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Terremoto a l’Aquila, e il TG1 diventa duepuntozero

Susanna Petruni, anchorwoman del tg delle 13:30, annunciava quasi con orgoglio che i primi a dare l’allarme del terremoto a L’Aquila sono stati i radioamatori.

Immagino il travaglio in redazione: la Petruni, mentre preparava la scaletta, si accorgeva di non riuscire a leggere Twitter ((Qualche giorno prima era riuscita a storpiare il nome di Rudy Guede, pur dopo mesi di grancassa mediatica sul delitto di Perugia.)) e rimbrottava i colleghi. «Ma che cacchio è sta roba? Tvitter, Tvittre… ma una cosa normale non c’è?».

M’immagino stanotte qualcuno alla redazione del TG1, che scruta l’etere alla ricerca di notizie, finire sulle frequenze di qualcuno che parlava del terremoto e lanciare l’edizione straordinaria, verso le sei del mattino.

Se uno avverte una scossa di terremoto nel corso della notte, deve accendere la tv e aspettare facendo zapping un’edizione straordinaria del TG o guardare sul televideo, sempre che sia attivo e sempre che si legga. Non deve permettersi di prendere l’iPhone dal comodino e controllare se qualcuno sta lasciando una nota su Twitter o su FaceBook. Al massimo, e proprio se ha il televisore guasto, deve accendere la radio e cercare qualche radioamatore.

Internet deve rimanere un fenomeno di costume, non sia mai venga fuori che sono in grado di fare concorrenza ai media mainstream. Ci sarà un motivo se tutti vogliono comprare Twitter…

(Ah, il Corriere della Sera, intanto, si diverte a riciclare foto dei terromoti in Turchia e in Cina, “rubandole” da Flickr).

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