Grazie Mastella!

Poco fa due pregiudicati, fuori con l’indulto, sono stati colpiti dai colpi di una guardia penitenziaria, che ha sparato dopo essere stato rapinato. Uno è morto, l’altro è è ferito. Senza indulto il morto sarebbe ancora vivo, dietro le sbarre, certo, ma con la possibilità, benché minima, di tentare di redimersi, e la guardia penitenziaria sarebbe tranquillamente a casa con i suoi soldi e privo di problemi.

Invece no: nel corso della legislatura, il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha proposto un indulto, che ha portato fuori dalle carceri una gran quantità di persone, strumentalizzando l’invito di Giovanni Paolo II, che al Parlamento aveva chiesto tutt’altro: un “segno di clemenza” non significa ributtare nella mischia persone che non sono state rieducate al vivere all’interno della società civile. Solo un imbecille poteva pensare di dare un “segno di clemenza”, come disse il papa, aprendo indiscriminatamente le carceri, e io non riesco a ritenere Wojtyła un imbecille.

Ma l’occasione fa l’uomo sia ladro che imbecille: ed ecco il colpo di genio. In carcere erano detenute o rischiavano di andare anche persone iscritte o vicine a questo o quel partito, che si sono macchiate di svariati reati. Approfittiamo delle parole del Papa, fingiamoci imbecilli, capiamo fischi per fiaschi e apriamo le carceri. In questo modo gli amici nostri usciranno dal carcere confondendosi con gli altri criminali, e nessuno se ne accorgerà.

In questo senso, l’indulto ha funzionato: gli amici degli amici sono fuori dal carcere, anche se si sono macchiati del reato di voto di scambio, ovvero i voti che la mafia “procura” in cambio di denaro.

Gli altri criminali, invece, in gran parte hanno ricominciato a delinquere. La gente viene rapinata in casa e fuori, spesso viene anche uccisa (giovani e anziani), e poi viene fuori che si tratta di persone pregiudicate che sono fuori per indulto. Grazie a Mastella e compagni, adesso la gente onesta deve fare i conti con criminali non rieducati e pronti a delinquere ancora, per vocazione o disperazione. A tutto questo si aggiunge il fatto che una pena incerta induce più gente alla delinquenza: io provo a rapinare una banca, tanto poi con le attenuanti generiche, la seminfermità mentale, la buona condotta, indulti e amnistie vari, in galera ci passerò giusto il tempo di entrare e uscire. Avrò la fedina sporca, ma mica voglio diventare Presidente della Repubblica!

E intanto chi ci guadagna è il politico: l’amico è fuori dai guai, pronto a ricambiargli il favore, il delinquente è evitato perché si gira in auto blu e sotto scorta. Io non corro pericoli, che mi frega della gente che viene rapinata e uccisa da delinquenti non rieducati? Dovrebbe essere colpa mia se i delinquenti delinquono?

Intanto il carico sulla Giustizia non è diminuito, perché i processi in corso devono continuare in ogni caso, visto che l’indulto cancella la pena, non il reato, mentre le carceri sono nuovamente piene, e la speranza di Giovanni Paolo II è stata vanificata da imbecilli interessati a sembrare imbecilli.

Mastella, come ministro della Giustizia, avrebbe dovuto pensare all’ingiustizia che si stava commettendo. Lui doveva essere il garante della Giustizia, e invece si è prestato al gioco: non poteva essere altrimenti un uomo che, insieme a Totò Cuffaro, è stato testimone di nozze del braccio destro di Bernardo Provenzano. La mia unica speranza è che Mastella, presentandosi con un partito microscopico quale è l’Udeur, sparisca dalla faccia politica di questo Paese e torni a fare il giornalista su un giornale locale di Ceppaloni: per quella professione egli ancora percepisce una aspettativa dal 1976, in quanto eletto deputato, dopo essere stato assunto in RAI per raccomandazione di Ciriaco De Mita.

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