Più ci penso, più mi rendo conto che la vita politica italiana sia tornata indietro di un secolo, sempre che sia andata avanti.
Possiamo correttamente vedere a destra (PdL) persone che si professano liberali, ma che in realtà sono conservatori (i governi Berlusconi 2001-2006 si sono impegnati a mantenere lo status quo e le poche riforme innovative tentate sono state bocciate – giustamente, a mio avviso); a sinistra (PD), invece, ci sono i liberali (il governo Prodi 2006-2008 ha avviato delle timide liberalizzazioni). Al centro ci sono i cattolici (UDC), all’estrema destra gli xenofobi antisistema della Lega Nord. Ma mi preoccupa quanto accade all’estrema sinistra: oggi l’ala PRC di Fausto Bertinotti, quella che addirittura viene chiamata “riformista” è stata sconfitta a favore, pensate un po’, dell’ala più conservatrice, quella dei comunisti duri e puri, ovvero parte di quel 3% che ha votato la Sinistra – l’Arcobaleno, in linea con quanto afferma Diliberto.
Forse avrete notato che manca uno schieramento particolare: quello dei socialisti. Avete notato bene: non ci sono. In tutta l’Europa continentale, la politica si è evoluta per avere, a destra, i liberali-popolari, mentre a sinistra ci sono i socialisti. I comunisti e l’estrema destra sono minoritari, avendo capito che non servono a nulla, così come sono. I Paese anglosassoni, per ovvie ragioni, non fanno testo.
L’Italia non è un Paese anglosassone: l’Italia, come gli altri Paesi continentali, si è evoluta attraverso shock, non gradualmente come i Paesi anglosassoni. In Italia dovrebbe essere normale avere un’ala socialista e un’ala liberale: invece non è così, perché l’Italia non si è più evoluta o è regredita da tempo.
Ma con il ritorno al passato non si va avanti: gli alti dirigenti dei partiti italiani devono rendersene conto, e scegliere se diventare liberali o socialisti, non una via di mezzo, e non è possibile scegliere neppure se essere conservatori demodé come Tremonti. L’Italia non ne ha bisogno. E se essi non vogliono fare questa scelta, devono andarsene: questo è il primo passo per far ritornare a galla il Paese.