Consideriamo il fatto che ci serva una nuova manovra da qui a sei mesi. I soldi si dovranno prendere dalla classe media, perché è l’unica che ti può garantire gettito, visto che sono (siamo) tanti,però bisognerà darle un contentino, ergo parte dei soldi che bisognerà trovare bisognerà trovarli sul capitale finanziario, che già in Italia non è tutto questo granché. Chiaramente si tratterà del capitale finanziario della classe media, ma fra i rimbombi dei tamburi della retorica, la cosa sfuggirà ai più.
Il problema del settore finanziario non è che è tassato poco: è tassato male, e certi geniacci vogliono tassarlo pure peggio. Come per altre tasse, si tratta una zavorra che la nostra economia si porta dietro, perché, piaccia o meno, i soldi servono, e ci occorre una finanza libera da frizioni inutili per farli circolare meglio. A tal fine occorre un mercato dei capitali liquido, ovvero con tanti compratori e tanti venditori, e uno dei modi per aiutare la liquidità è non appesantire il settore di tasse, in particolar modo di tasse inefficienti, in particolare quelle che colpiscono il piccolo investitore.
Un episodio capitatomi un paio di giorni fa aiuterà a comprendere il problema, e ad allargare il discorso sul fatto che le tasse (non solo quelle sulla finanza) zavorrano questo Paese, anche quando vengono tagliate.
Un paio di sere fa mi telefona un amico a cui faccio consulenza e mi dice di aver venduto le azioni X con un guadagno del 5% sul capitale investito. Ovviamente era contento: chi te lo dà il 5% in un mesetto? Fin quando non gli ho fatto la domanda fatidica: «sono netti?». Ovviamente non lo erano.
A questo 5% lordo bisogna sottrarre un 8‰ di commissioni bancarie, il 20% di imposte sul capital gain e il 2,2‰ di Tobin Tax (da addebitarsi a marzo). A conti fatti il guadagno netto relativo all’operazione è pari a poco più del 3%.
A questo va aggiunto il bollo annuale sul conto corrente di 34,20 di minimale, più la patrimonialina, sempre 34,20 euro annuali di minimale. Fatti due conti spannometrici il guadagno netto per il mese di gennaio si è assottigliato all’1,5%, di cui un due terzi in tasse.
Qualcuno potrà inferire dai numeri che non stiamo parlando di grandi somme, bensì di poche migliaia di euro, e molto al di sotto dei 10mila euro che costituiscono il lotto medio trattato in borsa. Parliamo di classe media, insomma, e neppure quella con due macchine per famiglia.
Ora qualcuno vorrebbe pure farci sapere che la finanza è tassata poco. Con questa scusa vorranno inevitabilmente aumentare l’imposta sul capital gain, aumentare la Tobin Tax (già doppia rispetto all’ineffabile progetto europeo) e magari pure le imposte alle banche, imposte che ovviamente verranno scaricate sui clienti con un aumento delle commissioni (perché Cipputi non è solo l’operaio, oggi).
Con questo non si vuole certo dire che bisogna abolire le tasse sulla finanza, ma solo renderle un po’ meno cretine. In primo luogo andrebbero tassati i guadagni, non le transazioni, ergo via la Tobin Tax. In secondo luogo, bollo e patrimonialina potrebbero essere, se non progressive, almeno eque: è impensabile che un poveraccio paghi un’aliquota dieci volte superiore a quella pagata da Berlusconi, Ferrero e Tronchetti Provera, togliamo questo stramaledetto minimale. E infine, potremmo infilare i guadagni in conto capitale nella base imponibile IRPEF e contestualmente abbassare le aliquote, specie quelle più basse. Sono solo grezze proposte, ovviamente: qui ci sarebbe un sistema tributario da radere al suolo e ricostruire da capo, ma almeno diamo un’idea.
Ciò che mi preme dimostrare, piuttosto, è che la classe media è stata, è e sarà inevitabilmente tartassata, perché se non si colpisce quella classe (quella più numerosa), il gettito tende a zero, dato che i più ricchi, con tutto questo parlare di patrimoniali, tutto fumo e niente arrosto, hanno già messo in sicurezza i loro quattrini, e oltretutto hanno eserciti di commercialisti, avvocati e prestanome attraverso i quali possono (in tutta legalità) minimizzare le imposte. Per cui, quando vi dicono che alzeranno le tasse ai ricchi, caro popolo medio, non ridere, perché il ricco, in questo Paese, sei tu.
E non crederci come un totale babbeo neppure quando ti diranno che abbasseranno le tasse, se non ti spiegano per filo e per segno come faranno. Perché se non te lo spiegano, caro uomo medio, ricco a tua insaputa, vuol dire che o ti tasseranno in modo indiretto (IVA, accise, eccetera) o intendono creare un buco di bilancio, da riempire con le tue tasse fra uno, due, massimo tre anni. Ti ricordi com’eri contento quando hai smesso di pagare l’ICI? Ecco, tempo tre anni e hai avuto l’IVA al 22%, la benzina a 2 euro e un’IMU quadrupla rispetto all’ICI. E non perché ce lo ha chiesto l’Europa: noi proveniamo da diversi decenni in cui invece di risolvere i nostri problemi, li abbiamo messi sotto il tappeto, aumentando il debito pubblico e stuprando la nostra moneta.
E’ come viaggiare in auto con lo sterzo fuori asse, ci si accorgerà di consumare le gomme più su un lato che sull’altro. Cambiare le gomme più consumate non risolve nulla, certo ripristina la condizione ottimale, ma se non si rimuove la distorsione dello sterzo, preferendo cambiare le gomme per non affrontare lo sforzo di una riparazione più profonda si procede fino… al successivo cambio di pneumatici.
Quindi, uomo medio, stai attento, perché la truffa è dietro l’angolo, ed è rigorosamente multipartisan. Sono 40 anni che ci promettono la luna, mentre continuano a non fare neanche una convergenza delle ruote. Il problema non è l’euro, bensì che l’euro ha fatto finire il tempo dei giochetti: ora o si riforma sul serio o si crepa.
Per cui non pensare che sulle tasse il tuo beniamino è meglio di quell’altro: qui non è come la squadra del cuore, che tifi anche quando perde, perché, in fondo, che ti cambia? Al massimo perdi tre euro alla SNAI.
Qui sei tu la squadra, sei tu il giocatore, sei tu che rischi la serie Z e la povertà. Magari il tuo allenatore, il tuo beniamino politico dice l’esatto opposto rispetto a quello della squadra avversaria, ma, a giudicare dalla povertà delle idee, dalla scarsa concretezza nel rispondere alla domanda “dove li trovate i soldi?” e dalla storia recente di questo disastroso Paese, tutti i beniamini politici stanno dicendo la stessa cosa:
Questo non è qualunquismo, uomo medio: solo un invito a farti delle accidenti di domande, ma soprattutto a farle al tuo beniamino, tutti i santi giorni, non solo in quest’ultimo mese di campagna elettorale. Perché quelle stesse domande il tuo beniamino dovrà non solo porle a sé stesso e ai suoi colleghi ministri e parlamentari, ma dovrà pure trovare delle risposte, possibilmente sensate.
E se non se le pongono in campagna elettorale, figuriamoci dopo, quando non avranno più bisogno del tuo voto, caro uomo medio.
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