Una manovra insufficiente anche in rapporto al debito: se affonderemo, oltre a Craxi, dovremo ringraziare anche il suo delfino Berlusconi

Segnalo questo brevissimo articolo da lavoce.info. Gli economisti fanno un breve raffronto fra le economie, il debito pubblico e le misure anticrisi. Il risultato non è una sorpresa. La prima conclusione è, ovviamente, che chi ha meno debiti spende di più contro la crisi.

Escludendo per motivi che credo siano ovvi, le potenze asiatiche, l’Italia mette in gioco quattro volte meno risorse rispetto agli altri Paesi (specialmente quelli europei). In altre parole, se esistesse un Paese nelle stesse condizioni dell’Italia, spenderebbe lo 0,8% del suo PIL contro la crisi rispetto allo 0,2% previsto dal decreto anticrisi.

L’articolo avanza tre possibili spiegazioni a questa discrepanza (spiegazioni non indipendenti):

  1. la recessione in Italia è quattro volte meno grave che altrove: cosa che io ritengo falsa. Forse l’Italia sarà meno colpita dalla crisi finanziaria, ma non è lo stesso con riferimento alla crisi economica. Le banche potranno anche essere immuni alla crisi (come dicono in tanti e pure Tremonti), ma non è lo stesso per le imprese di Main Street che da sempre vivono di esportazione.
  2. la manovra italiana è quattro volte più efficace che altrove: anche io lo credo falso. L’Italia soffre di carenze strutturali che la rendono più lenta degli altri Paesi in condizioni normali. La manovra anticrisi non contiene alcun elemento di novità, conserva la struttura economica del nostro Paese, limitandosi a distribuire soldi. Non c’è nulla di nuovo, e non si capisce perché dovrebbe essere quattro volte più efficace rispetto a altri Paesi.
  3. il ministro Tremonti è quattro volte più “conservatore fiscale” dei suoi colleghi esteri. Io qui rispondo: mah.

Io credo che Tremonti ci stia nascondendo qualcosa, l’alternativa è credere che non sappia cosa fare. La manovra, in poche parole, sembra dire “aspettiamo senza fare nulla”. Dipendendo dall’estero, se ripartono gli altri Paesi potremmo ripartire anche noi. Ma questo non è necessariamente vero, l’estero potrebbe non volere più i nostri prodotti. In altre parole non sappiamo che mondo uscirà da questa crisi. Senza contare che anche noi dipendiamo dall’estero anche in senso inverso, importando innovazione, tecnologia ed energia. E per essere competitivi o ce le produciamo da soli (cosa che non abbiamo mai fatto dalla nascita della Repubblica) o le importiamo (ma con quali soldi?).

E soprattutto come può un Paese ripartire davvero se ormai da quindici anni cresce meno di tutti gli altri Paesi e pretende di affrontare quella che è stata annunciata da Tremonti come una delle più grandi crisi della storia continuando a non fare nulla (se non addirittura peggiorando le cose)?

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