Nuovo appuntamento con le pillole di storia italiana. Questa volta tocca al Sessantotto. Potete trovare le precedenti “puntate” su questa pagina.
Origine della Contestazione. Nel corso del 1967 negli Stati Uniti si diffondevano le proteste contro la guerra in Vietnam, che si intrecciavano con le battaglie per i diritti civili (erano gli anni di Martin Luther King, che sarà assassinato proprio nel 1968). La protesta, inizialmente studentesca, aveva inizialmente come obiettivo la società dei consumi e tutto quanto ne derivava, a cominciare dal principio di autorità, il concetto di superiorità. Questo, tuttavia, non implicava necessariamente la volontà di diventare comunisti, anzi, il Sessantotto fu un movimento che si diffuse anche nell’URSS, protestando contro la mancanza di libertà, e in Cina, contro i privilegi. Insomma, in tutti i Paesi toccati si vedeva un rifiuto dello status quo. La morte, sul finire del 1967, di colui che era visto come un difensore degli oppressi, Che Guevara, suscitò una commozione che fece scattare la molla della protesta, in tutto il mondo.
L’esplosione in Italia. In Italia, il Paese che, al di fuori dell’URSS, aveva il più forte partito comunista, era forse più che ovvio che la protesta esplodesse e lasciasse forti segni nella società italiana. A gennaio iniziarono le occupazioni di molte università italiane, che verranno spesso sgombrate e rioccupate, causando disordini e feriti. Ma cosa vogliono gli studenti? L’Italia era uscita dalla guerra ormai da vent’anni, il PIL era raddoppiato, il Paese era entrato nell’era del consumo, tuttavia non vi erano state riforme significative, l’Italia era ancora la stessa di diversi anni prima: non era moderna, non era laica e vari sistemi, a cominciare dall’università, necessitavano di essere aggiornati, perché ormai erano molti i giovani che avevano un’istruzione ben oltre la licenza elementare. L’aumento della popolazione studentesca non era stato affrontato con riforme, che pure erano state spesso discusse in passato, ma che non erano mai arrivate al dunque. Gli studenti protestavano, quindi, contro l’autoritarismo negli studi, contro le gerarchie e anche contro la meritocrazia, alla ricerca dell’egualitarismo.
Con gli operai, per una nuova sinistra. Il movimento studentesco, sottovalutato dai politici (che lo ritennero poco più di una ragazzata), finì con l’intrecciarsi con il malcontento degli operai. Ma questo non giocò a favore del Partito Comunista Italiano, che anzi fu contestato poiché avrebbe voluto strumentalizzare il movimento, insieme al Partito Socialista Italiano, che era addirittura al governo. Ancora, la Contestazione non fu “semplicemente” comunista, al contrario, anche i cattolici si fecero sentire, tanto che anche qualche vescovo, qua e là, è costretto a chiamare le forze dell’ordine: i cattolici protestano contro l’identificazione della Chiesa in un partito (la Democrazia Cristiana) che promuove valori che vengono visti in contrasto con l’insegnamento cattolico, come l’individualità, la competizione, il profitto. Con l’unirsi dei due movimenti il Sessantotto diventa un fiume in piena e finalmente qualcuno comincia ad allarmarsi. Questo timore attiverà anche i poteri nascosti (ad esempio Gladio), che si muoveranno in modo tragico fra qualche mese.
Le elezioni del 1968. In questo clima, nel maggio 1968, si andò ad elezioni che, ancora una volta, portarono allo stesso risultato, se non fosse per una debacle: il PSI e il PSDI, che si presentavano uniti, persero quasi sei punti percentuali. Secondo le analisi post-elettorali si sarebbe trattato del fallimento del centrosinistra e di chi lo aveva fortemente voluto, Aldo Moro, che quindi viene accantonato. Al governo va Giovanni Leone per un altro governo balneare, in attesa di ridefinire i rapporti con i socialisti. La Democrazia Cristiana, intanto, si spacca in varie correnti, e Moro, che si sente accantonato, finisce per crearne una sua. Si preparava, intanto, un’altra svolta: anche il PCI prende le distanze dall’URSS, che in agosto intervennero a Praga per soffocarne nel sangue la Primavera.
Le proteste continuano, sottovalutate da tutti. In molti, a cominciare dal PCI, continuano a ritenere che il movimento non sia altro che un “rigurgito di infantilismo”, e come tale non lo affrontano come dovrebbero. Le tensioni esplodono e a Milano gli studenti in protesta davanti alla sede del Corriere della Sera, vengono allo scontro con le forze dell’ordine, mandate senza alcuna preparazione ad affrontare un movimento del tutto nuovo. Finirà in battaglia, la “battaglia di via Solferino”. Ci avviamo verso la fine dell’anno, con le proteste che dilagano anche fra gli studenti dei licei.
L’unità sindacale e il radicalizzarsi del Sessantotto. Nell’autunno del 1968 si mobilitano anche i sindacati, con indicono uno sciopero generale con altissime adesioni, cui viene risposto con nuove ondate di repressione. L’unità sindacale porta però svariati frutti, come la riduzione dell’orario di lavoro, interventi nel sistema delle pensioni, consigli di fabbrica. Nel frattempo Leone rassegna le dimissioni, al suo posto verrà chiamato il segretario DC, Mariano Rumor, a condurre un governo DC insieme a PSI, PSDI e PRI. Nel 1969 il Sessantotto inizia la sua fase più cupa, con attentati che, per il momento, non causano morti. Iniziano a elevarsi gruppi combattenti che riescono a far entrare nelle loro fila i lavoratori, fomentando una forte spirale di violenza. È forse questa la maggiore caratteristica del Sessantotto in Italia: anche se il movimento voleva superare la sinistra tradizionale, alla fine l’imporsi di gruppi e organizzazioni ispirate dal marxismo, come Potere Operaio e Lotta Continua, fomentate anche dall’atteggiamento repressivo dei governi, che tuttavia non portava grandi risultati. Si voleva un ritorno all’ordine, ma chi poteva darlo se le forze dell’ordine non ci riuscivano?
La prossima volta, l’autunno caldo e la stagione del terrore.
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