La pausa pranzo all’estero…

…non c’è? Ma è proprio vero? In molti hanno già segnalato al ministro Gianfranco Rotondi che già oggi la pausa pranzo dura lo stretto necessario per un panino e che all’estero ci sono ovunque mense ben fornite che provvedono ai lavoratori il giusto apporto calorico per lavorare al pomeriggio, e che quindi il problema semplicemente non esiste. Ci aggiungo la mia esperienza sui mercati finanziari: mentre in Occidente i mercati sono aperti, ma si opera poco (dalle 12 alle 14 di solito i volumi sono bassi proprio perché si va a pranzo), in Asia le borse vengono addirittura spente per un paio d’ore. Questo è il grafico giornaliero del Nikkei: come potete vedere dalle 11 alle 12:30 l’elettroencefalogramma è piatto. Quindi, caro Rotondi, se anche i trader (che spesso lavorano ogni minuto anche 20 ore al giorno) vanno in pausa pranzo, la sua proposta di “abolizione” si direbbe essere una vera scemenza. Pensi piuttosto alla buvette della Camera, visto che da quelle parti la pausa pranzo dura tre quarti di giornata…

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