Prima che iniziasse la tempesta sui mercati, fra le poche cose serie e le tante idiozie di cui parlava la politica ce n’era una importante, ovvero la riforma del sistema elettorale per togliere di mezzo il Porcellum. Le proposte sono state diverse, ma tutte puntano in qualche misura al proporzionale, ovvero quel sistema di voto che ha mandato a signorine di facili costumi il Paese fino al 1993 (dopo il 1993, ma soprattutto dopo il 2006, sono state le signorine a entrare nel Paese, fra parlamentari e consiglieri regionali). Ovviamente non poteva mancare la supercazzola del Partito Democratico che ha proposto un sistema elettorale uninominale a doppio turno con recupero proporzionale e scappellamento a destra. Odio questo sistema elettorale per due ragioni: prolunga la campagna elettorale (altri rimborsi elettorali e spreco di soldi), quindi duplica le chiamate alle urne (altro spreco di soldi) e, soprattutto, la quota proporzionale serve a salvare gli invotabili, ovvero gli amici cui devi un favore ma che non prenderebbero un voto se li candidassi all’uninominale (che poi non faranno niente e si limiteranno a prendere stipendi e magari pure a farsi corrompere e rubare, e quindi ancora uno spreco di soldi).
Qualcuno ha proposto il first-past-the-post, all’inglese, dove quello che prende un voto in più del secondo in classifica vince il posto, fosse pure il 2% (e gli altri 50 candidati si spartiscono l’inutile 98% dei voti). È un sistema odioso (come vedrete nel video fra poco) e che non va bene nella realtà italiana, dove i partiti sono molto lontani tra loro.
Il mio preferito è il voto alternativo. Si tratta di un uninominale (ovvero un sistema in cui da ogni collegio elettorale esce un solo deputato) che però permette ai piccoli partiti di emergere.
Il voto si esprime dando un ordine di preferenza: si scrive 1 per il candidato preferito, 2 per quello un po’ meno preferito e 3 per quello successivo. Finite le votazioni si mettono in classifica tutti i candidati in base agli 1 presi. Se nessuno prende più del 50% si elimina l’ultimo in classifica e si distribuiscono i suoi voti a chi viene dopo di lui (ovvero le schede in cui l’eliminato è il candidato preferito vengono assegnate al candidato indicato come 2 su tali schede). Si continua così finché ne rimane uno solo, il vincitore, con più del 50%.
La conseguenza di questo sistema di voto è importantissima: nel first-past-the-post un elettore, infatti, fra due o più partiti di una certa area (per esempio PD, IdV e SeL) potrebbe essere portato a votare per il PD poiché potrebbe ritenere che se votasse gli altri due partiti il suo voto andrebbe disperso, visto che gli altri due partiti sono più piccoli. Se però votasse uno degli altri due avrebbe timore che vinca il candidato del PdL magari per un solo voto, e pertanto si morderebbe le mani due volte. Qualcosa di simile potrebbe accadere con il maggioritario a doppio turno: non votando PD, l’elettore IdV o SeL potrebbe far andare al ballottaggio i candidati di PdL e Lega Nord.
Con il voto alternativo, invece, l’elettore può mettere 1 al candidato IdV, 2 al candidato SeL e 3 al candidato PD: se il candidato IdV viene eliminato, il suo voto viene trasferito al candidato SeL; se anche questo viene eliminato il voto passa al candidato PD (e se non vince manco lui, pazienza).
Ovviamente i partiti potrebbero aggregarsi in coalizioni (questo sistema incoraggia i partiti a farlo senza punire chi non vuole come accade nel first-past-the-post o nel proporzionale con sbarramento), per cui, ad esempio, un elettore potrebbe votare in primo luogo per Rifondazione Comunista e, se il candidato di RC viene eliminato, trasferire il suo voto alla coalizione PD-IdV-SeL (non è obbligatorio dare tutti e tre i voti, e si può anche decidere per votare un solo candidato con una X, salvo che il legislatore non decida il contrario, cosa che non mi piacerebbe).
Con questo sistema elettorale il candidato diventa molto importante: se candidi un impresentabile o una signorina che la sera ti fa massaggi speciali, è molto probabile che non prenda tante prime o seconde preferenze. Se invece un piccolo partito candida una persona molto popolare in quel collegio, è molto probabile che riesca a catalizzare su di sé molte prime e seconde preferenze: ad esempio un candidato centrista che per la sua storia personale piace anche a destra e/o a sinistra potrebbe pescare molte prime preferenze nelle altre aree partitiche e vincere, nonostante il suo partito abbia, che so, il 4% a livello nazionale e magari nessuna speranza di passare lo sbarramento.
Con questo sistema il maggioritario è salvo (poiché è richiesta la maggioranza dei voti per vincere), i piccoli partiti sono padroni del proprio destino, visto che non esiste sbarramento e tutto dipende dalla bontà dei loro candidati e, soprattutto, l’elettore sa chi sarà il suo rappresentante e quindi il responsabile da premiare o punire la volta successiva.
Penso di avere detto tutto, per cui vi lascio al video (in inglese e senza sottotitoli, ma molto chiaro anche solo guardando le immagini – e poi ve l’ho già spiegato io 😛 )
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idea interessante ma non sarebbe un casino lo spoglio? sopratutto la gente non capirebbe una sega …
Lo spoglio non sarebbe più complesso di quanto non sia adesso, come per esempio il metodo di ripartizione dei resti (e lo sarebbe anche con varie altre proposte, basti pensare che quella del PD prevedrebbe un meccanismo decisamente controintuitivo nel recupero proporzionale, fermo restando il problema del metodo di ripartizione).
In realtà agli scrutatori viene consegnato ogni anno un libricino in cui c’è scritto minuziosamente praticamente tutto ciò che deve fare prima, durante e dopo le operazioni di voto, per cui lo stesso avverrebbe con questo sistema.
Quanto alla gente, certo occorre informare del cambiamento (anche al seggio), ma nulla vieta chi non ha compreso di votare con una semplice X su un solo candidato, che varrebbe come 1 (a meno che il legislatore non imponga stupidamente di rendere obbligatorio l’assegnazione di tutte le preferenze).
Il metodo proposto ha in effetti molti aspetti positivi e si adotta in Australia da quasi un secolo: http://en.wikipedia.org/wiki/Electoral_system_of_Australia#Preferential_voting
Peraltro, va detto anche che presenta alcuni limiti:
1) al pari della maggior parte dei meccanismi elettorali non è in grado di assicurare una maggioranza parlamentare e affida alle trattative post-elezioni la scelta della coalizione di governo.
2) funziona davvero consentendo di esprimere anche una sola preferenza, ma in tal caso solo una porzione ridotta dell’elettorato tenderebbe a sfruttare fino in fondo le potenzialità del sistema
3) potrebbe essere ritenuto incostituzionale se adottato al Senato, dato che è richiesto un sistema elettorale su base regionale anziché fondato sui singoli collegi.
4) contrariamente a quanto scrivi, lo spoglio sarebbe gravoso e probabilmente non potrebbe essere condotto all’interno di ciascuna sezione elettorale: dopo il conteggio dei primi voti, infatti, bisogna determinare il candidato meno votato non nella singola sezione ma in tutto il collegio. Quindi occorre attendere i risultati di tutte le sezioni del collegio. Se i candidati sono 10, l’operazione va condotta 9 volte di seguito. Quanto tempo andrebbe via? E poi, immagina cosa accadrebbe in caso di voti contestati…
>al pari della maggior parte dei meccanismi elettorali non è in grado di assicurare una maggioranza parlamentare e affida alle trattative post-elezioni la scelta della coalizione di governo
Esatto. Peraltro favorisce la formazione di coalizioni senza però necessariamente cancellare certi partiti che verrebbero con più probabilità esclusi dall’uninominale puro, a doppio turno e anche dal proporzionale con sbarramento.
>solo una porzione ridotta dell’elettorato tenderebbe a sfruttare fino in fondo le potenzialità del sistema
anche questa è libertà di voto, l’importante è fare informazione
>potrebbe essere ritenuto incostituzionale se adottato al Senato, dato che è richiesto un sistema elettorale su base regionale anziché fondato sui singoli collegi
Le soluzioni possono essere tante (a cominciare da un diverso sistema elettorale per il Senato, sarebbe ottimo per attenuare il bicameralismo ridondante), fino ad arrivare alla cancellazione di tale norma.
>lo spoglio sarebbe gravoso
Non saremo mica più fessi degli australiani? 😛 (Ad ogni modo, non è detto che si debba fare 9 volte, non serve escludere tutti i candidati, basta che uno arrivi al 50% per dichiararlo vincitore). La questione del tempo necessario per svolgere le operazioni mi pare un falso problema.
Anche a me questo metodo sembra ottimo, poi se proprio si vuole assicurare una maggioranza si può sempre aggiugnere un qualche premio di maggioranza finale.
C’è da dire che qualche mese fa gli UK hanno rifiutato a grande maggioranza di passare a quel sistema tenendosi il maggioritario (incomprensibilmente, imho). Mi sfugge come con quel sistema possano ancora riuscire a sopravvire i Libdem (che comunque si beccheranno una trombata notevole al prossimo giro).