La generazione “chiagne e fotte”

La generazione dei babyboomer è stata la protagonista di un grande periodo di crescita economica, simile per certi versi a quella della loro infanzia (ricordate: da decenni ripetiamo la vita dei babyboomer, il Natale che passeremo quest’anno avrà lo stesso sapore di quello del 1960, ecc.). È il boom degli anni Ottanta e un po’ di anni Novanta. Ma cos’altro è successo in quel periodo? Ops, l’esplosione del debito pubblico.

La crescita economica di cui i babyboomer sono responsabili è stata finanziata a debito, prima grazie alla scala mobile negli anni Settanta (perché i babyboomer, ventenni e trentenni, starnazzavano che l’inflazione si mangiava i loro stipendi e pensavano di risolvere tutto stampando carta igienica a forma di banconote, di Lira, do you like magic?) e poi negli anni Ottanta, con i partiti (anche i comunisti, solitamente i pesci piccoli, ché c’era Berlinguer a fare la guardia ai grossi, e perciò, per buona approssimazione, il PCI si salvò da Mani Pulite) che facevano opere faraoniche a costi gonfiati e creavano illusoria ricchezza (again, do you like magic?). Tanto pagheranno le prossime generazioni.

Ed eccole qua le generazioni future: i babyboomer, dopo aver consumato anche la ricchezza della generazione X e della Y, vanno in pensione, e pretendono pure di andarci ancora relativamente giovani e che tale pensione sia ricca come quella che essi hanno pagato a quelli prima di loro.

Come no. Facciamolo!

I babyboomer continuano a starnazzare, lo fanno dagli anni Settanta, hanno messo da parte pistole e bombe, ma continuano a starnazzare. E la generazione Y in parte gli dà pure corda, invece di chiamare la neuro: «prima l’ICI alla Chiesa, le frequenze, le patrimoniali, le mafie, l’evasione, ecc.» dicono, tutta roba che se per miracolo riuscissimo a recuperare integralmente domani mattina, riusciremmo a guadagnare massimo un centinaio di miliardi. E ti pare poco, mi direte? Mi pare poco sì: di un centinaio di miliardi rischia di esplodere la spesa pensionistica nei prossimi decenni, per cui sì, è sacrosanto recuperare tutti quei quattrini, ma c’è una triste verità: NON BASTA. Perché questa tragedia che incombe sulle nostre teste non è ancora finita: diventa ancora peggiore.

Gli anziani vivono solo grazie alla pensione? No: sono anche gran parte degli utenti del servizio sanitario nazionale. E secondo voi se questi utenti aumentano perché i babyboomer invecchiano, la spesa per la sanità che fa, cresce o decresce?

Ricapitoliamo: l’Italia che i babyboomer ci stanno per lasciare è un’Italia che non cresce e con un debito pubblico elevatissimo. È un’Italia in cui i babyboomer hanno contratti di ferro e la generazione Y ha contratti precari, con i quali dovranno pagare le pensioni dei babyboomer, la sanità dei babyboomer, i debiti contratti dai babyboomer (poi, se rimane qualcosa, ci sono gli hobby: tipo comprare casa, fare figli e cose amene varie).

Insomma, i babyboomer hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità e adesso piangono perché deindicizzano (non tagliano: deindicizzano) la pensione e li costringono a lavorare sette anni in più (cioè quanto le generazioni successive, su cui vorrebbero continuare a mangiare a sbafo come già fanno da una vita intera). Il tutto considerando che i babyboomer avranno una pensione maggiore rispetto a generazione X e generazione Y, perché mentre i primi sono andati o andranno in pensione con il retributivo o con il misto, queste generazioni (grossomodo chi andrà in pensione dal 2035) avrà il contributivo 100% e di conseguenza una pensione più bassa, visto che gli stipendi e i contributi, se ci sono, sono già una miseria. E i babyboomer piangono. Loro. E noi che dovremmo fare?

Smettete di leggere se ne avete avuto abbastanza, ma sappiate che non è finita: va ancora peggio.

I babyboomer non moriranno presto (per fortuna e tutto, per carità), continueranno a votare e faranno contare il proprio peso sulle generazioni X e Y: per quanto detto sopra, dopo Monti ci dobbiamo aspettare che i babyboomer manderanno al potere (finalmente, dicono loro) dei premier babyboomer (Bersani è babyboomer; Vendola è babyboomer; Casini è babyboomer; Di Pietro è babyboomer; Maroni è babyboomer; solo Alfano è X generation). Date queste premesse, se miracolosamente saremo ancora vivi (intesi come Paese) per allora, voi pensate che questa banda di pensionati le crisi le faranno pagare a noi giovani o le pagheranno loro? Non accettano di pagare la crisi da essi stessa creata (con la complicità della generazione precedente), facendola pagare a noi, figuriamoci quando saranno loro a comandare. Auguri.

Concludiamo: negli anni Zero/metà anni Dieci è nata o nascerà la generazione di inizio Millennio, come ben sapete poca roba, visto che sono i figli della generazione X, già pochi di loro. Dopo di essa dovrebbe arrivare il terzo boom delle nascite, quello degli echo boomers, cioè i miei figli. Ma io in un Paese del genere un figlio non me lo posso permettere, perché delle due l’una: o io faccio sacrifici enormi solo per ripagare i debiti dei babyboomer (dei nonni di mia figlia) [l’esito è il medesimo se l’Italia fa default: default e svalutazione distruggono salari, stipendi e pensioni, ricordatevelo] e quindi rischio di non avere di che sfamare questa creatura (è il caso già oggi di tantissimi giovani “vecchi” della Y generation); oppure i sacrifici non li faccio, al fine di sfamare questo bambino, e passerò il peso del debito pubblico creato dai nostri padri su di lei, scaricando su di lei il futuro miserabile che i suoi nonni mi hanno assicurato.

La terza via c’è: i babyboomer accettino una riforma delle pensioni, lo facciano per dare un futuro a figli e nipoti. Scioperino per l’ICI alla chiesa, per l’evasione e tutto, ma non per le pensioni: guardate la realtà, una pensione non ve le meritereste nemmeno, perché ci avete riempito di debiti e mai avete combattuto le caste e le mafie (continuando a mandare al governo dei rubagalline incapaci) che hanno prima appesantito e poi azzerato la crescita di questo Paese.

Qualcuno (un generazione Y) mi ha detto che sono “Sgradevole. Molto”; mi spiace, caro mio: a conti fatti ad essere sgradevole è la realtà che insensatamente difendi, la realtà descritta nelle 2000 parole di cui sopra.

Una realtà in cui i vecchi adulti non la vogliono smettere di mangiare sulle spalle dei giovani.

E piangono lacrime dolci. Quelle amare ce le metteremo noi, e saranno miste a sangue, se li lasceremo fare.

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19 Comments

  1. sono daccordo con la riforma delle pensioni, visto la situazione che incombe, ma si potrebbe fare molto di più per combattere l’evasione fiscale futura, facendo delle leggi dure che siano da deterrente. Ho un’idea chiara su come possa essere possibile per il futuro mettere in condizioni tutti di pagare il dovuto e portare in seguito ad un’abbassamento delle aliquote. Servono segnali forti da parte dei nostri governanti che diano un messaggio chiaro che la situazione è cambiata e chi evade è da considerare in futuro un’elemento da sanzionare duramente. Nel frattempo incrociando tutti i dati bancari  e patrimoniali uniti al tenore di vita, si possono “invitare” a sanare per la passata evasione il dovuto senza sanzioni ed interessi. Scoraggiando per il futuro qualsiasi tentativo di occultare ricavi. Si raccoglierebbero nel giro di pochi mesi somme ingenti da destinare a fare programmi come quelli svizzeri di rilancio dell’economia con invito alle aziende straniere e non  che assumono, forme agevolate fiscali per un certo numero di anni, Questo permetterebbe di attrarre investimenti, aumentare l’occupazione e quindi stimolare i consumi. Nel frattempo fare la riforma delle pensioni senza esasperare le situazioni umane più gravi, adeguando l’aliquota dello scudo fiscale almeno al 20%.

  2. Sono una babyboomer (1962) e sono contenta di avere finalmente trovato scritta (e bene!) una cosa che penso da tanto tempo: la mia generazione (insieme a quella dei miei genitori) ha mandato l’Italia a catafascio per un misto di insipienza, paura e ignoranza.
    I motivi per cui questo è successo sono vari: educativi, culturali, esperienziali.
    Comunque sia, ho tre figli (94, 96 e 99) e ho già fatto loro un discorso serio: fate la vostra vita (possibilmente all’estero dove ho già mandato la 94 a studiare per un anno) e lasciatemi andare al mio destino, qualunque esso sarà. 
    Spero vivamente che mi daranno retta!!

    1. Credo sia il migliore consiglio che si possa dare a un figlio: lavorare per costruire la propria fortuna senza affidarsi a quella altrui, genitori compresi, è l’unico modo per sperare di trovare la felicità.

  3. La questione, a mio avviso, è molto più complessa: al di là del dato anagrafico, c’è il fatto che in Italia i politici di un certo livello (diciamo da chi è nelle regioni in su) hanno perso il contatto con il Paese reale, complici in primis tutti i benefici di cui godono. Anche perché non mi sembra che le idee di Alfano (generazione X) siano differenti da quelle di Berlusconi (anni ’30). Puoi avere ragione sulle pensioni, anche se fare di tutta un’erba un fascio è sempre pericoloso (ti sembra giusto che uno che ha cominciato a lavorare a 14 anni che dovrà andare in pensione a 67, sicuramente avendo fatto un lavoro “pesante” – non “usurante” per cui avrebbe degli sconti, ma nemmeno uno “da scrivania”?), ma io sono dell’idea che come prima cosa lo Stato debba (far) rispettare le regole che già ci sono, quindi niente sconti in cambio di voti (vedi ICI agli Enti Religiosi), una seria e determinata lotta all’evasione fiscale (e non quella pagliacciata, per esempio, del limite di 500 Euro per la pensione in contanti – così facciamo un altro favore alle banche) e diminuzione degli sprechi (a cominciare dal numero dei parlamentari). Insieme a precisi e seri interventi di questo tipo, parliamo anche delle pensioni. Io, invece, ho la netta sensazione che i politici (ed economisti) che ci sono oggi in Italia facciano legge di quella che fu una battuta di Ettore Petrolini: “Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco ma sono in tanti.”

    1. > Puoi avere ragione sulle pensioni, anche se fare di tutta un’erba un fascio è sempre pericoloso (ti sembra giusto che uno che ha cominciato a lavorare a 14 anni che dovrà andare in pensione a 67, sicuramente avendo fatto un lavoro “pesante” – non “usurante” per cui avrebbe degli sconti, ma nemmeno uno “da scrivania”?)

      Mi rendo conto del problema, ma una scelta s’impone: o stringe i denti e lavora per pesare meno su figli e nipoti, o va in pensione e è costretto a mantenere il figlio disoccupato o il figlio precario, magari con nipoti pure. Purtroppo la sua generazione ha campato a debito e ha continuato a votare individui mediocri quando non ladri (quelli andati al governo, ma pure i comunisti avrebbero potuto smetterla di fare i comunisti per stare all’opposizione per sempre, cercando di fare come i francesi – che infatti andarono al governo coi socialisti prima della fine della guerra fredda), per cui qualcuno dovrà pagare.

      >ma io sono dell’idea che come prima cosa lo Stato debba (far) rispettare le regole che già ci sono, quindi niente sconti in cambio di voti (vedi ICI agli Enti Religiosi), una seria e determinata lotta all’evasione fiscale (e non quella pagliacciata, per esempio, del limite di 500 Euro per la pensione in contanti – così facciamo un altro favore alle banche) e diminuzione degli sprechi (a cominciare dal numero dei parlamentari)

      Non basta: gli interventi che vengono proposti, sommati e nella migliore delle ipotesi, sono nell’ordine di qualche decina di miliardi di euro, ma le pressioni sul sistema del welfare sono nell’ordine delle centinaia di miliardi. Non sto dicendo di rinunciare a recuperarli, ma di farlo tenendo ben presente che non basta.

      >Io, invece, ho la netta sensazione che i politici (ed economisti) che ci sono oggi in Italia facciano legge di quella che fu una battuta di Ettore Petrolini: “Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco ma sono in tanti.”

      Non so i politici, ma gli economisti hanno ben presente che chi si definisce povero, chi crede di avere poco, in realtà ha molto, e di poco ha l’idea di cosa significhi essere povero. I poveri sono relativamente pochi, quelli che sono tanti sono i ceti medi, che non sono poveri, sono semplicemente abituati male, abituati a campare a debito (e sono quelli che se Monti avesse fatto il prelievo sui c/c [che poi è l’unica patrimoniale che non è stata fatta, poi quella sugli immobili c’è, quella sui beni di lusso c’è, quella sulle attività finanziarie c’è] si sarebbero incazzati perché in banca hanno “appena” qualche migliaio di euro, starnazzando “perché proprio a me?” – e magari fanno come Vendola, che ha proposto – AHAHAHAHAHAH – una patrimoniale sui più “ricchi” che avrebbe portato via un quarto del reddito di chi è sopra i 100mila, il tutto oltre alle tasse che già quegli over 100k già pagano – e che magari se li sono meritati: per dire, [premesso che i miei nonni erano contadini e operai] mio padre e vari miei zii hanno abbandonato l’università e oggi sono semplici impiegati, ma comunque possono permettersi tantissime comodità da ceto medio, dal mandare i figli a scuola al tv al plasma, ecc., eppure si sentono poveri e dicono “perché proprio a noi?”; poi ho altri zii che hanno finito gli studi, si sono fatti il qulo quadrato e oggi sono medici e dirigenti di grandi imprese, e dovrebbero pure sopportare la vendetta sociale di chi da giovane si è fatto le pippe? E pure loro si chiedono “perché proprio a noi?”. Allora si capisce subito perché i nostri politici sono mediocri e poco o punto meritocratici: perché siamo mediocri NOI e la meritocrazia la usiamo solo nei bagni, come carta igienica o come collutorio).

      Redistribuzione del reddito non è esproprio proletario e livellamento dei redditi, perché se l’impegno e il talento non vengono remunerati più di chi impegno o talento non ne ha, i primi se ne vanno. No, se ne stanno già andando.

      La vera legge, in realtà, è che “Dobbiamo fare tutti dei sacrifici, ma prima li faccia qualcun altro, mica io, che sono povero. Ho un tv al plasma, un macchinone, mando i figli alle private, ma sono povero” [e qualcuno di questi non perde neanche occasione per sottolineare di essere comunista]. E alla fine, visto che tutti difendono in propri interessi e non quelli della comunità intera, tutto si risolve a chi più potere meno paga (potere in senso proprio, per esempio la lobby degli avvocati in parlamento, o meno proprio, come il potere dei numeri organizzati, tipo i pensionati e i lavoratori nel sindacato in generale; chi non ha né l’uno né l’altro non riesce ad emergere dagli starnazzamenti degli altri, i quali poi giungono ad un accordo che prevede che le lobby non si toccano, le pensioni non si toccano, l’articolo 18 non si tocca, ecc., e si tocca solo il retto di precari, disoccupati, ecc., quelli che non hanno l’organizzazione (la casta) per starnazzare e che poveri lo sono veramente.

      1. Scusa, ma hai messo troppa carne al fuoco. Mi permetto solo di farti notare: il decreto sui beni di lusso (che mi pare ti sembri una buona mossa) per quanto riguarda le auto non considera vetture di lusso, tra le altre, AUDI Q7 V6 3.0 TDI tip. quattro edition (180 KW – € 65.794), BMW X6 xDrive 30d Futura autom. (180 KW – € 71.793), Porsche Cayenne 3.0TD Tiptronic (180 KW – € 64.851), BMW X5 xDrive 30d Futura autom. (180 KW – € 68.718), Mercedes GL 350 4Matic BlueTEC Sport 7 (155 KW – € 84.871), Mercedes S 250 CDI Biturbo Avantgarde (150 KW – € 89.157), BMW 730d Eccelsa autom. (180 KW – € 98.161). Io tutta questa equità non ce la vedo. Pur non essendo comunista.

  4. >i trattamenti assistenziali non sono a carico del sistema pensionistico, ma del welfare

    Come ho già fatto notare nell’articolo, non è solo il sistema pensionistico a pesare, ma è l’intero sistema del welfare ad essere insostenibile. Il SSN non è messo meglio, per dire.

    Per cui l’INPS non dovrebbe fare assistenza e tutto ok, ma abbiamo sempre una torta che non cresce e sempre più bocche (in pensione o ammalate) da sfamare, e che nella maggior parte dei casi è sacrosanto sfamare.

    >ci manca solo che i baby boomers restino ad occupare i posti che ci sono

    Qui va nuovamente sottolineato che si tratta di un falso mito: non è mandando in pensione i lavoratori che si creano posti, anzi, questo accresce le tensioni sul sistema pensionistico e il lavoro rischia di distruggerlo.

    La questione viene immediatamente evidenziata da questo esempio: in un sistema in equilibrio 100 lavoratori pagano la pensione a 100 pensionati. Uno dei lavoratori va in pensione e il suo posto viene occupato da un disoccupato. Ebbene, adesso abbiamo sempre 100 lavoratori che devono pagare le pensioni a 101 pensionati.

    E attenzione: il fatto di dover pagare una nuova pensione in un momento di crisi potrebbe (ed effettivamente può) rendere maggiormente forte la ricerca di efficienza, per cui è maggiormente conveniente redistribuire le mansioni fra gli impiegati già presenti e quindi far sparire quel posto di lavoro (magari salvando gli altri).

    Per cui non è neppure detto che far andare in pensione un lavoratore libera un posto di lavoro: di sicuro c’è solo che chi lavorerà dovrà pagare una pensione in più.

    Tu mi dirai che magari un pensionato nel frattempo muore. Quando consideriamo che la speranza di vita cresce (e non abbiamo motivo di credere che si fermerà oggi) e arriviamo ai grandi numeri reali, in cui escono dal lavoro 800-1000mila persone e ve ne entrano 500-600mila appare evidente che il problema non si può risolvere favorendo l’uscita dei lavoratori, nemmeno nella fantascientifica ipotesi di piena occupazione, altrimenti andremmo tutti in pensione a 40 anni.

    Per cui tre sole possibilità: o tagli le pensioni, o aumenti le tasse ai lavoratori, o crei nuovi posti di lavoro.

    >la riforma delle pensioni così fatta, darà i suoi frutti più avanti nel tempo e solo in misura molto parziale da subito, con buona pace della situazione che incombe richiamata da Raffaele

    La situazione che incombe non è solo l’emergenza di adesso, le tensioni si spalmano su un arco di tempo piuttosto lungo. Pensare solo all’anno prossimo è profondamente sbagliato, e anche perché facciamo così da decenni che ci troviamo in questa situazione.

    >il mantra secondo cui difendono gli interessi dei pensionati, la categoria iscritta indubbiamente più numerosa, a scapito delle generazioni future, sia per l’appunto un mantra

    Questo però si scontra con la realtà dei fatti: i pensionati hanno avuto linea morbida con le riforme (la morbidissima riforma Dini; Maroni voleva mettere lo scalone e i sindacati glielo hanno impedito; invece i precari sono rimasti precari). Non mi pare tanto un refrain populista, insomma: la realtà è questa.

    1. ….solo macerie in cui i furbi al governo hanno sguazzato e ottenuto maggiori privilegi….e farci tornare più poveri e più controllati di prima.

  5. Sei forte Olandese.
    Ti leggo da qualche mese e devo dire che mi ho imparato molto di finanza/economia e al 98% sono sempre stato d’accordo con te.
    Hai ragione anche stavolta, tutto vero, sono del ’53 e ho vissuto tutto questo. L’unica cosa che mi permetto di suggerirti è di operare sempre un distinguo perchè mica siamo stati tutti impiegati pubblici o privati. Ricordati che in entrambe le generazioni da te magistralmente descritte, almeno un ventina di milioni di italiani ha lavorato e lavora in proprio subendo il tutto.
    Con questo non cerco scusanti per gli errori che abbiamo commesso, ma “ad onor di analisi” credo sia importante.
    Per quanto riguarda la tua cruda e incisiva maniera di scrivere si, è vero che sei molto duro ma continua così perchè chi vuole capire di finanza sa he i numeri sono neutri non hanno sentimenti buoni o cattivi ma sono solo espressioni di fatti.
    Ancora complimenti e ti passo una domanda:”….si potrebbe dire che l’Italia anzichè governata sia sempre stata saccheggiata dai governi ?”

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