Fai una giravolta

«Noi – ha poi precisato Maroni – facciamo tutti i giorni, prima di Saviano, appello al pentimento dei criminali mettendo a disposizione un sistema di protezione per chi si pente veramente»

Poi però esce fuori un pentito giudicato attendibile da diversi tribunali cui la protezione viene negata per questioni burocratiche (i maligni parlano invece di questioni politiche, visto che il pentito ha parlato di Berlusconi).

Dopo tanti altri indizi a riguardo (basti ricordare che Nicola Cosentino dovrebbe stare dietro le sbarre per camorra e invece gira allegro per Roma in quanto deputato e pure sottosegretario), anche oggi il governo conferma una doppiezza che favorisce la mafia: protezione sì, ma dipende. Una linea guida che non favorisce certo il pentimento: se ci sono potenti che fanno affari con le mafie (e ce ne sono, tranquilli) e quei potenti possono decidere se devo essere protetto o meno aggrappandosi a cavilli burocratici e decretando in questo modo la mia morte e quella dei miei familiari, magari innocenti, allora chi cavolo me lo fa fare di pentirmi?

È il paradosso di una legge sui pentiti varata per mitigare le ragioni degli onesti e quelle dei mafiosi: i pentiti andrebbero protetti in base a due semplici condizioni, ovvero i) vieni giudicato attendibile; ii) non fai il reticente. Tutto il resto sono cavilli di cui la mafia campa da decenni.

Il mio scopo (meglio, quello dei magistrati) è acchiappare i mafiosi, buttarli in galera e tirarli fuori solo quando sono cadaveri putrefatti. E per fare ciò, insegna Falcone, bisogna “entrare” dentro Cosa Nostra, offrendo protezione a chi si pente per invogliarli ad abbandonare questo cancro. Se poi la protezione diventa una lotteria a seconda di quale potente vai a scomodare è la fine.

Non è un caso, secondo me, che la ‘ndrangheta sia la mafia più potente oggi, visto che le famiglie sono veramente famiglie (ci sono legami di sangue) e questo è un disincentivo al pentimento. E se togli gli incentivi, tu Stato questa guerra la perdi.

E comincio a credere che la volontà sia quella.

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