Il disastro dei piani quinquennali sui rifiuti

L’Unione Europea eroga fondi alle zone meno sviluppate perché riescano, con questi soldi, ad avviare un processo virtuoso di sviluppo economico. In Campania sono arrivati fiumi di denaro (dalla UE al Governo italiano, da decenni) per creare un sistema di smaltimento dei rifiuti efficiente ed ordinato. Questi fondi sono stati perduti. Perché?

Il sistema dei rifiuti campano è formato da una quantità innumerevole di intermediari (i consorzi): i fondi che arrivano vengono scaricati sui consorzi, poi sui sotto consorzi, poi sui sotto sotto consorzi e così via. Sono stati contati anche otto livelli dall’inizio alla fine della catena (le imprese che raccolgono i rifiuti): i fondi che arrivano passano attraverso tutti questi intermediari e, scendendo la catena, arrivano sempre meno soldi. Quindi, partendo dalla cima, dove arriva un fiume di soldi, alla base ne arriva solo una goccia. E con una goccia non si può fare granché.

Paradossalmente, però, il sistema dei rifiuti campano è in mano ad una sola impresa, la Impregilo, contro tutte le regole del mercato. La Impregilo è famosa, tra le altre cose, anche per la costruzione di termovalorizzatori: nel 1998 si fece un bando, che la Impregilo vinse nel 2000, ma solo nel 2002 essa riuscì ad avere un terreno dove costruire. Insomma, si scelse un’impresa che neppure aveva un luogo dove costruire. A partire dal 2002, comunque, la Impregilo aveva un anno per costruire il termovalorizzatore, ma a tutt’oggi (2008 ) non è ancora accaduto nulla.

I danni che la Impregilo infligge alla Campania, però, non finiscono qui: grazie ad un appalto monopolistico, la raccolta dei rifiuti in tutta la Campania deve finire nelle mani dell’Impregilo, e la quantità di rifiuti ha presto saturato il sistema. Altrove, al nord, per esempio, lo smaltimento avviene in modo concorrenziale. Esistono tante imprese che, ad esempio, riciclano questo o quel rifiuto: nel momento in cui un’impresa non riesce a riciclare, ad esempio, tutta la plastica, o si ingrandisce, oppure si fa spazio per un altro imprenditore che la tratterà. In Campania questo non può succedere, perché è tutto nelle mani della Impregilo. Un’impresa campana che lavora plastica da riciclare non può raccogliere tutta la plastica che oggi vediamo nelle strade, ed è costretta, assurdamente, a comprarla da altre regioni, per continuare a lavorare. E questo esempio è tutt’altro che peregrino: su Wikinotizie abbiamo trattato diverso tempo fa il caso di un’impresa campana che è proprio in queste condizioni. Quindi il problema non è meramente teorico, ma pratico.

In tutto questo disastro interviene poi anche la camorra, che, infiltrata com’è all’interno del sistema politico campano, si comporta come un partito di lotta e di governo: da un lato,gestisce discariche abusive che distruggono l’agricoltura campana, dall’altro fomenta la rivolta e impedisce di raggiungere una soluzione, lucrando in tutti e due gli ambiti (ad esempio, trattando i rifiuti bruciati, che valgono il triplo).

Infine, negli ultimi vent’anni, il governo comunale napoletano, quello regionale e quello italiano, di qualunque colore politico,  si è adoperato, stalinianamente, predisponendo dei piani pluriennali che non hanno mai avuto efficacia perché si erano imposti in modo dirigista, con un governo che assegna ad una “impresa di Stato”, la Impregilo, il monopolio della gestione.

Tutto questo è assurdo: non ci vuole una grande intelligenza per porre rimedio a questa situazione. Si deve convocare un tavolo a dodici (premier, governatore della Campania, presidenti di provincia e sindaci di capoluogo); sciogliere i consigli comunali campani per epurarli dalla camorra; sciogliere i consorzi e cacciare a pedate la Impregilo; liberalizzare la raccolta e creare una gestione diretta dei rifiuti. Può farlo anche questo governo. I supercommissari e i loro piani quinquennali non sono serviti a niente in vent’anni di emergenza e di soldi buttati. Ora l’Unione Europea vuole pure multarci, giustamente, perché abbiamo sprecato soldi loro, che avrebbero potuto impiegare per altre zone depresse che li meritavano più della Campania.

La politica staliniana del piano quinquennale ha dissolto l’Unione Sovietica; una politica simile è stata intrapresa dai governi italiani da Prodi a quell’anticomunista falso liberale di Berlusconi. Tutti loro han fatto come l’Unione Sovietica. Aspettiamo di fare la stessa fine, prima di capire che stiamo sbagliando tutto?

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