Guardare il dito di S&P o la luna di questa tragedia?

Gli addetti ai lavori sanno bene che le agenzie di rating, in questo caso, hanno ragione, e anzi, sono molto in ritardo. La crisi europea è infatti ben lontana dall’essere risolta, per due ordini di ragioni, una nazionale, l’altra europea. Di queste ragioni si parla ormai da mesi, se non da anni, ma i governi europei hanno preferito gridare alla speculazione piuttosto che affrontare una situazione pericolosa, ma non ancora tragica. Si pensi alla gestione della crisi greca, assolutamente dilettantesca, per non dire pazza: la Grecia poteva salvarsi da tempo, a patto di avere il necessario buonsenso. Non ce n’è stato punto. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: in questi giorni la Grecia si avvia a forzare le trattative (e quindi va verso il default), mentre l’Europa, prima di salvare la Grecia, dovrà salvare il fondo europeo salva-Stati che doveva salvare la Grecia.

Colpa delle agenzie di rating anche questo? Non si direbbe. Vediamo dal punto di vista degli Stati: molti Paesi europei hanno sempre più evidenti squilibri di finanza pubblica. Il debito pubblico cresce più velocemente del PIL (ammesso che quest’ultimo cresca), e la risposta che è stata data è l’imposizione di una manovra incredibilmente prociclica, che cioè favorisce l’approfondirsi della recessione ormai in atto. Si prenda il caso dell’Italia: le tasse sono state più e più volte aumentate negli ultimi mesi pur di tenere in equilibrio le finanze, ma di misure per la crescita si comincerà a parlare solo fra qualche giorno. S&P’s avrebbe dovuto tenerne conto? Sì, e lo ha fatto. E ha evidenziato i dubbi circa l’efficacia dell’attuazione della cosiddetta “fase 2”: la fase 2 riguarda la dissoluzione dei privilegi di casta, di caste che mettono le mani nelle tasche di chi casta non è (titolari di reddito fisso, precari, disoccupati, eccetera), però nel momento in cui si comincia a parlare di distruggere tutti questi tumori, subito emerge la metastasi, e tutti (avvocati, notai, farmacisti, tassinari, banche, petrolieri, grandi monopoli, mafie, eccetera) rispondono che prima bisogna toccare i privilegi di qualche altra casta, poi forse si potrà avere udienza. E la politica appoggia ora questa ora quella categoria. In questa situazione, in cui il Paese non riesce a rendersi conto della fatalità della crisi in atto e continua a ciarlare e a difendere i parassiti (evasori montanari compresi), come potrebbe S&P’s consigliare ai propri clienti di essere ottimisti sull’Italia?

E veniamo infine al punto di vista europeo. C’è un’anomalia evidente: perché l’Inghilterra, che sta messa peggio della Francia, mantiene la tripla A? La risposta è ovvia: l’Inghilterra ha una banca centrale con pieni poteri di banca centrale, mentre la Francia ha la BCE, che invece non ha tali pieni poteri, e anzi è oggetto di un pericoloso shibari da parte dei tedeschi. Altrettanto ovvia la conseguenza: l’Inghilterra può attuare una politica fiscale restrittiva (prociclica), poiché la sua banca centrale potrà stampare moneta e quindi attuare una politica fiscale espansiva (anticiclica) che può contrastare gli effetti depressivi della manovra fiscale. La Francia e gli altri Paesi europei no. Visto che l’uscita dall’euro comporterebbe la benzina a cinque euro e il caffé a tre (ovvero una catastrofe che si sentirà nei secoli futuri), occorrerebbe che la BCE avesse pieni poteri. Ma c’è un Paese che fa il primo della classe e dice no a questa soluzione.

Questo Paese è la Germania, ed è il Paese che ha cannibalizzato l’Europa: quasi tutti i Paesi europei sono in deficit sulla bilancia commerciale, mentre la Germania ha un surplus quasi speculare. In altre parole, la Germania si arricchisce, gli altri Paesi si impoveriscono. In un’unione vera (come gli Stati Uniti), oltre a una banca centrale vera, ci sarebbero anche meccanismi volti a perequare queste differenze, e pure molte altre. Occorre dunque un’Unione Europea più forte, che tenga conto non solo dei problemi di bilancio, che non chieda ai Paesi solo di alzare le tasse (che è la scorciatoia verso la morte), ma che si faccia garante del riequilibrio di tutti gli squilibri dell’Eurozona, senza permettere a un Paese di cannibalizzare gli altri.

I Paesi europei hanno capito tutto questo? La risposta è no, e c’è il pericolo che non lo capiranno finché non si sarà a un passo dall’apocalisse, ovvero troppo tardi. E di fronte a questa incapacità di capire il problema, non si può che essere pessimisti circa il riuscire a trovare una soluzione. Le agenzie di rating indicano la luna, sarebbe ora di cominciare a smettere di prendercela con il dito.

Photo credits | Jahn Henne. (Own work) [GFDL or CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

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4 Comments

  1. – due etti di titoli salsiccia, grazie
    – ho fatto due etti e mezzo, che faccio signo’, lascio?
    (le mie scuse, poi leggo con calma:)

  2. Ma sti tedeschi perchè fanno così?? Hanno fior di economisti (presumo), hanno la BCE: tutti con problemi di vista?

    1. Non vogliono pagare quella che credono sia colpa di altri Paesi (ma non è così) e temono un’inflazione weimeriana (che portò Hitler al potere).

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