Il 17 febbraio ci sarà la sentenza del processo Mills. Se l’avvocato inglese dovesse essere condannato come corrotto, ci sarà anche la condanna morale per l’altro imputato (il presunto corruttore) il cui processo è stato stralciato a causa della legge Alfano: Silvio Berlusconi. Perché se c’è un corrotto, c’è anche un corruttore. Gli italiani, al massimo, vedranno solo l’eventuale (e quasi certa) assoluzione.
Oggi intanto Mills ha fatto leggere una memoria in cui dice che è tutta colpa sua, che Berlusconi non c’entra niente, sostanzialmente che si è corrotto da solo. Chissà se il conto di Mills è ingrassato ulteriormente dopo quest’ultima uscita, ma poco importa. Perché l’imputato ha già praticamente confessato a causa di una lettera scritta di suo pugno e inviata a un commercialista che, essendo inglese, non poteva starsene zitto. Tanto in galera non ci va, tanto meno il suo (ex?) datore di lavoro, protetto dallo scudo spaziale. Aspettiamo adesso le mosse di Ghedini e compagnia, magari chiederanno una legge per la depenalizzazione della corruzione o Alfano farà trasferire qualche giudice, perché va di moda, chissà.
Fra le cose che certo fanno sganasciare dalle risate, e che ci ricordano che l’Italia è sempre più una Repubblica delle Banane da quando c’è il suo dittatore di Arcore, è che la Presidenza del Consiglio ha chiesto la condanna e il risarcimento del danno per Mills. È meraviglioso vedere un tizio (Berlusconi, ovvio) che, oltre a farsi le leggi su misura per i propri processi, finisce per fare sia la parte dell’imputato e quella del danneggiato, nello stesso processo. Questa mania di voler essere ovunque comincia ad essere esagerata.
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