Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, il giornale di Rifondazione Comunista, scriveva oggi sul suo giornale una lettera aperta a Walter Veltroni. In sintesi, Sansonetti attacca Veltroni, ritenendolo il principale responsabile sia della sconfitta del (cosiddetto) centrosinistra sia della totale disfatta della sinistra, asserendo che il problema è stata una campagna elettorale iniziata male e condotta peggio. Questo è vero, ma non per i motivi addotti da Sansonetti, sui quali è in un errore madornale.
La mossa di Veltroni di volersi presentare con un solo partito, contrariamente a quanto dice Sansonetti, è stata giusta e probabilmente la migliore da farsi per un progetto di lungo periodo: la vecchia Unione aveva dimostrato tutta la sua fallacia, spaccata a destra e a sinistra. Il problema, a mio avviso, è tutto da rivedersi nella sinistra, per i motivi che esporrò tra breve.
Secondo punto: il pluralismo (esasperato, aggiungo io) porta all’inefficienza; è un dato di fatto. L’Italia del dopoguerra è stata fondata prima sugli aiuti del piano Marshall, poi sul debito pubblico, con le conseguenze che tutti conosciamo. L’Italia è sempre stata incapace di stare in piedi, e questo è stato dimostrato dai vari governi che si sono succeduti sino ad oggi (il prossimo sarà il sessantaduesimo in sessantadue anni; non vorrei sbagliarmi, ma le cifre più o meno sono quelle). Come i governi non riuscivano a stare in piedi (e il più lungo, della Prima Repubblica, quello di Craxi, si manteneva con le tangenti), così non riusciva all’Italia. Questo è stato il parlamentarismo compromissorio italiano, è un dato di fatto difficilmente smentibile (senza dimenticare che per pluralismo, in Italia, almeno, è da intendersi anche i poteri della società, che influivano -e influiscono- in maniera indegna sui poteri dello Stato, paralizzandolo). Una razionalizzazione della politica era d’uopo da tempo, ma ciò non è avvenuto.
Perché? Non voglio dare la colpa alla sinistra: non ce l’aveva. Erano i tempi dell’URSS, ed era normale che certe forze politiche non riuscissero a fondersi, emarginate dalle altre, come è avvenuto altrove, dove il bipartitismo si è affermato per altre vie fuorché quella elettorale (e come sta accadendo oggi in Spagna). Ma con il crollo dell’URSS la sinistra italiana ha fatto un disastro. Oggi non esiste in Italia un solo partito moderno. Tralasciando la destra, di cui ho parlato abbondantemente, a sinistra non si è assistito ad un solo movimento che intendesse riformare la sinistra in Italia. E anche oggi le cose non vanno meglio.
Diliberto ha addirittura proposto il ritorno alla “falce e martello”: l’assenza del simbolo ha provocato il tracollo, secondo lui. Cosa sbagliata: il simbolo sulle schede c’era, non era il loro, ma c’era. Eppure non ho visto da nessuna parte un successo per tali partiti. Il ritorno alla falce e al martello è solo una scusa per non guardare in faccia alla realtà. Il Paese (la parte sinistra, insomma) chiede un partito socialista come quello di Zapatero, non un partito comunista, e neppure un partito socialista barzelletta come quello presentato da Boselli.
Per questo motivo il PD ha rubato consensi alla Sinistra: perché, almeno in teoria, era il partito che più si avvicinava al partito socialista spagnolo o al SPD tedesco. Ma il PD non lo è: ora come ora è un partito più al centro che a sinistra, e deve fondersi innanzitutto ad un livello ideologico con la sinistra, per diventare un partito di sinistra. Come è avvenuto ovunque, ma non in Italia: basti pensare che nel resto del mondo i partito comunisti con un certo seguito sono praticamente scomparsi (cone le eccezioni di Cina, Cuba, Corea del Nord e cose così). La sconfitta della Sinistra Arcobaleno è da attribuirsi solo ad una incapacità della sinistra di riformarsi e rimanere al passo con il mondo moderno.
Non meno colpe ha Veltroni: forse avrebbe dovuto battere di più sul fuoco della fusione con la sinistra, mostrare che un partito unico, moderno e davvero riformista “si può fare”. Ma non lo ha fatto. Nella campagna elettorale ha avuto poco coraggio. Non di meno, il PD non si è caratterizzato per nulla: un partito anonimo ed evidentemente senza ideologia.
Il percorso obbligato per avviare un reale processo di ammodernamento dell’Italia politica, a mio avviso, è questo: la Sinistra deve decidersi ad abbandonare tutti i retaggi del vecchio comunismo, e questo può farlo solo segando le gambe ai vecchi, e rinnovando il gruppo dirigente; il PD deve mandare a casa tutto il gruppo dirigente sulla cresta dell’onda dal 1993; la Sinistra e il PD devono sedersi ad un tavolo per fondere le proprie idee, giungendo ad una sintesi che non sia di 276 pagine, e questo possono farlo solo dei giovani, perché 1) sono nati nel mondo moderno, non ne sono esclusi dal Paese reale come questa gente di oltre cinquant’anni d’età e da quaranta in politica; 2) non hanno pregiudizi dovuti a decenni di scontri e incontri in Parlamento. Il PD dovrebbe accettare all’interno del suo shadow cabinet anche esponenti della Sinistra, anche se fuori dal Parlamento, per preparare una piattaforma alternativa a quella della destra. E soprattutto, fare delle primarie serie: Veltroni, visto che ti piace tanto il modello anglosassone, fai ai tuoi seguaci il piacere di andartene. Kerry non si è certo ricandidato dopo la sconfitta del 2004,e John Edwards non ha avuto maggior fortuna nelle ultime primarie democratiche USA, no? Le primarie devono essere un reale momento di scelta, non una semplice ratifica della decisione presa dalla direzione di partito.
Questa è la strada da intraprendere. Ma le formazioni che ho chiamato in causa non sembrano volerla prendere in considerazione: oltre al già citato Sansonetti, che ha avviato la lotta intestina nel centrosinistra guardando la pagliuzza nell’occhio di Veltroni invece della trave nel proprio, anche il PD ha dimostrato di non volersi rinnovare. Alla presidenza lasciata da Prodi sono stati proposti Rosy Bindy e Franco Marini. Ditemi voi che senso ha.
UPDATE: a Primo Piano Diliberto è tornato sul problema del simbolo. Ancora una volta dimostrato di non avere capito nulla: ha addotto come motivazione il fatto di avere portato in piazza un milione di persone per migliorare i protocollo sul welfare. Non ha notato che quella era una manifestazione per convincere il governo a fare delle modifiche, non una manifestazione di comunisti, come dice lui, per la quale avrebbe portato meno persone, e infatti la maggioranza dei lavoratori poi ha approvato tale protocollo con referendum. Inoltre dimentica che gli italiani, dal 1993, chiedono un sistema maggioritario, e quindi perlomeno bipolare: il voto al PD e in generale ai partiti maggiori è coerente anche con il risultato di quel referendum. Gli italiani vogliono una politica diversa, non la falce e il martello.