Di Newsweek e IBT Media (dove lavoro)

Ieri sera è stato reso noto che la società IBT Media ha acquistato lo storico settimanale Newsweek: a seguito dell’acquisizione sono ovviamente iniziate alcune speculazioni riguardante la proprietà della società acquirente. Sento il dovere di fare qualche precisazione e prendere qualche distanza, visto che io lavoro per quella società.

A febbraio di quest’anno sono stato chiamato per dirigere la sezione economica dell’edizione italiana della testata di punta della società, ovvero International Business Times, poiché chi mi ha chiamato ha ritenuto che i contenuti da me prodotti su queste pagine sono di buona qualità. Il lavoro (precario, ovviamente) offerto prevedeva il pagamento di denaro in cambio del mio impegno, ma il motivo principale per il quale ho accettato era perché il progetto aveva e ha delle ottime potenzialità che mi avrebbero consentito di partecipare al dibattito economico/politico/sociale parlando ad un pubblico più ampio di quanto non possa avvenire attraverso questo piccolo blog, che pure mi ha dato negli anni grandi soddisfazioni.

Viene fuori ora che dietro alla società che possiede la testata per cui lavoro ci sarebbe una chiesa evangelica che considera il suo capo una sorta di Gesù Cristo ritornato sulla terra. Di questa cosa ho saputo ieri sera e non posso fare a meno di prendere le distanze, perché la cosa, personalmente, mi piace molto poco.

Devo innanzitutto precisare che l’edizione italiana ha scarsissimi legami con la casa madre, che si limita a pagare gli stipendi ai collaboratori e a fornire l’infrastruttura necessaria per tenere in piedi il sito. La linea editoriale dell’edizione italiana di International Business Times è decisa in modo autonomo rispetto alla casa madre: io, in particolare, tengo molto alla mia indipendenza e libertà, e non sono fisicamente e psicologicamente in grado di accettare alcun tipo di ingerenza irrazionale, neanche se me lo chiedesse Buddha, Visnù o Tex Willer. Figuriamoci Gesù Cristo 2 – La Vendemmia.

La squadra italiana contiene molti collaboratori che lavorano ogni giorno con il massimo della professionalità, nonostante i rapporti con la casa madre non siano dei migliori. Il sito italiano è in crescita costante e dal canto mio ho contribuito raddoppiando le visite della sezione che dirigo. Nonostante tutto facciamo del nostro meglio.

In breve l’edizione italiana di International Business Times ha pochissimi legami con la casa madre statunitense, e finché non vi saranno ingerenze indesiderate che possano disturbare la nostra autonomia editoriale, continuerò (e continueremo) a fare il nostro lavoro con il massimo dell’impegno e delle nostre capacità, contribuendo al miglioramento dell’informazione in lingua italiana a prescindere da chi sia il proprietario del marchio.

Chi mi legge da tempo, mi conosce abbastanza per sapere che se qualcosa dovesse cambiare, se dovessi subire pressioni per svolgere il mio lavoro con meno professionalità e indipendenza per dovere di trasparenza sarebbe la prima cosa che denuncerei su queste pagine. La vicenda Giannino è lì a dimostrarlo.

Fortunatamente svolgo altre attività lavorative remunerate che mi mettono nella condizione di non poter subire ricatti di tipo economico. Da eventuali altri ricatti mi protegge la mia onestà intellettuale e il fatto di aver imparato ad essere cattivo con i cattivi. Se non ci sono buone ragioni per farmi cambiare idea, il mio lavoro si fa come dico io o non si fa.

Finché pagano e finché posso esprimere la mia professionalità, i miei articoli, i miei colpi di genio e i miei errori (e quelli dei miei collaboratori) sono soltanto miei. Se dovessero cominciare a chiedermi di lavorare per la gloria di Gesù Cristo 2, io risponderò che preferisco lavorare per l’Ipnorospo.

Chissà che non mi ci mandino per colpa di questo articolo. D’altro canto io scrivo ciò che ritengo vero.

Per quanto riguarda l’acquisizione di Newsweek: non conosco niente di più di quanto dicano i giornali, ma per me è una gran vaccata. Il giornale ha ottant’anni di storia, ma da 15 anni non ne azzecca una. Vi dico solo che cestinarono lo scoop sullo scandalo Lewinsky, dopodiché alternarono successi a grandi scemenze, fino a Obama: da quando venne fuori lui questi non ci capirono più niente e i lettori, ovviamente, se ne andarono. Se lo comprarono  quelli della IAC per un dollaro (e i debiti) e pochi mesi dopo si resero conto che era un limone (ovvero un bidone): lo rimisero in vendita e oggi se lo compra IBT Media, non si sa a quale prezzo. Considerando quanto conosco la dirigenza (e soprattutto il modo in cui gestiscono la baracca), probabilmente troppo.

Per quanto riguarda me e il blog. Nelle prossime settimane seguiranno comunicazioni sul perché questo blog è stato un po’ deserto negli ultimi tempi: a parte il nuovo lavoro, ho altri progetti per le mani, ma c’è soprattutto un motivo legato alla situazione politico-economica italiana e internazionale che mi ha convinto a non sprecare energie su queste pagine. Ne riparleremo, perché secondo me nelle prossime settimane ne vedremo delle brutte: tante cose possono andare male, e secondo Murphy, probabilmente lo faranno.

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