Tagliare le tasse ok, ma con quali soldi?

Tagliare la spesa, in Italia, è decisamente difficile poiché l’economia del Paese è praticamente adagiata sullo Stato: è tutto intoccabile, vuoi perché sono servizi ritenuti essenziali, vuoi perché siano clientele ben protette, vuoi perché sono sprechi blindati da contratti di ferro, troverai sempre un’opposizione interna e/o esterna e/o laterale che ti dirà “perché a me sì e a quello no?”. Sicché finisci per tagliare l’inevitabile (come l’elefantiaco e inefficiente sistema pensionistico) e il casuale (chi protesta meno rumorosamente e non ha santi in paradiso).

Potresti poi volere stimolare la crescita: se il Paese cresce da 100 a 110 (in termini reali) e tieni ferma la pressione fiscale diciamo al 50%, le tue entrate, in termini assoluti, crescono da 50 a 55, dunque ti basta non spendere troppo di più da un anno all’altro per trovare risorse per tagliare le tasse, e per davvero. Il problema è che, anche qui, una grossa parte dell’economia si appoggia allo status quo. Qualche esempio: esistono corporazioni più o meno informali che vivono di inefficienti rendite di posizione e contrastano in ogni modo liberalizzazioni che ci darebbero crescita praticamente a costo zero. Teniamo poi in vita aziende cotte e stracotte con tanti di quei soldi che se le lasciassi fallire potresti comprare un appartamento a ogni lavoratore licenziato. Anche qui, insomma, ti tocca sorbirti interventi a gamba tesa che ti lasciano steso a terra.

E se anche dovessi trovare un tesoretto (come i risparmi sugli interessi sul debito pubblico a seguito dell’entrata nell’euro), quasi certamente troverai un modo per sprecarlo aumentando la spesa corrente.

Tutto questo non è un’astrazione, ma la storia d’Italia degli ultimi vent’anni, ovvero da quando è finita l’illusione che si può crescere stampando banconote e costruendo una montagna di debito pubblico che siamo sempre meno in grado di ripagare.

Tutti i partiti affermano di voler tagliare le tasse nella prossima legislatura. Meraviglioso, ma qualcuno vuole pure spiegarci in che modo, concretamente? Perché dovrei credere che il prossimo governo, probabilmente di centro-centrosinistra, non farà la fine dell’Unione, visto che ci sarà un centro che vuole abbassare le tasse riducendo il welfare (chissà come) e una sinistra che vuole aumentare il welfare (chissà come) con una patrimoniale che o colpirà il ceto medio o darà gettito minuscolo, a seconda di come verrà declinato? Ma soprattutto, perché non si rivolge a Berlusconi la domanda “con quali soldi, presidente?”. Vuole fare il ministro dell’Economia? Incalziamolo con questa domanda finché non si alza e se ne va, perché sono piuttosto sicuro che una risposta non ce l’ha, a parte la solita retorica insipida, quella di far pagare le tasse a evasori e mafie.

Volendo riassumere, prima di abbassare le tasse bisogna tagliare la spesa pubblica e fare riforme strutturali, ma la Storia di questo Paese lascia intendere che questo è estremamente complicato e chi si candida a guidare il Paese nei prossimi anni dovrebbe cominciare a far di conto con questa difficoltà già da adesso. Qualsiasi promessa di taglio delle imposte che ignori questo percorso logico è una promessa che nel giro di pochi anni le tasse saranno ancora più alte.

E non è un’astrazione teorica o un “ce lo chiede l’Europa”: è la storia d’Italia e della sua mediocre classe dirigente.

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4 Comments

  1. ciao , penso che sulla corruzione totalitaristica della classe politica , a prescindere dai vari partiti, non ci siano dubbi , mi viene in mente oggi come oggi la lotta di classe di marx che risulta veramente evidente alla fine di quest’ultima crisi economica , che rispecchia l’ulteriore distribuzione di ricchezza dai sempre più poveri ai sempre piu ricchi(1% della popolazione mondiale ).
    le tasse? ovvio che se tagliano qualcosa la riprendono da qualcos’altro, in particolare se monti venisse eletto insisterebbe su aumentare le tasse sugli immobili e sui beni mobiliari , mentre favorirebbe dipendenti e sopratutto imprese per rilanciare la produzione , ma il concetto di tassa in un sistema capitalistico privato a me pare francamente una contradizione assurda, se viviamo in un sistema basato sulla proprieta privata perche dovrei pagare il 60% di tasse ad uno stato autarchico? allora non siamo piu in un regime capitalistico?, perchè i servizi che ricevo dallo stato sono scadenti ed inefficenti rispetto a cio che pago di tasse? dire colpa dell’evasione è una scemenza vera e propria , per cui il problema delle tasse per la loro natura istituzionale andrebbe già riformulato in toto , la tassa è peggio del regime schivista di cui parlava marx in rapporto ad capitalista e proletario, noi schiavi dello stato dobbiamo lavorare per mantenerlo?
    per cui e chiaro che andrebbe riformato il sistema sociale a partire dal sistema eletterole ed anche che la prima cosa che bisogna tutelare al massimo sono i cittadini , la moltitudine , poi viene tutto il resto .
    debito pubblico 2000 miliardi? pensa a tutta la moneta stampata dalla bce e dalle banche commerciali che ci caricano un 5% d’interesse come interessi , che tutti noi dovremmo pagare
    oggi come oggi il vero problema non sono le tasse , ma il fatto di vivere in un sistema economico assassino direi , tutto il debito pubblico è l’interesse passivo che i popoli devono corrispondere alle banche private , ed e una cosa scandalosa , dovremo uscire dall’euro e ristampare la moneta sovrana anche a rischio di andare in recessione e svalutare la lira
    trovo vergognosa questa società capitalistica sprezzante dell’umanità , in cui utopici sono diventati per fino i diritti umani che soccompono alla produzione infinita di ricchezza dell’elite
    rivoluzione? sono pericolose si preferiscono le riforme , sempre che al governo ci vada qualcuno del popolo

    1. Il signoraggio è fuffa, arma di distrazione di massa.

      Il problema è lo Stato e l’Europa da riformare, servono soldi, ma nessuno si sforza di trovarli. Forse Bersani si sta ponendo il problema, ma nulla più.

  2. Tutto corretto, ma vorrei sottolineare un punto. Berlusconi ha
    reintrodotto l’ICI, sotto forma di IMU, a partire dal 2014. “Avete
    capito bene” (cit.), a partire dal DUEMILAQUATTORDICI, ossia a partire
    dalla legislatura successiva.

    Esattamente come fece con la
    riforma pensionistica di Maroni, quella dello “scalone”. Approvata nel
    2004, avrebbe avuto corso dal 2008. Ancora una volta, a partire dalla
    legislatura successiva.

    Direi che questo è un aspetto non
    secondario dell’azione politica della “destra”: fare le riforme a metà e
    lasciare consapevolmente agli avversari il ruolo di rabberciarle, per
    potergliene intestare la colpa poi. Qui siamo oltre la mediocrità: qui siamo alla criminalità pura.

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