Ma ‘sta crisi è finita?

La risposta è ovviamente no. Ma allora perché le borse sono euforiche?

Le borse sono abbastanza portate per “prevedere il futuro” ovvero anticipano abbastanza frequentemente le recessioni e le espansioni. Tuttavia nel breve periodo si lasciano sopraffare dalle notizie del momento e danno vita a dei rally al rialzo. Il grafico seguente (cliccate per ingrandire) mostra l’andamento delle borse in termini di perdite dai massimi dopo la crisi del 1929, quella del petrolio degli anni Settanta, quella post bolla tecnologica e infine dopo la crisi corrente (sia chiaro, ogni crisi fa storia a sé).

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Il cerchietto nero mostra dove siamo ora: sembrerà strano, ma pur dopo il rally, siamo ancora tragicamente di pari passo alla discesa dei mercati della crisi del 1929.

I cerchietti viola, invece, mostrano che i rally al rialzo non sono affatto rari, anche se, prendendo un orizzonte temporale più lungo, la tendenza è sempre al ribasso.

Le borse, nel rally che stiamo vivendo, sono euforiche, a mio avviso, per due motivi: il primo è il già citato pasto gratis offerto dal piano Geithner; la seconda è il fatto che alcuni leading indicator, ovvero degli indicatori che si sono dimostrati nel tempo abbastanza precisi nel prevedere l’andamento dell’economia, sono passati in un terreno “meno negativo” ma non “decisamente positivo”. Stando a questi dati, l’estate potrebbe essere migliore del previsto.

Ciò non toglie che molto dipenderà da quali effetti si otterranno dalle misure anticrisi messe in campo dai governi. Le notizie negative, intanto, non mancano.

Quindi cerchiamo di non lasciarci sopraffare dal contingente: in tempi normali le borse guadagnano due punti percentuali al mese.

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4 Comments

  1. per la verità la crisi è in corso fin dai tempi “dell’austerity” degli anni 70. I periodi di crescita sono stati voluti forzando il naturale percorso. Infatti le cosiddette “crescite” hanno comportato un maggiore indebitamento sia individuale che pubblico, la perdita di ammortizzatori sociali, la perdita dei risparmi delle famiglie e la conversione di posti di lavoro stabili in precari. Questo sia in Italia che altrove. In più la globalizzazione ha triplicato i consumi, che cresceranno ancora, con l’aumento del prezzo delle materie prime, che continuerà ancora. I recuperi delle borse internazionali sono per lo più “tecnici”. Infatti, dopo un calo vertiginoso delle vendite e dei consumi per mancanza di liquidità, un recupero di 1/2 % nelle vendite di auto o case non comporta che è ritornato il sereno. Piuttosto, che a dispetto degli incentivi e del calo dell’immobiliare (ora le case o le auto te le “buttano dietro” pur di vendere), i recuperi sono infimi. Ritengo esagerato che dati così molto modesti comportino una ripresa duratura. Teniamo poi conto che, specie in america, il modello di vita americano dovrà cambiare per forza. Avranno il “braccino molto più corto” sia perchè quello che succede non lo scorderanno, sia perchè avranno una pressione fiscale molto superiore a causa dell’indebitamento dello stato. Inoltre, se gli USA vorranno vendere i titoli di stato, dovranno per forza alzare i tassi di interesse, altrimenti nessuno compra più i loro BOT. L’aumento dei tassi di interesse dovrà per forza far scendere l’euforia effimera delle borse. Questo non è pessimismo, ma chi vuole rischiare in borsa dovrà essere molto veloce a uscire subito evitando di sperare in una ripresa che non ci porterà ai livelli 2005/2006. Quelli erano dati e livelli artefatti.

  2. per la verità la crisi è in corso fin dai tempi “dell’austerity” degli anni 70. I periodi di crescita sono stati voluti forzando il naturale percorso. Infatti le cosiddette “crescite” hanno comportato un maggiore indebitamento sia individuale che pubblico, la perdita di ammortizzatori sociali, la perdita dei risparmi delle famiglie e la conversione di posti di lavoro stabili in precari. Questo sia in Italia che altrove. In più la globalizzazione ha triplicato i consumi, che cresceranno ancora, con l’aumento del prezzo delle materie prime, che continuerà ancora. I recuperi delle borse internazionali sono per lo più “tecnici”. Infatti, dopo un calo vertiginoso delle vendite e dei consumi per mancanza di liquidità, un recupero di 1/2 % nelle vendite di auto o case non comporta che è ritornato il sereno. Piuttosto, che a dispetto degli incentivi e del calo dell’immobiliare (ora le case o le auto te le “buttano dietro” pur di vendere), i recuperi sono infimi. Ritengo esagerato che dati così molto modesti comportino una ripresa duratura. Teniamo poi conto che, specie in america, il modello di vita americano dovrà cambiare per forza. Avranno il “braccino molto più corto” sia perchè quello che succede non lo scorderanno, sia perchè avranno una pressione fiscale molto superiore a causa dell’indebitamento dello stato. Inoltre, se gli USA vorranno vendere i titoli di stato, dovranno per forza alzare i tassi di interesse, altrimenti nessuno compra più i loro BOT. L’aumento dei tassi di interesse dovrà per forza far scendere l’euforia effimera delle borse. Questo non è pessimismo, ma chi vuole rischiare in borsa dovrà essere molto veloce a uscire subito evitando di sperare in una ripresa che non ci porterà ai livelli 2005/2006. Quelli erano dati e livelli artefatti.

  3. @giuseppe lanzafame: Quanto tu dici rispecchia molto di quanto ho detto, e condivido che sia ovvio che la crescita degli ultimi anni non è stata naturale.

    Sul fatto che però il mercato non possa tornare su quei livelli sono scettico. Se l’economia che risulterà da questa crisi sarà tangibile, non basata su schemi di Ponzi, e soprattutto sostenibile, allora si potrà riprendere un percorso di crescita sana che potrà riportarci ai livelli del 2005 e oltre, senza il pericolo di un nuovo tracollo: ecco, forse su questo si può essere scettici, poiché in molti (soprattutto in Italia, si veda la mozione Dell’Utri sul riscaldamento globale) sono strenui sostenitori della teoria della sostenibilità molto debole, per la quale se tagli tutta la foresta amazzonica per produrre carta, ti dovrai preoccupare (al massimo) di lasciare alle generazione successive il controvalore in denaro di quella carta (o quella stessa carta). Il che è assurdo.

    Non dubito che alla fine anche i più scettici possano rendersene conto, anche perché il percorso di crescita ha un limite superiore, che è costituito dalle risorse naturali, e all’aumentare della scarsità delle stesse (sia non rinnovabili sia rinnovabili, se sfruttate oltre la massa critica) ne aumenterà inevitabilmente il prezzo, e addio ai consumi.

    Sulla borsa: io non guardo con favore chi specula, in borsa si va per risparmiare, per mettere da parte del denaro per vederlo aumentato molti anni dopo. Il denaro va guadagnato producendo qualcosa, lavorando. È Main Street contro Wall Street.

  4. @giuseppe lanzafame: Quanto tu dici rispecchia molto di quanto ho detto, e condivido che sia ovvio che la crescita degli ultimi anni non è stata naturale.

    Sul fatto che però il mercato non possa tornare su quei livelli sono scettico. Se l’economia che risulterà da questa crisi sarà tangibile, non basata su schemi di Ponzi, e soprattutto sostenibile, allora si potrà riprendere un percorso di crescita sana che potrà riportarci ai livelli del 2005 e oltre, senza il pericolo di un nuovo tracollo: ecco, forse su questo si può essere scettici, poiché in molti (soprattutto in Italia, si veda la mozione Dell’Utri sul riscaldamento globale) sono strenui sostenitori della teoria della sostenibilità molto debole, per la quale se tagli tutta la foresta amazzonica per produrre carta, ti dovrai preoccupare (al massimo) di lasciare alle generazione successive il controvalore in denaro di quella carta (o quella stessa carta). Il che è assurdo.

    Non dubito che alla fine anche i più scettici possano rendersene conto, anche perché il percorso di crescita ha un limite superiore, che è costituito dalle risorse naturali, e all’aumentare della scarsità delle stesse (sia non rinnovabili sia rinnovabili, se sfruttate oltre la massa critica) ne aumenterà inevitabilmente il prezzo, e addio ai consumi.

    Sulla borsa: io non guardo con favore chi specula, in borsa si va per risparmiare, per mettere da parte del denaro per vederlo aumentato molti anni dopo. Il denaro va guadagnato producendo qualcosa, lavorando. È Main Street contro Wall Street.

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