Lo swap sui titoli greci è stato un successo. Si trattava di uno scambio (swap, appunto) in base al quale chi aveva prestato 100 euro al governo greco doveva decidere se accettare di perderne più di 50 o di perderli tutti, visto che la Grecia è di fatto in default, anche se non (ancora) dichiarato (le agenzie di rating se ne stanno rendendo conto solo in questi giorni, con ritardo di mesi, alla faccia dei complottisti). La stragrande maggioranza ha optato per la prima alternativa (ovviamente), trascinando con sé (per via della cosiddetta CAC – clausola di azione collettiva) quasi tutti gli altri debitori privati (banche, risparmiatori, investitori, speculatori, tutti) che non hanno aderito (perché non ne sapevano niente o perché pensano che la Grecia pagherà [risate registrate]). Un saluto ai cospirazionisti in salsa “morte alle banche”: queste ultime, pur dominando il mondo, hanno perso un centinaio di miliardi prestati a un branco di parassiti evasori al gusto di feta.
Si attende poi di sapere, nel pomeriggio, quali contraccolpi ci saranno a questo default pilotato: è probabile che scatteranno le assicurazioni contro il default della Grecia, i cosiddetti CDS, con conseguenze non ancora ben chiare, visto che parliamo di titoli con un nozionale che di diverse decine di miliardi di euro, non regolamentati, sparsi chissà dove.
Ma intanto la Grecia è salva e via ai fuochi d’artificio. Sarkozy ostenta soddisfazione per un salvataggio simile a quello che salvò euro e Grecia nel maggio 2010, di cui si prese il merito il vecchio Silvio. E anche stavolta l’unico commento possibile è «sì, come no»: la Grecia è già stata salvata un paio di volte negli ultimi due anni, e non si vede motivo per il quale questa debba essere l’ultima, visto che l’economia greca continua a sprofondare in allegria. Infatti già si prepara un terzo piano di aiuti alla Grecia, previsto entro un anno: oltre ad altro cash (di soldi pubblici) da versare ad Atene, ci sarà pure, con buona probabilità, un altro swap, che porterà al taglio del debito detenuto dagli Stati in vari modi, per cui saranno ancora i cittadini europei a pagare l’inettitudine criminale greca. Ormai il salvataggio della Grecia è come la Pasqua: non hai la più pallida idea di quando avverrà fino a una settimana prima, ma sai che avviene una volta l’anno.
Insomma, il 2012 sta passando da “anno della verità” ad “anno dell’attesa”, come lo era il 2011 per il 2012. I soldi freschi di Draghi hanno contribuito a comprare tempo, ma la coperta si accorcia sempre più, il giorno della resa dei conti dovrà pur arrivare. Il Portogallo scricchiola, la Spagna ha qualche linea di febbre, l’Italia aspetta il ritorno della politica sanguisuga che c’era prima di Monti con una recessione ben lontana dal terminare, almeno a giudicare dal tracollo della produzione industriale, come certificato dall’ISTAT giusto oggi.
E ancora non si vede un accidenti di piano decente perché qualcosa come la crisi attuale non si ripeta più. Anzi, siamo pieni di ricette che ci vogliono attaccati a un passato da età dell’oro falso (quella dei babyboomer oggi ancora al potere, quelli che si sono arricchiti creando debito pubblico che oggi siamo chiamati a pagare) o addirittura da Grande Depressione (il vincolo al pareggio di bilancio che si vuole anelastico al ciclo economico… semplicemente follia).
Come al solito, non si tratta di pessimismo cosmico, ma del solito pungolo a ricordare che la polvere puoi metterla sotto il tappeto per un po’, ma prima o poi la devi pure buttare. Gli errori si pagano, in due modi: o pian piano, in modo ordinato e con una certa dose di senno, oppure con fuochi pirotecnici brevetto Molotov. Liberi di scegliere, ma fino a un certo punto, superato il quale tutto detona.
Photo credits | Fcb981 (Own work) [GFDL or CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons
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