Dopo 50 dico 50 (sarebbero 500, ma poi ho preferito perdere tempo a scrivere cose più serie) pietre miliari in cui mi incazzavo per la scarsa professionalità dei giornalisti italiani, riapro la rubrica sperando che segni davvero una pietra miliare per la professione.
Un applauso a Laura Longo, che da quanto posso capire è una stagista in servizio presso Repubblica.it, per questo articolo, scritto come da manuale di giornalismo, senza tuttavia lasciare in bocca un sapore stantìo: notizia (5W1H), background, reazioni, approfondimento, ovvero
- (Oggi, sott. (( Quando?)) ) La Camera (( Chi )) risponde (( Cosa? )) con una nota (( Come? Dove? )) a Iacchetti… (notizia);
- …che aveva mandato affanq la casta (( Perché? )) (background);
- risposta del portavoce di Brunetta (reazioni);
- infine “fatti, non pugnette” (cit.): i 33 assunti denunciati da Iacchetti non sono “figli di Fini”, bensì “figli di Berlusconi”; e che comunque La Russa le Maserati le ha comprate (approfondimento).
Giusto due parole di doveroso elogio, perché se ne scrivo quattro, rischio di commuovermi.
(I lettori meno anziani di questo blog forse non possono capire il perché di questo pezzo, dunque ci aggiungo un po’ di background: un terzo di ciò che leggo in rete sono articoli di grandi giornali e di agenzie italiani. In quasi tutti il manuale del giornalista [talvolta pure la grammatica] viene sistematicamente bruciato o quanto meno interpretato liberamente, ma la notizia viene comunque data; nulla di male ad essere elastici, ma in alcuni casi (ne ho documentati una cinquantina, appunto) l’elasticità sconfina nell’assenza o nella dissimulazione della notizia.
Un articolo scritto male, ma che riesce comunque a dare una notizia, è semplicemente brutto giornalismo; un articolo scritto male e che non dà notizie [compresi i casi in cui si afferma il falso] è cattivo giornalismo e in quanto tale nocivo per la formazione della pubblica opinione.
Rivedere dopo non so quanto tempo un articolo completo e fresco certo mi mette di buon umore)
Photo credits | flowcomm [CC-BY-2.0], attraverso Wikimedia Commons
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