(La DIGOS, prima di leggere il presente articolo, consideri di ripassare la definizione di “metafora” [non si sa mai])
Dovrebbe essere nota la mia antipatia per Matteo Renzi, un tizio che ha trovato spazio nel centrosinistra pur essendo sostanzialmente di centrodestra e che si ostina a voler rappresentare il nuovo quando le sue idee politiche sono vecchie di almeno trent’anni. Detto altrimenti, Renzi è il nulla assoluto che, da buon fiorentino, ha un ego infinito.
Ma voglio parlare di Bersani. Ho sentito al TG3 che per rispondere a Renzi ha detto più o meno così:
Guai al ricambio del “vai via tu che arrivo io”
Sottintendendo due cose:
- Vecchio e nuovo devono convivere (che nella pratica significa che il vecchio Bersani deve convivere con le vecchie idee di Renzi – ‘nnamo bbene);
- Le poltrone dei vecchi vanno comunque salvaguardate (ovvero che ci dobbiamo tenere i Veltroni, i D’Alema, le Bindi, ecc ecc finché non crepano).
La frase di Bersani è una schifosissima caxxata: Bersani è l’ultimo prodotto di una classe dirigente del centrosinistra che viene da almeno due decenni di fallimenti, salvato solo da quel pugno di anni in cui a capo del carrozzone c’era Prodi.
Mi sono stancato di citare Saba, ma lo faccio di nuovo:
Vi siete mai chiesti perché l’Italia non ha avuto, in tutta la sua storia – da Roma ad oggi – una sola vera rivoluzione? La risposta – chiave che apre molte porte – è forse la storia d’Italia in poche righe. Gli Italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, Badoglio e Graziani… “Combatteremo” fece stampare quest’ultimo in un suo manifesto “fratelli contro fratelli”. (Favorito, non determinato, dalle circostanze, fu un grido del cuore, il grido di uno che – diventato chiaro a se stesso – finalmente si sfoghi). Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che abbiano, alla base della loro storia (o della loro leggenda) un fratricidio. Ed è solo col parricidio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione.
Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli.
Questa classe dirigente va demolita, Veltroni e D’Alema e i loro compari e burattini vanno deportati in Africa (nota per la DIGOS: è una metafora) perché ci hanno stracciato le palle con le loro lotte di potere svuotate di qualsiasi componente costruttiva per far rinascere il Paese, lotte che hanno avuto come unica conseguenze la dissoluzione del centrosinistra (che si ammazza fra fratelli come Romolo e Remo), che non riesce a schiacciare persino un centrodestra come quello attuale, la cui debolezza è ormai incommensurabile.
Certo, che sia Renzi il nuovo che avanza non depone bene per il futuro prossimo del centrosinistra. Ma questa rivoluzione deve pur cominciare, altrimenti rischiamo di giocarci pure il futuro remoto.
E non solo del centrosinistra.
Bersani questa cosa non l’ha capita, probabilmente perché il burattinaio non ne vuole sapere, ma quella frase è un indecenza: ogni ricambio generazionale, specie dopo una gestione più che fallimentare, prevede evirazione e morte del padre. Che solo molto dopo il suo ritiro potrà essere giudicato per potere entrare nel pantheon del centrosinistra (Veltroni, D’Alema, Bersani, eccetera, non vi affannate, tanto la storia vi ricorderà come falliti).
Per cui Bersani se ne faccia una ragione: tocca a lui.
(Di nuovo, agli amici della DIGOS: sono metafore, e Saba era un poeta, non il cugino di Bin Laden)
[Se no, come ricorda questo celebre video, resta solo la fuga in attesa della morte al termine di questo lungo coma]
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