Una delle discussioni cui ho partecipato (l’avrete intuito) riguarda il complotto del signoraggio. Per chi non lo sapesse, in estrema sintesi, i signoraggisti affermano che essendo le banche centrali di “proprietà” delle banche private, gli Stati sono vessati dalle stesse, poiché costretti a pagare un sacco di soldi grazie alla differenza fra il costo di stampare una banconota e il suo valore facciale (ovvero se stampare una banconota da 100 euro costa 5 euro, le banche si appropriano della differenza di 95 euro). Il complotto è declinato in altri due trilioni di modi, tutti ugualmente scemi, ed è inutile trattarli.
C’era un sostenitore del signoraggio che terminava ogni suo commento sottolineando che non aveva studiato economia, ma aveva letto Ezra Pound, e ne consigliava le poesie al fine di capire la materia. Dal basso della mia ignoranza, consigliavo di passare a Topolino.
Il thread prosegue in un continuo vilipendio dell’economia, oltre che della logica. Peter Barnaut-McLaren parte in quarta affermando che “finalmente ammettete che il signoraggio esiste”; posto che non ho capito chi sia quel “voi”, nessuno ha mai dubitato dell’esistenza del signoraggio: Bankitalia ne parla ogni volta che scrive il proprio bilancio. Ciò di cui “dubitiamo” è che ci sia un complotto dietro, secondo il quale le banche incassano miliardi ogni anno grazie a questa pratica.
Faccio quindi notare che il reddito da signoraggio è ben evidenziato nei bilanci della Banca d’Italia, e non è che siano tutti questi miliardi. Peter fa notare che nei bilanci le Banche Centrali mettono le banconote emesse fra le passività, ovvero fra le sofferenze, una metafora della sofferenza della signora Tal dei Tali, costretta a pagare interessi alle banche per le monete che usa. Se avete il mal d’aereo pur essendo al piano terra, sappiate che è normale. Faccio notare che il bilancio non funziona così, e che comunque nel passivo rientrano pure capitale, riserve e utili, che sofferenze non sono. Si tratta di mere convenzioni contabili.
Al che ne approfitto per far notare che non solo il reddito da signoraggio è inserito nei bilanci della Banca d’Italia, ma pure che gli utili di quest’ultima vengono girati quasi totalmente allo Stato (fra poco arrivano i numeri, tranquilli). La risposta gli vale la medaglia per l’arrampicata sugli specchi: «Le banche hanno una contabilità di comodo, i bilanci sono falsi». «Giustamente se un documento smentisce la tua tesi, quel documento dev’essere falso» gli risponde Stefano, invitando a leggere Popper.
Forse difettando del senso del pudore, PBM afferma di essersi andato a rileggere i bilanci della Banca d’Italia, ovviamente senza inserire uno straccio di link: secondo lui, allo Stato finiscono solo 800mila euro, mentre alle banche finiscono i miliardi.
Io non so se voleva prenderci in giro, se era sotto effetto dell’alcool o se aveva un problema di tipo clinico. Fatto sta che i bilanci della Banca d’Italia sono pubblici e trovarli su internet è quasi una presa in giro. Qui c’è una nota di bilancio comprensibile anche ai non addetti ai lavori. L’utile netto del 2011 (1129 milioni di euro) è stato così ripartito: 226 milioni a riserva ordinaria, 226 milioni a riserva straordinaria, 15000 (quindicimila) euro agli azionisti (le banche) e il resto (677 milioni) allo Stato, come da Statuto della Banca d’Italia (articoli 38 e 39), Statuto scritto, approvato e promulgato dai nostri deputati, senatori e presidenti vari. A valere sul rendimento delle riserve accumulate, la Banca d’Italia ha anche distribuito ulteriori 67 milioni agli azionisti (articolo 40: si tratta, al massimo, del 4% delle riserve accumulate nell’anno precedente). Allo Stato sono stati inoltre versati 1101 milioni in tasse. Se la matematica non è un’opinione alle banche è stato dato denaro in ragione di meno del 4% di quanto ottenuto dallo Stato.
Vorrei potervi dire che è finita qui, ma PBM, nel 171mo commento a una discussione che doveva essere abortita molto prima, afferma che “finalmente ammettete che il signoraggio esiste!”. È il cerchio della vita, direbbe Ivana Spagna.
Ma parliamo d’altro, ovvero degli ultimi due casi che intendo presentare: il complotto della speculazione e l’inquinamento economico. Molto brevemente perché spero abbiate di meglio da fare.
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