Le borse crollano, lo spread vola ben oltre 500, il rendimento del BTP a 5 anni va oltre il 7% per non parlare degli altri.
Ma lo spread non doveva calare dopo le dimissioni di Berlusconi?
Peccato che quelle dimissioni non siano ancora arrivate. Per ora abbiamo solo una promessa di dimissioni dopo l’approvazione della legge di stabilità (la vecchia finanziaria). E credo che dopo vent’anni di promesse non mantenute, sappiamo benissimo qual è il valore della parola e dell’onore di Berlusconi: approfitterà di questi giorni per tentare un massiccio calciomercato. E non solo.
Soprattutto non sono arrivate le dimissioni di Berlusconi con appoggio a un governo tecnico di cui parlavo nell’articolo precedente: Berlusconi, se le dimissioni arriveranno (ovvero se il calciomercato fallisce), metterà in chiaro che o il governo lo guida lui, o lo guida un suo fantoccio oppure si va a votare. E in quest’ottica tenterà l’approvazione della legge di stabilità, tentando di forzare le opposizioni a non appoggiarlo e quindi per dichiararli “sabotatori della Patria”.
Perché i mercati crollano, dunque? Perché oggi di certo abbiamo solo una cosa: l’Italia è oggi governata da un Governo di minoranza, e lo sarà ancora per un po’ di tempo. Insomma, le dimissioni di Berlusconi avrebbero aperto una fase di instabilità (e quindi di scossoni fra spread, in attesa di capire l’esito delle consultazioni); invece oggi abbiamo instabilità senza dimissioni, con un governo che non solo non vuole governare, come da tre anni a oggi, ma che anche se volesse non potrebbe, per cui non c’è neppure la speranza che questa instabilità si risolverà a breve. Anzi, probabilmente il prossimo governo arriverà fra mesi!
E se c’è instabilità, c’è più rischio. E se c’è più rischio, che dovrebbero fare i mercati, se non vendere?
Aspettiamo di vedere il cammello delle dimissioni, poi ne riparliamo. Per me niente governo Monti e si va a votare, ma spero fortemente di sbagliarmi.
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Tu credi veramente che non ci sia speranza di un governo tecnico???
Tu ce lo vedi Berlusconi rinunciare al suo sport preferito, la campagna elettorale?
più che altro la promessa di dimissioni del nano mi sembra l’ennesima promessa da non mantenere, tipo quella della sconfitta del cancro in 3 anni …..
ormai non credo più nemmeno ad una parola di quelle che escono dalla sua bocca, e credo che come me anche i mercati esteri…ci vorrebbe veramente un intervento dal padreterno…
Allora, andiamo per ordine:
Tito Boeri, con il famoso articolo “la Papi’s Tax”, aveva detto che lo spread fra titoli italiani e spagnoli era aumentato
1. perché in estate Zapatero aveva annunciato le dimissioni per l’autunno, mentre Berlusconi no;
2. e perché il governo spagnolo aveva annunciato e approvato misure di austerità sulle quali invece quello italiano aveva esitato.
Ieri
1. Berlusconi ha annunciato le sue dimissioni di qui a un mese circa,
2. appunto dopo l’approvazione delle misure di austerità annunciate.
Ovvero: a questo punto lo scenario italiano è analogo a quello spagnolo.
Quindi per favore smettiamo di raccontare balle: ieri il problema (addirittura quantificato in 100 punti) era Berlusconi e la sua “credibilità personale” (cit. Boeri); oggi il problema sarebbe l’instabilità. E di chi sarebbe la colpa dell’instabilità? Di Berlusconi, ovviamente.
Nel sistema politico italiano è fatto noto che ad ogni crisi di governo segua un periodo d’instabilità, dato che l’instabilità è la causa ultima di ogni crisi.
Quindi riassumiamo:
1. se l’annuncio delle dimissioni di Berlusconi non ha avuto nessun effetto sullo spread,
2. se il problema è l’instabilità e il governo sostenuto da una minoranza,
la logica vorrebbe che:
1. l’opposizione riconoscesse che la richiesta di dimissioni era infondata
2. che chi ha provocato l’instabilità torni sui suoi passi e appoggi il governo affinché questi possa varare le misure di legge necessarie a riportare i conti in equilibrio.
Il tuo commento meriterebbe come risposta il rumore delle unghie sugli specchi, ma tant’è.
>lo scenario italiano è analogo a quello spagnolo.
No. Le misure sono ancora in alto mare e per gran parte ancora leggendarie (stamattina il Senato ha rinviato ancora l’esame al pomeriggio perché non c’era ancora un test definitivo). Quanto alle dimissioni per ora abbiamo solo l’ennesima promessa. Quindi no, analogo una sega, scusami.
Il resto segue.
> ieri il problema (addirittura quantificato in 100 punti) era Berlusconi e la sua “credibilità personale” (cit. Boeri); oggi il problema sarebbe l’instabilità. E di chi sarebbe la colpa dell’instabilità? Di Berlusconi, ovviamente.
E lo è ancora oggi: solo che alla non credibilità personale si aggiunge il fatto che B non ha una maggioranza, manco per varare le misure richieste, a meno di una resa incondizionata delle opposizioni. Nessuna credibilità + aggravata instabilità = maggiore incertezza = maggiore rischio =maggiore spread.
>Nel sistema politico italiano è fatto noto che ad ogni crisi di governo segua un periodo d’instabilità, dato che l’instabilità è la causa ultima di ogni crisi.
Problema è che noi questa crisi manco ce l’abbiamo. Abbiamo instabilità senza apertura formale della crisi di governo, ovvero nessuna speranza concreta né di governo tecnico che farebbe crollare lo spread (sempre a patto che ecc ecc) né di elezioni. Siamo nel limbo.
>Quindi riassumiamo:
>1. se l’annuncio delle dimissioni di Berlusconi non ha avuto nessun effetto sullo spread,
il che è falso (l’effetto lo ha avuto)
>2. se il problema è l’instabilità e il governo sostenuto da una minoranza, la logica vorrebbe che:
>1. l’opposizione riconoscesse che la richiesta di dimissioni era infondata
>2. che chi ha provocato l’instabilità torni sui suoi passi e appoggi il governo affinché questi possa varare le misure di legge necessarie a riportare i conti in equilibrio.
Per quanto detto sopra, partendo da premesse campate in aria, queste conclusioni sono semplicemente una sciocchezza.
Concordo con Goldman Sachs http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-11-08/goldman-sachs-ecco-come-215816.shtml?uuid=Aaa2QwJE anche se credo siano troppo ottimisti: a questo punto vedo difficile che lo spread scenda sotto i 400 anche se fosse il Padreterno a guidare il Governo.
Dopo il commento precedente, m’è venuta in mente una risposta più secca.
È una domanda: i mercati (e qualunque essere umano) percepiscono maggiore incertezza se una crisi è già aperta e si risolve in una settimana o se una crisi si aprirà, forse, a fine mese per risolversi dopo una settimana (cioè fra un mese)?
È evidente che il secondo caso crea maggiore incertezza: nel primo caso l’evento “crisi di governo” non ha esiti aleatori, è realtà; nel secondo il medesimo evento ha una certa probabilità (inferiore a 1) condizionata tra l’altro all’approvazione di una legge, e pure tale approvazione non ha probabilità 1, non fosse che se non è scritta con determinati contenuti le opposizioni (cioè la maggioranza) non la votano.
Se vuoi costruiamo pure un modello matematico per dimostrare il tutto, ma penso sia pacifico: il caso in cui ricadiamo (crisi non aperta) provoca maggiore incertezza.
E nell’incertezza ci si libera dei propri titoli in modo proporzionalmente più pesante, più c’è incertezza e meno coraggiosi vorranno rimanere coi BTP in mano.
Ci siamo capiti?