Come segnalato su una rubrica sperimentale che ho cominciato a tenere da lunedì su Termometro Politico (scusate il ritardo nella segnalazione, ma è un periodo un po’ così) nelle ultime giornate sono stati rilasciati (qui il report in pdf) i sondaggi sui direttori degli acquisti delle imprese, che in sostanza servono a capire come andranno (forse) le cose nei prossimi mesi.
Come previsto, il dato è stato tutto sommato positivo, anche se mostra che il settore manifatturiero, fondamentale per l’Italia, è ancora in contrazione, sia pure più lenta. La lettura per l’Italia è stata di 46,8, massimo da quattro mesi a questa parte, ma comunque sotto il 50 che certifica l’espansione (sopra i 50 vi sono Austria e Germania, ovviamente). Questo ha scatenato gli acquisti sui mercati di cui abbiamo notizia nelle ultime ore.
L’indagine osa sottolineare che ci sono segnali di ripresa, ma la questione da porsi è “quanto durerà?“. I segnali nascono per lo più dal deprezzamento dell’euro sul dollaro, che ha reso più facili le esportazioni verso gli USA, di dove sono arrivati ordini che hanno contribuito a svuotare un po’ i magazzini. Però la FED nei giorni scorsi ha segnalato che esiste la possibilità di nuovi alleggerimenti quantitativi, che potrebbero indebolire nuovamente il biglietto verde e buonanotte al secchio.
È evidente che serve uno sforzo “indigeno” per generare ripresa, ovvero crescita. I conti italiani sono in ordine, per ora, c’è fiducia in un governo serio (lo dimostra, a mero titolo d’esempio, il rendimento del BTP decennale, sui minimi da ottobre al 5,68%), ma non prendiamoci in giro: le nuove regole europee (il fiscal compact) impongono manovre da 45 miliardi l’anno, e non si può pensare di tirarli fuori senza aumentare la ricchezza nazionale, e ciò lo si deve fare sostituendo gli ingranaggi della macchina Italia, ormai corrosi dalla ruggine dell’inattività politica, quando non addirittura bloccata da chi vuole arricchirsi attraverso le leve del potere.
Non voglio ripetermi, per cui rimando all’articolo precedente (oltre ai molti altri che potete trovare strada facendo) per approfondire. Ricordo solo che il mese che inizia oggi sarà piuttosto complicato.
Una cosa è essere meno pessimisti di ieri, un’altra è credere che i problemi siano stati magicamente risolti. E oggi ho visto e letto scene di un ottimismo ridicolo: siamo ancora sulle montagne russe, nel bel mezzo di una recessione, e con lavoratori e imprese che continuano ad annaspare.
Se l’articolo ti è piaciuto, puoi incoraggiarmi a scrivere ancora con una donazione, anche piccolissima. Grazie mille in ogni caso per essere arrivato fin quaggiù! Dona con Paypal oppure con Bitcoin (3HwQa8da3UAkidJJsLRfWNTDSncvMHbZt9).
Ciao Tooby,
leggo sempre con molto interesse i tuoi articoli. In questi giorni è chiaro che senza stimoli all’economia reale, sia le manovre che sono state varate che quelle in previsione avranno un effetto recessivo sull’economia (mi sembra si cominci a stimare un -3% quest’anno e un possibile -0,6/-0,8% per il 2013). Prendendo le previsioni con le giuste distanze, una svalutazione dell’euro favorisce certamente l’export ma, come ben sanno anche i bambini, penalizza le importazioni di materie prime che incidono direttamente sul prezzo dei beni al consumo. Visto il clima di recessione certa, un aumento delle esportazioni marginale non risolleverà le condizioni dell’Italia. A mio modesto parere l’export, per un paese manifatturiero come il nostro, è fondamentale ma non possiamo deprimere eccessivamente il mercato interno. Se è vero che il nostro paese, se le condizioni non dovessero migliorare, sarà costretto a manovre da 40 miliardi di € circa ogni anno, non e difficile prevedere un peggioramento drammatico della situazione generale sotto tutti gli aspetti.
PS= Tobby appena possibile potresti scrivere un approfondimento sulla guerra che si sta scatenando tra Italia e Eba per quanto riguarda le ricapitalizzazioni delle banche?
Grazie per il tuo servizio.
Scusami per il ritardo, e grazie.
La tua analisi mi pare piuttosto coerente, per questo devo tornare a ribadire il punto della questione: l’errore non è tanto nella manovra, quanto la sostanziale mancanza di stimoli alla crescita. Ti posso assicurare che ad agire su quel versante nel modo corretto, sia attraverso la leva monetaria, che Draghi, finora, sta usando a meraviglia per quanto possibile, sia sul fronte delle riforme a costo zero, a liberare risorse divorate da caste improduttive e reazionarie, pagare le manovre diventa veramente una sciocchezza.
Il problema, però, è proprio quello: queste azioni, finora, sono state timidissime e non risolutrici.
Quanto alla guerra, molto in breve, non è tanto fra Italia ed EBA (che è emanazione delle autorità europee, in fondo), quanto fra buonsenso ed EBA: è giusto che le banche debbano avere capitale adeguato, ma non si può strozzare il mercato del credito, perché si stringe in questo modo la corda attorno al collo di lavoratori e imprese. Va poi ricordato (lo fanno tutti gli accademici, praticamente) che l’EBA è geneticamente inefficace, perché troppo dipendente dalla politica. Al confronto, le azioni migliori di contrasto alla crisi sono venute da un’autorità indipendente, ovvero la BCE. Ti segnalo, a riguardo, questo pezzo http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-02-11/penelopeeba-tela-081436.shtml?uuid=AasquDqE
(Chiedo scusa per il ritardo)
Non capisco la questione: il problema non è l’Euro, al massimo la sua costruzione incompleta e l’incompetenza dei politici nazionali. L’euro non può né deve essere messo in discussione, poiché l’unica alternativa, per Paesi come il nostro, è lo Zimbabwe.