Il sottotitolo dell’apertura del quotidiano Libero di oggi:
Berlusconi a sorpresa lancia la proposta di nazionalizzare gli istituti [le banche] per fronteggiare la crisi. Come fece Mussolini che salvò l’Italia e la sua economia.
Mussolini non salvò un cazzo: negli anni Trenta il regime cominciò con la nazionalizzazione delle banche e altro, fino a creare lo Stato enorme, lento, iperburocratico che ci siamo portati addosso fino ai giorni nostri. Lo Stato diventò il maggior imprenditore e banchiere italiano: siderurgia, cantieristica, auto, energia, trasporti, tutti settori che furono acquistati dall’IRI, che acquistò le banche in difficoltà per la crisi del 1929 e con esse le partecipazioni in imprese che esse possedevano. Il risultato fu la creazione di tanti enti che gestivano tutti questi settori, fino a creare un’amministrazione parastatale enorme e poco efficiente, che portiamo dietro da quasi un secolo (INPS, INAIL, ENPAS, INAM, vi dicono niente queste sigle? Bene, le inventò Mussolini, e fino alla caduta del fascismo avevano tutte in mezzo una F, che significava “fascista”).
Non solo: questa politica non fece altro che accrescere il potere del fascismo e la sua demenza, che prima ci portò a fare la guerra in Etiopia, attirandoci l’odio delle altre democrazie, accentuando la disastrosa politica dell’autarchia e buttandoci nel disastro della Seconda guerra mondiale, dalla quale siamo usciti demoliti.
Libero, il quotidiano dei liberali, ha il coraggio di celebrare questa cosa con tanto di caricatura di Berlusconi con il fez nero: Feltri si è dimenticato che il periodo liberale del fascismo fu il primo, quelle delle nazionalizzazioni e del dirigismo il terzo e ultimo, il più disastroso. E a quello rischiamo di andare incontro, con questi falsi liberali imbecilli.
E fascisti.