Ancora più importante, però, è la clausola di salvaguardia introdotta da questa manovra, che elimina una mostruosità inserita in quelle berlusconiane precedenti. Fino a ieri, nel caso in cui l’anno prossimo vi fossero stati problemi nel conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, sarebbero scattati catastrofici tagli ad agevolazioni e detrazioni fiscali che avrebbero colpito in misura simile (se non uguale) i supermanager come i precari. Con la nuova manovra quest’incubo reazionario è scampato, e la nuova clausola di salvaguardia prevede “semplicemente” un aumento (eventuale) dell’IVA da settembre 2012. Insomma, se prima la povera gente avrebbe dovuto rinunciare anche al pane, adesso, se tutto dovesse andare male, si rinuncerà alle brioche.
Sorvoliamo sugli altri fattori di entrata (innalzamento dello scudo fiscale, tassazione dei beni di lusso e delle rendite finanziarie, eccetera) e sui tagli alle spese (i 500 milioni che verranno fuori dalle province, la fine del doppio stipendio per chi ricopre incarichi pubblici, eccetera) e veniamo alla polpa: questa manovra è macelleria sociale o no? È equa oppure no?
I conti li ha fatti il Messaggero considerando persone tipo, dal precario al dirigente. Ebbene il risultato non lascia trasparire molta macelleria sociale: il precario a mille euro al mese pagherà più tasse per cento euro (lo 0,8% del reddito annuo), il metalmeccanico con casa e reddito a 30mila euro ne pagherà meno di 200 (lo 0,6%), e via salendo fino al professionista con una due case e una barca e reddito di 80mila che ne pagherà oltre 2000 (il 2,5% del reddito annuo), e fino al dirigente con due case, una barca e un reddito di 150mila che ne pagherà 3000 in più (il 2%). Insomma, in linea di principio appare evidente che chi più ha, più pagherà.
Il bicchiere, però, resta mezzo vuoto, e infatti vi sono situazioni che andrebbero corrette, come quella del pensionato al minimo (6.000 euro l’anno) ma con casa di proprietà che dovrà sborsare i 200 euro di ICI (il 3% del reddito). Ma è probabile che il Parlamento interverrà a correggerle senza sconquassare una manovra che in generale è sufficientemente equa per un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo.
Un articolo a parte meriterebbe il capitolo pensioni. Da anni il sistema pensionistico è vistosamente insostenibile nel lungo periodo. Già oggi chi è in pensione (con il privilegiatissimo sistema retributivo) cannibalizza lo stipendio di chi lavora e di chi vorrebbe lavorare (lo stipendio potenziale). Ma c’è di peggio. Già da qualche anno e fino al 2030 circa andranno in pensione i baby-boomer, ovvero un’onda anomala demografica, ovvero un sacco di persone. Oggi questi cittadini lavorano e pagano le pensioni ai già tantissimi pensionati non solo coi propri contributi ma anche con le proprie tasse; domani costoro smetteranno di versare contributi e passeranno alla cassa: a conti fatti queste persone avranno versato contributi per circa 10-15 anni di pensione, ma considerando l’aspettativa di vita di oggi (81,4 anni, e in crescita), costoro, senza riforme del sistema, termineranno il proprio serbatoio contributi nel bel mezzo della vecchiaia, e vivranno a spese dei lavoratori (dei giovani) per 10-20 anni. Questo è profondamente ingiusto, poiché chi oggi è intorno ai trent’anni già si ritrova a calcolare una pensione ben sotto la minima, figurarsi quando la bomba pensionistica esploderà. Anche a volere immaginare uno Stato senza sprechi e con soldi di mafie ed evasori recuperati grazie a un intervento divino, appare evidente che una spesa per pensioni oggi al livello monstre del 14% e destinata ad esplodere nei prossimi decenni non è sostenibile, e va riformata (e questo va fatto adesso: i baby-boomer non perderanno il diritto di voto quando andranno in pensione e avranno enorme potere contrattuale quando il governo del 2030-2040-2050 dovrà affrontare questo capitolo; se non lo si fa oggi, saranno i giovani di oggi a pagare l’ennesimo tributo).
La manovra, in questo senso, è addirittura poco coraggiosa: il regime contributivo per tutti arriverà, ma pro-rata, a significare che chi sta per andare in pensione non verrà quasi toccato, nonostante gli strali di chi si oppone a prescindere perché è in crisi nei sondaggi (dalla Lega a Rifondazione Comunista). Possiamo solo sperare che questo sia l’ultimo sgarbo alle generazioni future e che, alla fine, la pensione sarà dignitosa per tutti e non, come sarebbe senza riforme, a due velocità, con persone con pensione esagerata grazie a un lavoro blindato magari ereditato da papà e mammà, e altre precarie nel lavoro come nella pensione.
Il voto che questa manovra merita supera la sufficienza, ma a patto che non sia finita qui: a parte altre tasse cui finora lo Stato ha rinunciato a riscuotere (in primo luogo l’ICI alla Chiesa cattolica) il problema dell’Italia è in primo luogo la crescita e aspettiamo provvedimenti che vadano in quel senso. La manovra corrente si basa molto sul lato entrate senza però introdurre grandi stimoli al reddito da cui prelevare. Monti probabilmente ha ben chiaro questo problema, che è, dopotutto, il problema e il driver fondamentali per la stabilità dei conti pubblici e del futuro delle prossime generazioni che il premier ha affermato di volere salvaguardare.
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Ciao Tooby, vorrei il tuo parere sull’aggravio fiscale sui capitali scudati.Dal momento che si viola il patto con chi riporta i capitali in Italia (esportati più o meno illegalmente), non sarebbe stato più giusto ritassarli in maniera un po’ più sostanziosa dell’1,5%?
Secondo te, perché non si è fatto? Mi vengono in mente tre motivazioni:
1) per paura che il PDL (che ha ancora la maggioranza relativa al senato) non lo avrebbe votato;
2) per questione di credibilità fiscale dello stato;
3) perché se si ritassa solo dell1,5% gli scudati non si prendono la briga di fare ricorso contro questa norme, mentre lo avrebbero fatto se si appesantiva il conto del 4-5% per esempio?
Io propendo per la terza opzione perché lo scudo prevedeva l’anonimato e garantiva agli scudati di non avere ulteriori aggravi, e cito testualmente il sole 24 ore:
Garantito l’anonimato. […] L’emendamento garantisce l’anonimato e prevede che “il rimpatrio ovvero la regolarizzazione si perfezionano con il pagamento dell’imposta e non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in ogni sede amministrativa o giudiziaria, in via autonoma o addizionale”. Il gettito sarà inserito in una contabilità speciale e potrà essere utilizzato a partire dal 2010.
Concordo con te sulla 3), purtroppo il danno è stato fatto a monte: i capitali scudati andavano tassati con aliquota ben più elevata come in altri Paesi, sottolineando che chi non avesse pagato quell’aliquota e fosse stato scoperto (grazie a una consequenziale stretta sull’evasione) sarebbe rimasto in mutande.
Purtroppo non è stato fatto e se possiamo racimolare qualcosa senza troppe grane giudiziarie, tanto meglio, ma meglio ancora è guardare avanti.
Non fai menzione del recupero sullo scudo fiscale (a mio modo di vedere iniquo in quanto del solo 1,5%), e neppure dell’aumento delle tasse sulla benzina, giuste è vero da un punto di vista ambientale in quanto incentivano all’utilizzo di mezzi pubblici, ma allo stesso tempo colpiscono tutti allo stesso modo.
Per il resto sono d’accordo su tutto, e quoto in toto “Chi (noi popolo italiano) è causa del suo mal (il governo precedente), pianga sé stesso e smetta di credere agli slogan.”
L’articolo era troppo lungo (l’ho pubblicato per un’altra testata, non potevo dilungarmi troppo).
Per quanto riguarda lo scudo fiscale, vedi l’altro commento presente in questo thread, di FloatingLeaf. Quanto all’aumento della benzina, tenderei a considerare che chi ha i macchinoni consuma di più. Mi rendo conto tuttavia che la domanda di benzina è abbastanza anelastica, e come detto il bicchiere non è totalmente pieno (ma purtroppo s’ha da fare cassa nell’immediato per salvaguardare il futuro, e la benzina è uno dei modi per recuperare gettito in fretta: va ricordato che se i conti non fossero quadrati per settembre 2012 sarebbero scattati i tagli alle agevolazioni, cosa ben peggiore [e fortunatamente tolta], e comunque ancora ci pende sulla testa un ulteriore aumento dell’IVA…).
Una domanda circa il bollo sugli strumenti finanziari(sul quale hai sorvolato, mi pare): se non ho capito male anche i conti di deposito sono considerati, da questa manovra, strumenti finanziari. Quindi se io, per paura che la mia banca andasse a monte, ho messo X soldi in Y conti deposito, dovrò pagare Y bolli? Il tutto indipendentemente dall’importo presente sui singoli conti. E’ giusta come interpretazione? E se sul conto Z io ho 2 centesimi, dovrò comunque pagare il bollo di, mi pare, 34 Euro?
PS: alla radio (Radio24) c’ere gente che domandava “ma i derivati sono considerati strumenti finanziari?”… tralascio ogni commento…
I conti di deposito, che io sappia, sono esclusi dalla nuova imposta di bollo, quindi resta quella vecchia di 34,2 euro l’anno fissi su ogni conto corrente (cui può essere associato un conto di deposito).
Nonavevocapitounca$$o. 🙂 Grazie per la precisazione.
Allora:
>ici alla chiesa cattolica
Monti ha detto che quel dossier non lo ha ancora preso in mano, che hanno cominciato a lavorare da una settimana e serve tempo. Lo spero pure io.
>una vera asta per le frequenze tv
Passera ha detto che quel dossier non lo ha ancora preso in mano, che hanno cominciato a lavorare da una settimana e serve tempo. Lo spero pure io, come ben sai, immagino.
>sull’eliminazione del cumulo di stipendi, nomine e incarichi pubblici
Beh, nella manovra c’è un intervento in tal senso: chi fra i politici svolge più di un lavoro per lo Stato da adesso prenderà un solo stipendio.
>PS aspetto al varco il ministro Passera, vedremo se avra la voglia/possibilita’/capacita’ di mettere mano al circo dei lavori pubblici e personalmente attendo una svolta veraemente epocale nel contrasto all’evasione (ma capisco la timidezza del governo nell’affrontare lo spinoso argomento)
Probabilmente questa carta verrà giocata con la riforma fiscale che Monti ha detto di avere in cantiere (poi ci sono le liberalizzazioni, le privatizzazioni, la dismissione dei cespiti inutili del patrimonio pubblico). Tutta roba che non si fa in pochi mesi: una cosa è fare cassa, un’altra è ricostruire dalle macerie in cui siamo (e qui un sacco di fessi in cerca di poltrone vuole andare a votare ad aprile…).
Aggiungo una domanda anch’io, è un po’ che ti leggo e ora intervengo.
Non hai citato l’asta delle frequenze digitali, pensi che si sia ancora in tempo? Che è una questione troppo delicata per inserirla in questa manovra?
Che si potrebbe fare tra un mese, presentando la modifica da sola e mettendo il PdL di fronte alla responsabilità di scegliere tra le casse dello stato e le casse «laterali» del partito?
Scusa, vedo solo ora che la domanda è già stata fatta…
Non c’è problema, anzi, benvenuto. 😉
L’asta sulle frequenze dovrebbe chiudersi entro l’anno, per cui di tempo ce n’è pochino. Bisogna capire se la volontà c’è (ma noi, nel dubbio, dobbiamo tenere forte il fuoco, su questo come sugli altri argomenti caldi come l’ICI alla Chiesa).
l’asta finta non si tocca, e’ una delle condizioni che ha posto il casalese che avavamo al governo per dimettersi..
E quando li tiriamo fuori i forconi?
Sto fatto della mediazione è uno dei motivi per cui probabilmente non potrei mai fare politica: tirerei troppi calci in q… a chi mi propone di “lavarsi le mani a vicenda”.
Palazzo Chigi sarebbe una continua defenestrazione di Praga.