Il “secco rifiuto” dell’ENEL*

Ieri ho pubblicato una tabella che mostra da quali fonti proviene l’energia immessa in Italia (ho trovato anche l’originale) e avevo notato che mentre per le fonti non rinnovabili vi era l’elenco puntuale (petrolio, gas, carbone, eccetera), per le rinnovabili questo non accadeva. Mi sono quindi chiesto come mai non si elencasse quale percentuale provenisse dall’eolico, dall’idroelettrico e dagli altri (E.On i suoi dati li mostra, ad esempio – col grafico a torta per la gioia di Massimiliano). E allora ho fatto una ricerchina.

In Italia il 31% dell’energia immessa proviene dalle rinnovabili, ma, al 2008, solo il 17% circa del fabbisogno energetico viene prodotto in Italia da energie rinnovabili. Questo significa che importiamo gran parte dell’energia rinnovabile che consumiamo.

Sono incappato negli interessanti grafici di Retaggio, uno dei quali (riportato sopra, cliccate per ingrandire) mostra in che modo le rinnovabili si spartiscono il loro 17%.

I dati sono un po’ agghiaccianti, per varie ragioni:

  • Oltre il 70% proviene da energia idroelettrica;
  • Un altro 10% (circa) proviene dall’eolico, in crescita;
  • Una quota microscopica (riuscite a trovarla nel grafico?) dal fotovoltaico;
  • Ancora un altro 10% (circa) dal geotermoelettrico;
  • …e un altro 10% (idem) dalle biomasse, in crescita.

Le biomasse altro non sono che un tipo di energia solare: si bruciano le piante per “ricavare l’energia” che esse avevano immagazzinato con la fotosintesi (avete presente quando bruciate la legna?). Il discorso si può fare con qualunque scarto biodegradabile (c’è chi dice che le feci possano illuminare un condominio) – immagino perché la vita sulla terra si basa sul carbonio. Sono una fonte di energia pulita (perché l’anidride carbonica emessa con la termovalorizzazione è grossomodo la stessa assorbita dalla pianta, mentre il petrolio e compagni emettono anidride carbonica che ormai era uscita dal ciclo) e ovviamente rinnovabile (puoi sempre piantare nuove piante da bruciare, e alcuni Paesi addirittura stanno selezionando specie di piante che “bruciano bene”). E allora perché c’è da incazzarsi?

Perché in Italia qualunque cosa bruci è considerata biomassa, e quindi come tale ha diritto ai contributi del CIP6. Anzi, proprio grazie a questi contributi i soliti noti “criccosi” che gestiscono il racket dei rifiuti (no, non solo la mafia, pure quegli altri che costruiscono ponti) sono incentivati a bruciare qualunque cosa e solo un terzo è biomasse. Rubando contributi cui non hanno diritto (e sottraendoli, quindi, alle fonti veramente rinnovabili) e immettendo nell’aria nuova anidride carbonica (se non roba peggiore). Pare che i contributi del CIP6 vengano dati anche a chi brucia carbone, e qui mi viene voglia veramente di prendermi a bottigliate sulle rotule.

Questo avviene, chiaramente, in violazione delle norme dell’Unione Europea, quindi, oltre a pagare contributi indebiti ad una banda di ladri (il CIP6 è inserito nella bolletta elettrica, quindi se usate energia state pagando il pizzo), rischiamo anche di pagare una multa (con le nostre tasse) – se non la paghiamo già.

E via, verso nuovi e mirabolanti ombrelli da infilarci su per il…

* La battuta è di G.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_del_carbonio
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