Due notizie degli ultimi giorni sono veramente simpatiche, soprattutto per la tendenza che esse evidenziano.
La prima è l‘ennesimo rinvio della class action: prevista dalla finanziaria 2007 (governo Prodi), doveva partire il primo luglio 2008, che piacesse o meno a Confindustria; poi al governo ci va Berlusconi, Confindustria ricorda di essere incazzata e si rimanda a gennaio 2009; poi si arriva ai giorni nostri, Confindustria è ancora incazzata e il decreto Milleproroghe lo rinvia al luglio 2009, per dare tempo al Governo di inserire un emendamento per evitare che possa essere utilizzata per reati precedenti al luglio 2008 (scandali Cirio, Parmalat e altri processi simili, tutti buchi neri mangiasoldi di poco conto – la class action già era una barzelletta, adesso la sta riscrivendo Confindustria, probabilmente Calderoli l’abolirà per inutilità manifesta). Poi ci sarà la riforma della giustizia che abolirà la giustizia e quindi della class action non ce ne sarà più bisogno.
Il presidente del Consiglio Gianni Letta non si è espresso, ma il suo capo, il presidente del consiglio di facciata Silvio Berlusconi, ha fatto sapere che non si è occupato della questione. Viene da chiedersi cosa faccia Berlusconi, visto che non si occupa mai di niente e non passa mai per le aule parlamentari. Spero che, almeno, abbia la decenza di non prendere lo stipendio.
In compenso il proprietario di Mediaset, Silvio Berlusconi, certamente un omonimo, ha invitato le aziende a non farsi pubblicità sulla RAI, e i consumatori a consumare con ottimismo per uscire dalla crisi.
Insomma, si invitano i consumatori a consumare, ma non gli si dà uno strumento che li potrebbe tutelare dalle scorrettezze delle azionde, una tutela che certamente li incentiverebbe a consumare, visto che la class action li tutelerebbe dalle fregature in modo ben più efficiente di quanto accada adesso. Un controsenso, e non certo l’unico.
Il blocco della class action favorisce di certo le aziende. Aziende che devono farsi pubblicità. E che non devono farla sulla RAI.
E veniamo alla seconda notizia: l’effetto Berlusconi si è fatto finalmente sentire. Nel 2008 boom dell’evasione fiscale, in aumento del 30%. Ma chi evade le tasse? Gli autonomi disonesti. Ovvero i professionisti e le aziende disonesti, non i lavoratori, gli impiegati, gli operai che ricevono lo stipendio con le tasse già pagate, tutta gente che in maggioranza non vota il cavaliere. Abbiamo 80 milardi di tasse evase, una cifra che ci farebbe uscire da tutte le crisi, comprese quelle del 1993 e del 2001, dalle quali non siamo mai venuti fuori.
Meno male che Silvio c’è. Dal 1993.