Sapete che Google paga 8 milioni di tasse su ricavi di diversi miliardi? No? Beh, il giochino è abbastanza semplice: Google crea una società in Irlanda, da cui dipendono poi altre società Google nei vari Paesi europei. In queste ultime società (per esempio in Italia) registra i costi della sua attività, riducendo (o anche azzerando) la base imponibile, sicché Google in Italia paga poco e niente in tasse. I profitti, invece, prendono la via dell’Irlanda, dove sono tassati al 12,5% (in Italia l’aliquota sui profitti è più che doppia, e il carico fiscale totale sulle imprese sfiora il 70%). Fatto ciò questi bei profitti già tassati se ne vanno nei Paesi Bassi, alle Bermuda e infine nelle casse della casa madre.
Tutto ciò è legale? Sì, e infatti lo fanno un po’ tutte le grandi società, ovvero piazzano la propria sede principale nel Paese dove si pagano meno tasse. Potrebbe farlo pure il salumiere che ho sotto casa, ma converrete che non conviene aprire una holding a Dublino per gestire un market di 100 metri quadrati.
Dunque Google è presente sul mercato italiano, ma è abbastanza grande da non dover pagare tasse in Italia, in modo perfettamente legale. Anche il salumiere è presente sul mercato italiano, ma è troppo piccolo ed è costretto a pagare le tasse in Italia. Le tasse sono qualcosa di molto inefficiente (per quanto necessarie) e le persone si sforzano naturalmente per pagarne il meno possibile, ed è abbastanza ovvio che nel momento in cui trovano un buco nelle normative fiscali, esse si ci infilino (Steve Jobs, per evitare di mettere la targa sulla propria auto, la cambiava ogni sei mesi con un modello uguale; i ricconi vendono il SUV a società di leasing estere e poi lo noleggiano, fregandosene del codice della strada, perché le multe non gli arriveranno mai; metti una tassa sulle barche? Le barche vanno all’estero, eccetera. E stiamo parlando di elusione del fisco legale, ma che riguarda comunque oggetti reali, tangibili).
La magia fiscale di Google, invece, ci ricorda che i capitali, i soldi, il denaro sono qualcosa di molto, molto più sfuggente di un SUV o di una barca, e che trasferirli da un lato all’altro del pianeta per sfruttare opportunità di investimento o per essere tassati meno non costa nulla ed è quasi istantaneo.
Una Tobin Tax applicata ad un’area circoscritta, come l’Italia o solo una parte finanziariamente piccola dell’Europa (ovvero escludendo Londra), implica che chi può (le grandi mani, i grandi “speculatori”) potrà trasferire i propri capitali laddove la Tobin Tax non esiste, mentre essa verrà pagata dai più piccoli, ovvero dalle imprese e dai consumatori, i quali si vedranno scaricare la Tobin Tax sul proprio mutuo o sul proprio prestito o sulla propria assicurazione. Alle grandi mani la Tobin Tax farà un baffo.
Un esempio concreto. Ieri la Camera ha approvato un ordine del giorno che impedirà al governo di esentare le transazioni sui derivati fatte dalle banche. Giù subito tutti a dire: “bravo Boccia, facciamoglielo vedere a ‘sti ladri speculatori massoni”, odg approvato all’unanimità e i soliti boccaloni populisti ad applaudire a giornali unificati. Peccato che alle banche la norma non farà né caldo né freddo: se speculavano coi derivati, queste banche si limiteranno a trasferire la loro unità di speculazione in Germania o a Londra in modo perfettamente legale e ciao ciao Tobin Tax; se invece usavano i derivati in modo lecito, ovvero a fini di hedging (copertura dei rischi), le banche non dovranno fare altro che girare i costi al proprio cliente (mah, forse in questo modo finiranno per strozzarli, i clienti, ma in fondo, se non importa allo Stato, perché dovrebbe importare a loro? Tanto mal che vada lo Stato nazionalizza tutto. A spese nostre).
E quant’è lo 0,05% di niente, caro Boccia?
La soluzione alla magia fiscale di Google è sotto gli occhi di tutti, ovvero una disciplina fiscale a livello comunitario, in cui tutti e 27 i Paesi si accordano per evitare questa evasione perfettamente legale. Ma basta un solo Paese che dica di no, tipo l’Irlanda, e puff, il castello di carte crolla, e tutto resta come prima, almeno finché non butti fuori l’Irlanda dall’UE. E questo comunque non impedirà a Google di tentare altri magheggi fiscali, perché ci sono altri Paesi del mondo in cui si pagano poche tasse. E la soluzione finale sarebbe una disciplina fiscale di livello globale (una specie di ONU per le tasse, voi ci credete?).
La soluzione al problema Tobin Tax è la medesima, ma con una difficoltà aggiuntiva. È sufficiente che la tassa sia globale o quantomeno europea per evitare fenomeni di fuga fiscale. Purtroppo però, a differenza di Google, l’attività sui mercati non è così “reale”, ed è difficile da tassare sul territorio. L’esempio concreto è quello dello Stamp Duty del Regno Unito, ovvero un’imposta di bollo sulle azioni: la risposta della comunità finanziaria fu la creazione dei CFD, sicché si potevano avere in mano azioni senza averle in mano per davvero. Così accadrà pure per la Tobin Tax: non posso scommettere sulle azioni della FIAT? Si aprirà un mercato opaco in cui si potrà speculare sul prezzo delle azioni senza averle in mano, e pertanto non tassabile. Ah, ho usato il futuro? Scusate, ho sbagliato: quei mercati opachi ci sono già.
Questo implica che se la Tobin Tax viene applicata solo dall’Italia o solo da un gruppo ristrettissimo di Stati, in assenza di controlli sui capitali in uscita (che violerebbero una trentina di Trattati europei), i soldi dei grandi speculatori, delle banche, eccetera faranno come i soldi di Google: se ne andranno all’estero dove continueranno la propria attività senza pagare un euro di tasse.
Chi invece continuerà a pagarle sarà il salumiere che fino all’altro ieri applaudiva ubriaco alla Tobin Tax e che oggi, grazie alla Tobin Tax, si ritrova il prestito per la salumeria, il mutuo sulla casa e l’assicurazione sui suoi beni più costosi di prima. Non solo, ma dovrà pure pagare più tasse (IRPEF, IRES, IVA, IMU) per riempire il buco lasciato dagli “speculatori” che sono andati all’estero e che prima pagavano le tasse qui. Il danno, la beffa e l’ombrello dove non batte il sole.
Dice il PD che la Tobin Tax è una tassa di civiltà. Sì, ma da Ancient Régime.
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