La Tobin Tax non basterà a ripristinarlo [l’equilibrio] ma può essere un passo. Ad alcune condizioni che oggi non ci sono. La prima è che si applichi ovunque, e così non sarà perché ad applicarla saranno solo 11 paesi dell’Europa continentale (e tuttavia da qualche parte bisogna cominciare).
Citofonare Svezia: vai avanti tu, Svezia, che a noi viene da ridere, dissero un decennio e rotti fa, quando la Svezia decise di introdurre la Tobin Tax. I soldi svedesi sono finiti in Norvegia, Finlandia, Danimarca e altrove; il gettito è stato insignificante; la Svezia hapoi deciso che era una immane idiozia e infatti si è chiamata subito fuori dalla tassa europea. Errare è umano, perseverare è da malati mentali.
A Londra già sono in attesa a salutare i capitali europei in fuga dalla Tobin Tax con la carta igienica delle grandi occasioni, pronta a raccogliere il frutto della libidine. Brava Italia, comincia tu a introdurre la Tobin Tax. La Germania, dicono, la introdurrà dal 2014. Guarda caso dopo le elezioni di settembre. Fidati, non la introdurranno, alla fine, perché come questa crisi ci ha insegnato, il tedesco sa fare molto bene il proprio interesse a scapito dei più furbi, come gli italiani, e pure a Francoforte non fanno altro che aspettare i soldi degli italiani e degli altri imbecilli che introdurranno la tassa per primi. Massì, facciamo i fighi.
Lo stesso Panara, in un attimo di lucidità, ammette:
La seconda è che sia omogenea, ovvero uguale in tutti i paesi che la prevedono, e qui già si vedono i frutti dell’azione delle lobby e l’approssimazione di alcuni governi: una Tobin Tax che abbia meccanismi diversi in Italia rispetto alla Francia o in Francia rispetto alla Germania farebbe solo danni.
Maddai? E indovina a chi farebbe danni? A quei fessi che l’hanno introdotta per prima, l’Italia, visto che a gennaio saremo gli unici cretini con una tassa del genere (almeno Hollande è stato abbastanza furbo da introdurla sull’onda del populismo, ma pure da limitarla moltissimo, e per questo farà molti meno danni; noi, che siamo ancora più furbi, la introdurremo su tutto; e pure Hollande, con la Merkel, giù a ridere con la pancia in mano).
La terza è che sia universale, ovvero che colpisca la transazione su tutti i titoli (escluso il momento della emissione) emessi, scambiati o intermediati da soggetti residenti nei paesi che la applicano. L’esclusione dei titoli pubblici da questo punto di vista è un errore, anche perché è proprio su quelli che la speculazione fa maggior danno.
Non è un errore escludere i titoli di Stato. È semplicemente il segno del fatto che la Tobin Tax per contrastare la speculazione (come la intendono i più naif) è una enorme cassata. È l’esplicita ammissione del fatto che ci stiamo prendendo in giro.
Da mesi trombano sulla “spegulazzione che addagga l’Itaglia vendendo ingiustiziamente i nostri bittippì”, e poi non la introducono sul mercato dei titoli di Stato? Ma ingoiare un panetto di burro e farla finita no?
D’altro canto, introdurre la Tobin Tax sui titoli di Stato equivale, grossomodo, a un asteroide che si schianti sull’Italia dopo un massiccio bombardamento nucleare. Già non se li fila nessuno, figurarsi se ipertassati.
Né l’esclusione tutela i piccoli risparmiatori: chi compra un titolo all’emissione e lo conserva fino a scadenza non sarebbe soggetto alla tassa, e questo è il comportamento prevalente delle famiglie.
Le azioni scadono, Panara? Che faccio, le compro, me le metto in un cassetto e aspetto che l’azienda fallisca? Le metto in frigo, magari, assieme al litro di latte? È il latte che scade, Panara, mica l’azione Generali in borsa almeno dal 1938.
E se un’azienda di cui ho comprato le obbligazioni va male che faccio? Me la tengo sperando che arrivi a scadenza? Oppure cerco di venderle sperando ci sia qualcuno disposto a comprare? Caro Panara, se avessi avuto in mano bond di Parmalat o dell’Argentina, li avresti tenuti in mano fino alla scadenza? Se sì, cambia commercialista.
E arriviamo finalmente alla conclusione dell’articolo, che va contro la logica più spicciola.
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TOOBY FOR PREZ !!
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Sono totalmente d’accordo con te quando ti dichiari perplesso sulla possibilità che anche gli altri Paesi europei, Germania in primis, vogliano distruggere per legge la propria piazza finanziaria. Ma ce li vediamo i Tedeschi (ma anche i Francesi, gli Spagnoli ecc.) che per legge distruggono l’EUREX, uno dei tre maggiori mercati dei derivati al mondo ?
Alla peggio faranno come Hollande, una piccola tassa NON SULLE TRANSAZIONI, spacciata però come tale tanto per accontentare i talebani.
In Italia, al contrario, non è chiaro se per incompetenza o per calcolo, ci avviamo all’annientamento della Borsa.
La gente comune, opportunamente disinformata, crede la crisi sia originata dalle borse regolamentate ed in particolare dalla insignificante Borsa di Milano !!!
Visto che siamo nella patria dell’incertezza del diritto, vorrei porti un quesito sulla assurda via italiana alla tassazione delle transazioni finanziarie.
L’articolato della legge italiana è abbastanza confuso ed eccessivamente conciso e riprende malamente i contenuti della direttiva europea. In particolare, la proposta europea riguarda gli “enti finanziari” e non certo i privati cittadini. In quella proposta, gli enti finanziari soggetti all’imposta vengono individuati in base al cosiddetto “principio di residenza”.
La legge italiana non distingue tra privati cittadini ed enti finanziari ed applica indiscriminatamente il “principio di residenza” a tutti, senza dare chiare esplicazioni né fare dovute distinzioni, creando così il solito mostro giuridico. Infatti, una delle possibili e più gettonate e demenziali interpretazioni della legge è la seguente:
1 – se un pensionato fiscalmente residente in Italia compra oggi cento azioni ENI e le rivende fra un anno pagherà la tassa, sia all’acquisto che alla vendita. Se un hedge fund, fiscalmente non residente in Italia, compra e vende centomila azioni ENI cento volte al giorno non pagherà nulla.
2 – se un piccolo trader, con residenza fiscale in Italia, compra un derivato trattato su una borsa non italiana (su cui non c’è alcuna tassa sulle transazioni) dovrà comunque pagare la tassa. Ovvero, la legge italiana riesce ad imporre tasse su transazioni all’estero e non già su beni posseduti all’estero. E’ come se il fisco italiano mettesse una tassa sulla compravendita di un immobile a Parigi oltre che sul possesso di quell’immobile.
Ti sembra l’interpretazione corretta ?
Grazie e complimenti
Grazie per il tuo bel commento.
L’interpretazione è ovviamente corretta, ma credo di aver letto pure di peggio in quella legge, ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?). Io in primo luogo non ce li vedo certi intermediari diventare sostituti di imposta: costa troppo. Sicché certi se non tutti i marketmaker diranno ai propri clienti: «Fatti vostri», o al massimo chiudono baracca e burattini e se ne vanno. In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.
Ma poniamo pure il caso che io venda un’azione a un tizio all’estero: anche lui dovrebbe pagare la tassa, perché io sono italiano. E se non la paga che succede? Si annulla l’operazione anche a lui?
A me la Tobin Tax così come congegnata più che un mostro giuridico, pare semplicemente ridicola.
“.. ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?)
In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.”
Ma ce lo immaginiamo la Cassa di Compensazione e Garanzia che annulla un’operazione sui futures per “mancato versamento dell’imposta” ???
La neurodeliri a Palazzo Chigi, D’URGENZA !!!
Ma questa tassa non creerà semplicemente un mercato parallelo con transazioni fittizie, senza passaggi di titolarità fra gli attori?
I mercati paralleli ci sono già, si chiamano MTF. Chi-X, per dirne uno, già assorbe un quarto dei volumi europei.
Il rischio è che la liquidità si sposti sempre più nelle dark pools, dove è più difficile capire come si formano i prezzi, a discapito dei mercati “ufficiali” più trasparenti ma lasciati semideserti, che si limiteranno a prendere i prezzi dagli altri MTF, dove operano perlopiù i grandi attori.