I mercati tentano una nuova spinta al rialzo, e stavolta è l’indice Dow Jones a superare una soglia psicologica importante, ovvero i 14000 punti visti per l’ultima volta nell’ottobre 2007. I mercati europei tentano di accodarsi, ma la situazione macro è abbastanza differente.
Nonostante i rischi di un evento devastante come il fallimento di Spagna e Italia o quello dei negoziati sul tetto del debito USA (per ora congelato), appare evidente che l’Europa corra ad un passo tutto suo (e più lento) rispetto ad altri Paesi. Gli indici anticipatori come i PMI, nonostante i miglioramenti, continuano a segnare una ripresa lenta e difficile per il Vecchio Continente, e anche la Germania sembra annaspare, come previsto, appesantita dalla crisi dei Paesi partner. Al contrario USA e Cina, fra gli altri, riescono a macinare numeri maggiormente positivi, tanto che si comincia a ipotizzare che la Fed possa cominciare la procedura di rientro dalle misure anti-crisi attuate negli ultimi anni, lasciando che l’economia ricominci a camminare, e magari a correre, con le proprie gambe.
A questo punto si aspetta l’Europa, con le sue eterne complicazioni dovuta all’essere continuamente “funestata” da anni elettorali (a quando l’armonizzazione dei cicli elettorali?) che congelano l’attività politica. Le elezioni in Italia e soprattutto in Germania rendono per ora e per i prossimi mesi impensabile un cambio di rotta, nonostante sia evidente che, se da un lato l’austerità è necessaria poiché i Paesi cicala hanno peccati da farsi perdonare, dall’altro manca una valvola di sfogo che impedisca a tale austerità di approfondire la recessione, che porterebbe a richiedere ulteriore strette fiscali che genererebbero nuovi buchi da riempire, e così via, fino al baratro o a un cambio di rotta, ammesso che non sia troppo tardi.
L’agenda macroeconomica vede i primi dati importanti nella giornata di martedì: l’Italia, insieme a Francia, Spagna e Germania, rilascerà il PMI servizi, che dovrebbe indicare se il settore sarà in espansione o in contrazione nei prossimi mesi. Purtroppo, con l’eccezione della Germania, gli indici si troveranno al di sotto della soglia di 50 punti che separa i due scenari, almeno secondo gli analisti. Indici simili saranno rilasciati anche da Cina e Stati Uniti, in questo caso l’attesa è per oltre i 50 punti. L’Italia rilascerà anche la stima preliminare dell’indice dei prezzi al consumo, attesi in crescita dello 0,2% su base mensile e del 2,2% su base annuale.
Giovedì conosceremo se la Spagna riuscirà ad attenuare il tasso di caduta della propria produzione industriale (dal -7,2% precedente al -6,6% atteso, su base mensile). Simile statistica per la Germania dovrebbe confermare una crescita stagnante a +0,2%. La giornata sarà però dominata, come ogni primo giovedì del mese, dalla riunione della BCE sulla politica monetaria: le attese, comunque, non lasciano presagire prospettive di allentamento nel breve periodo. Come ogni settimana, infine, conosceremo i jobless claims USA, previsti in lieve calo a 360mila unità.
Venerdì conosceremo la produzione industriale italiana, che dovrebbe tornare a far segnare una timida crescita su base mensile, oltre che l’inflazione cinese, attesa in rallentamento su base annuale, da 2,5% ad un netto 2%, che potrebbe lasciar intendere prossime manovre espansive per il dragone.