Continua l’incredibile saga dei servizi inutili del corrispondente RAI da Londra, Giovanni Masotti (qui tutte le puntate precedenti).
Oggi ha portato sui nostri schermi l’interessantissima e indispensabile storia di un tizio che, infilato in un distributore di merendine in Victoria Station, in cambio della consueta monetina in una fessura, prende la merendina e la deposita in fondo alla macchina, pronto per essere consumato dal passante goloso.
Tutta un’operazione di marketing, ovviamente, e Masotti si preoccupa di non nominare mai il nome della famosa merendina rossa né inserisce il nome dell’azienda nei sottotitoli quando intervista il marketing manager, anche se la telecamera, in inquadrature piuttosto decise, indugia sullo storico logo bianco e rosso mostrandolo all’occhio del disattento telespettatore in una lunga immagine tutto sommato evitabile, mentre Masotti nomina il celeberrimo slogan del marchio, preoccupandosi pure di tradurlo. Per aggiungere una nota di colore, ci sono pure bellissime ragazze giapponesi con l’immancabile macchina fotografica e l’intervista all’uomo macchina, visibilmente sorpreso dall’idea di finire su un telegiornale nazionale italiano. Mancava solo che si mettesse a sgranocchiarla.
Probabilmente le redazioni del TG1 e del TG2 (già è andato su due telegiornali) non avevano altri servizi meno inutili, come, per esempio, uno in cui si chiedesse chi fosse il misterioso corruttore di David Mills.
La cosa più divertente, però, riguarda la nota finale che Masotti inserisce in tutti i suoi fantasmagorici lavori, in cui lui commenta argutamente il supplizio servizio mentre la telecamera inquadra il suo faccione e i suoi fluenti capelli tendenti ogni giorno sempre più verso il bianco con in secondo piano una strada di Londra.
Ebbene, sebbene le parole fossero le stesse, il servizio del TG1 e quello del TG2 differivano per lo sfondo (credo fosse la stessa strada inquadrata da una diversa angolazione). Insomma, Masotti si è addirittura preoccupato di personalizzare il servizio per il canale cui era destinato.
Mi auguro, per amore di decenza, che l’azienda multinazionale svizzera che produce la merendina abbia adeguatamente ricompensato Masotti per questa pubblicità. Magari con una merendina gratis. Alla banana, possibilmente.
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