Ieri smontavo alcuni falsi miti circa l’acqua “privatizzata”. Ci si lamentava per delle società che gestivano l’acqua perché erano private, salvo poi scoprire che non era così: Publiacqua Firenze 60 pubblico 40 privato; Nuove Acque Arezzo, 54-46; Acqualatina 51-49; Amga Udine [che, tra l’altro, “agisce” come socio privato in altre società come Carniacque] 61-39.
Oggi ci aggiungo Hera, società che gestisce l’acqua un po’ ovunque in Emilia Romagna (Bologna, Modena, Forlì, Ferrara, Rimini, Cesena, Imola, Ravenna e circondari).
Hera è quotata in borsa, per cui la trasparenza è quella massima richiesta dalla Legge. Chi sono i soci di Hera?
Per circa il 47% sono i comuni o direttamente o attraverso società e consorzi interamente pubblici.
Il restante 53% è così suddiviso (PDF): una sola partecipazione è degna di nota, quella di un fondo, che possiede l’1,86%. Il resto è talmente insignificante (ovvero sotto il 2%) che non vale neppure la pena di elencarlo (va ricordato che per legge chi possiede più del 2% di una società quotata deve comunicarlo alla Consob, che ne deve dare adeguata pubblicità).
Chi gestisce l’acqua a Bologna? Il pubblico che ha la maggioranza relativa o il privato che non c’è?
Si dice che a Bologna l’acqua si paghi tanto: il motivo è sempre lo stesso, oggi la si paga tanto rispetto a prima perché prima la si pagava troppo poco. Ma se andiamo a fare un confronto con il resto d’Europa, andiamo a notare che l’acqua la paghiamo molto meno di loro.
Perché Hera s’è quotata in borsa? Ovvio: per raccogliere capitali per fare gli investimenti. Ha fatto un favore a privati che non ci sono? Direi di no.
(Discorso simile si può fare con ACEA, al 51% del Comune di Roma, ma con due importanti [circa il 10-15%] soci privati, mentre il resto [20-25%] è sul mercato. Non che la cosa mi piaccia, preferisco il modello Hera: trasparenza massima e controllo totalmente pubblico).
Photo credits |*PaysImaginaire*
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Interessanti notizie… Ma chiariscimi un dubbio. Ci sono le sentenze… ci sono leggi e leggine… OK… Da queste parti si dice: Fatta la legge, trovato l’inganno (ove nel
trovare l’inganno sta a significare che c’è sempre quella scorciatoia
che ti aiuta a gabbare la gente per rimpinguire il tuo capitale.. e non sono nata ieri per sapere che è così)
Se la volontà popolare di non permettere ai privati di mettere le mani sulla gestione degli acquedotti passa, non si dovrà ricorrere al Parlamento per rivedere la questione e proporre una legge che sia specchio della volontà popolare? Il problema è che in una società corrotta e corruttibile può accadere tutto e il contrario di tutto.
Il punto è che c’è un’altra volontà popolare che, per l’ordinamento italiano, ha più forza della volontà popolare italiana: è quella europea. Se stiamo qui a parlare di gara pubblica aperta anche ai privati per l’assegnazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, lo dobbiamo alle direttive europee e al trattato europeo che abbiamo scritto e sottoscritto anche noi attraverso i nostri rappresentanti sia come parlamentari europei che come Governo italiano (non solo Berlusconi, sia chiaro).
Grazie per i tuoi commenti.