Lo stupore di Mastella


Clemente Mastella si stupisce del fatto che nessuno lo vuole: da ormai 15 anni salta allegramente da una coalizione all’altra, saltando da un carro del vincitore all’altro. Adesso tutti gli altri hanno detto basta ad un alleato così incostante e, visti i vari salti, privo di identità politica, se non quello del trasformismo e consociativismo. E lui ha il coraggio anche di stupirsi.

Adesso che è costretto ad andare da solo alle elezioni, e con poche, minime speranza di risultare eletto, si autodefinisce una vittima e contrasta anche il sistema elettorale che lui, con la sua fuoriuscita dal governo e dall’alleanza di centrosinistra, ha contribuito a non cambiare: esisteva una bozza di riforma della legge elettorale, ma tutto è andato a farsi benedire a causa del suo abbandono (fra gli altri). Adesso è vittima delle sue scelte, è vittima di se stesso e delle sue scelte. Si dice: chi è causa del suo mal, pianga se stesso, abbia il coraggio di assumersi qualche responsabilità, invece di frignare da Belpietro.

E intanto il suo partito è vittima di una emorragia di componenti: si è dimesso il deputato e vicesegretario nazionale del partito di Mastella, Antonio Satta, mentre il senatore Tommaso Barbato (l’uomo dello sputo in Senato), vista l’impossibilità di essere eletto con l’UDEUR, ha deciso di passare al Movimento Per le Autonomie, alleato del Popolo della Libertà. Mastella paga anche questo, ovvero l’essere stato il padre padrone del partito, emarginando le potenzialità degli altri componenti. E intanto anche a Ceppaloni e nel Sannio perde consensi.

E ora, escluso dal centrosinistra di Walter Veltroni, dal centro di Pier Ferdinando Casini e dal centrodestra di Silvio Berlusconi, rischia seriamente, dopo oltre trent’anni, di rimanere fuori dal Parlamento. Magari tornerà al suo lavoro in RAI, dove era approdato con raccomandazione di Ciriaco De Mita, e dove è in aspettativa (percependo relativo denaro) da quando è approdato alla Camera, nel lontano 1976.

In ogni caso, non riesco a non rallegrarmi del fatto che finalmente Mastella e le sue ombre rimarranno fuori dal Parlamento. E spero che il mastellismo sia diventato soltanto un pezzo della storia passata, da dimenticare, come molto altro, ma almeno, è un inizio.

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