Per International Business Times
La BCE ha finalmente rilasciato la prima indagine sui bilanci delle famiglie di cui si è tanto parlato nelle settimane scorse. Finalmente abbiamo dati comparabili fra Paese grazie alla collaborazione fra Francoforte e 15 banche centrali nazionali, fra cui la Banca d’Italia. Il risultato conferma quanto espresso su queste pagine nelle settimane passate: la stampa tedesca, oltre alla Bundesbank, buttava fumo negli occhi per far passare un’immagine erronea della realtà europea.
Scopriamo dunque che la ricchezza netta pro capite degli italiani arriva a 108 700 euro, di poco superiore a quella francese (circa 104 000) e tedesca (circa 95 000). La differenza rispetto alla statistica passata è abissale: la mediana calcolata dalla Bundesbank vedeva i tedeschi a 51 400 euro, contro i 163 900 euro dell’Italia. Peccato, però, che si trattasse di una statistica supercazzola: i dati erano riferiti ad anni diversi, disomogenei e basati su uno strumento (la mediana) che non tiene conto di differenze fondamentali fra le famiglie tedesche e italiane. A differenza della media, infatti, la mediana non coglie cosucce non di poco conto come che la famiglia italiana è più numerosa, più vecchia (i giovani lasciano casa in età più tarda), ma soprattutto che gran parte della ricchezza italiana si chiama “casa”. (Rimandiamo all’articolo precedente per maggiori dettagli).
C’è di più: il confronto con la Germania diventa drammatico se mettiamo a confronto i redditi medi, utilizzando la più corretta metodologia dei redditi equivalenti. Mentre il reddito medio italiano lordo si ferma a meno di 20 000 euro (al nono posto sui 15 Paesi analizzati), quello tedesco risulta essere superiore di 10 000 monete dal bordo giallo. Non solo, ma mentre in italia il 16,5% delle famiglie è povera, il dato scende a 13,4% per la Germania. E la tendenza è in peggioramento, visto che negli ultimi tre anni la crisi si è incancrenita più nel sud Europa che al nord, ed è lecito aspettarsi che in questi anni le famiglie italiane abbiano intaccato la propria ricchezza per sopravvivere.
Anche la BCE, dunque, smentisce le strane statistiche tedesche, come IBTimes aveva fatto notare immediatamente nelle settimane scorse. Speriamo che adesso la stampa e gli istituti di ricerca della Repubblica federale comincino ad occuparsi di cose più serie, per esempio rendersi conto che l’Europa ha bisogno di unità per affrontare questa crisi che diventa sempre più drammatica, non farsi sgambetti in ogni maledetto vertice.
Speriamo, ma dubitiamo. Le fallimentari teorie dell’austerità salvifica, nonostante siano suffragate solo da quotidiani insuccessi, continuano a pervadere i palazzoni di Bruxelles. E le statistiche immaginarie rilasciate a tamburo battente sospettiamo servano proprio per confondere le acque.
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