Una bella impennata dei rendimenti dei BTP

A proposito dell’asta dei BTP cui accennavo mercoledì. Secondo gli addetti ai lavori, l’asta si è svolta non molto diversamente dalle precedenti, e a vedere i risultati in termini di domanda-offerta si direbbe sia così. Basta però dare un’occhiata ai rendimenti, come da grafico riportato a destra: si tratta di un’impennata non indifferente, un ritorno sopra quelli del luglio 2009, e almeno stando al grafico, non se ne ricorda una simile nel recente passato (forse quando eravamo ancora nell’uragano, adesso siamo in una tempesta tropicale).

Il Sole 24 Ore, da cui il grafico è tratto, tenta di tamponare la preoccupazione in due modi. In primo luogo, sotto il grafico dei rendimenti ne mostra altri due, uno sull’avanzo primario, in cui si dimostra che è molto meno negativo degli altri PIIGS, un altro sulla spesa previdenziale, che dovrebbe rimanere ferma nei prossimi 50 anni, mentre aumenterà di molto per gli altri quattro maiali.

Sono grafici un po’ fuorvianti: quello riguardante la spesa previdenziale è una previsione di lungo termine, che è quel che è; quello sul disavanzo primario dimentica di ricordare la situazione del debito pubblico, che ha forti relazioni col disavanzo, come ricorderete. Riprendo i dati dall’articolo subito a destra del grafico: l’Italia ha un rapporto debito/PIL del 120% (in salita, ma più lentamente degli altri), la Grecia al 145%, l’Irlanda al 104%, la Spagna al 73%. Si può dire che per gli ultimi due Paesi (per il Portogallo i dati non sono riportati, ma al 2009 il rapporto era al 76,8%, quindi dovrebbe essere ben sopra il 100%) un disavanzo può ancora essere in qualche misura accettabile (purché sia dovuto a politiche di stimolo, ma questa è un’altra storia: per l’Irlanda, comunque, lo stesso giornale qualche pagina dopo ricorda che i fondamentali dell’isola sono molto migliorati in termini di crescita, attrattività ed export). Per l’Italia (e la Grecia) invece no, servono disperatamente avanzi di bilancio, ma Tremonti in questo senso si è dimostrato molto poco lungimirante: i conti sono sì in ordine (teoricamente), ma la spesa primaria sotto il “suo” governo è finita fuori controllo; pacchetti di stimolo non ve ne sono stati, anzi i fondi per lo sviluppo sono stati destinati ad altri usi (e gli 800 milioni per la banda larga dove sono finiti?), mentre vi sono state spese un po’, come dire, elettorali (si pensi al quasi raddoppio dei fondi per le scuole private – cioè cattoliche – approvato ieri, in barba alla crisi e all’articolo 33 della Costituzione). In altre parole, non c’è un grande disavanzo, ma non c’è stata neppure una scommessa sul futuro. Insomma, quando il Sole 24 Ore dice che i fondamentali, per l’Italia, ci sono, il foglio di Confindustria offre una lettura un po’ parziale e ottimistica.

Ciò che però fa più ridere è un’altra cosa, ovvero i fattori alla base dell’impennata. Essi sarebbero tre e il primo è lei, la mitica speculazione, che il Sole, in un richiamo, definisce “manipolazioni dei trader”. Il punto è che tali “manipolazioni” sono sempre presenti prima di ogni asta (nel testo dell’articolo il giornalista le definisce “tradizionali”) e se (e sottolineo se) sono stati più rilevanti questa volta è dovuta ai motivi di cui ho abbondantemente parlato in precedenza, che sono poi gli altri due fattori richiamati dal Sole 24 Ore, ovvero un peggioramento strutturale del mercato (ovvero si peggiora tutti assieme, almeno fra i PIIGS) e, in misura minore ma per me non irrilevante, l’instabilità politica per giunta durante l’iter di approvazione della finanziaria, forse il momento più delicato dell’anno.

Riassumendo, il Sole 24 Ore tenta di mostrare un quadro più ottimistico, aggrappandosi a dati che presi da soli sono un po’ parziali e soprattutto gridando, come fanno i politicanti all’ultima spiaggia, alla speculazione, mentre nella realtà  le cose vanno male, non male quanto altri PIIGS, certo, ma molto peggio di altri Paesi con i quali vorremmo competere (Germania in primis).

Ciò che è peggio, e questo va sempre ricordato, è che il nostro ministro dell’Economia, di concerto con gli altri colleghi di governo, non è in grado di tirarcene fuori (la battuta «con la cultura non ti fai un panino» resterà nei libri di storia). Il resto è tutta propaganda.

Ultima nota per il carissimo Sechi: anche ieri sono stati aggiornati i massimi nello spread fra BTP e Bund. La tendenza resta saldamente rialzista. Così, per dire.

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