Ieri Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha ricordato che la sola evasione dell’IVA ci costa 30 miliardi l’anno, due punti percentuali di PIL, ben più della manovra predisposta da Giulio Tremonti (che ne vale “appena” 25).
Il governo Berlusconi si trova in una posizione di forza senza precedenti: non ci sono elezioni a breve termine, la maggioranza è molto ampia, quindi non c’è molto spazio per rovesci e governissimi. Almeno in teoria. Sarebbe una situazione favorevole per prendere decisioni impopolari, come sono tutte le decisioni lungimiranti. E invece no. La manovra prevede tanti tagli (alla cultura, alla ricerca, alle pensioni d’invalidità – e non contro i falsi invalidi: Tremonti prevede di alzare la soglia oltre la quale spetta tale pensione, eliminando così una fetta di invalidi che ne avrebbero diritto e mantenendo i falsi invalidi al 100%, magari ciechi che guidano l’Ape).
Eppure basterebbe davvero poco per colpire gli evasori e far emergere miliardi che avrebbero effetti positivi sia sul breve che sul lungo periodo e che addirittura potrebbe permettere il taglio delle tasse che Berlusconi promette da quindici anni.
È sufficiente prevedere il carcere per chi evade, come accade nel resto del mondo civilizzato; basta tracciare i pagamenti (ma per davvero, dai 100 euro in su) per capire come mai Tizio ha dichiarato (se ha dichiarato) di non avere guadagnato nulla, ma si è comprato una Ferrari; basta reintrodurre l’elenco fornitori per i lavoratori autonomi per capire chi fattura cosa a chi.
Giulio Tremonti vedrebbe piovere soldi dal cielo, soldi che potrebbe utilizzare per abbattere il debito pubblico, e quindi gli interessi, ma soprattutto per abbassare le tasse. Altro che sacrifici, lacrime, sangue e macelleria sociale! Per questo ritengo sia una manovra stupida: si può tagliare molto meno semplicemente riprendendoci le tasse che ci spettano.
L’unica spiegazione sul perché Tremonti non faccia cose del genere è che una parte della base del PdL (non tanto le casalinghe, quanto i capibastone, i finanziatori del partito, gli amici della cricca) è composta da evasori fiscali (e dalla criminalità organizzata, che ovviamente non paga le tasse sulla droga che vende o sul pizzo che raccoglie). E che almeno ai piani alti, magari a Palazzo Grazioli, questa cosa è risaputa.
D’altro canto sono decenni che nel PdL (ma non solo) si evade, si corrompe, si è corrotti e si comprano case a propria insaputa. E non c’è proprio voglia di fare il bene del Paese. Come sempre, da quindici anni a questa parte, i governi Berlusconi hanno evitato ogni decisione impopolare ma necessaria, poiché l’obiettivo non è dare la sicurezza agli attuali e un futuro ai posteri.
L’obiettivo è sempre stato fare i propri comodi, infrangendo tutte le leggi possibili ed evitare di andare in galera. Vorrei che mi spiegassero come mai fanno sedute parlamentari notturne per introdurre una legge che impedisce di beccare i criminali e non fanno lo stesso per farci uscire dalla crisi ultredecennale in cui ci troviamo.
Un governo vero farebbe tutto questo e fra tre anni andrebbe davanti agli elettori (quelli che non sono finiti in galera) e direbbe: “Abbiamo abbassato le tasse senza tagliare nessun servizio”.
Il governo finto che ci ritroviamo noi, invece, fra tre anni andrà davanti agli elettori e dirà, ancora: “Abbasseremo le tasse”. Per la duemillesima volta.
E per la duemillesima volta ci saranno milioni di cretini che ci crederanno.
Fra quattro anni, poi, il ministro dell’Economia annuncerà un altro prelievo forzato dai nostri conti correnti perché siamo con le pezze al culo. E chiaramente non si preleverà dai conti degli evasori: i loro soldi saranno al sicuro alle isole Cayman, in attesa che, due anni dopo, ritornati Berlusconi e Tremonti, gridando ancora “abbasseremo le tasse”, si faccia un altro scudo fiscale. E così via, fin quando lo Stato non si accartoccerà su sé stesso, e nella confusione generale i responsabili dello sfacelo andranno in esilio.
Magari in una bella villa in Tunisia.
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La nuova manovra finanziaria del Governo, è la fotografia di un ceto politico che si fonda sui sondaggi e su una leadership a forte carica populista, che promette le riforme e poi non le fa per accontentare tutti. Per due anni ci accusavano di essere dei pessimisti e catastrofisti, con due finanziarie consecutive, dichiaravano che l'Italia, stava meglio di altri paesi europei, dicevano che avevano i conti a posto e tutto andava bene, poi al risveglio da un lungo letargo di ventuno mesi la dura realtà: “Il paese per non finire come la Grecia ha bisogno di una urgente manovra correttiva dei conti pubblici” a carico degli Italiani. Delle due, l'una, o ci hanno detto bugie per be due anni oppure questa manovra è il frutto amaro di due anni di politica economica sbagliata nel bel mezzo di una crisi globale. L'Europa fa bene a chiederci di mettere i conti pubblici a posto, ma se non lo sono l'unico vero responsabile è il Governo!