italiana sarà ancora ridotta, secondo gli analisti, anche se a un tasso inferiore (da -1,4% a-0,5%); discorso simile per la produzione industriale europea, che dovrebbe rivelarsi essere sostanzialmente ferma. Sempre mercoledì andranno in asta anche BOT a 12 e 3 mesi.
Giovedì in Europa si segnala l’indice dei prezzi al consumo italiani, atteso stabile a +3,2% su base annua; l’Italia, inoltre, offrirà al mercato nuovi BTP a 3 anni. Dall’altro lato dell’Atlantico, oltre ai jobless claims settimanali (previsti in lieve aumento a 370mila unità), sarà, come detto, giornata di Fed: Bernanke e gli altri membri del FOMC dovranno decidere se attivare il terzo round di alleggerimento quantitativo o QE.
Venerdì in Europa è previsto il rilascio dell’indice dei prezzi al consumo, previsto stabile al 2,6% (ma a 1,7% a livello core, ovvero depurando l’indice degli elementi più volatili). Anche negli USA verrà rilasciato il medesimo indice, che gli analisti attendono lievemente in rialzo a +0,5% (+0,2% l’indice core). Conosceremo inoltre le vendite al dettaglio relative al mese di agosto (attese in crescita stabile a +0,8%) e la produzione industriale (prevista di nuovo in territorio moderatamente positivo a +0,6%).
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