Il decreto sviluppo continua farsi attendere: rimandato ormai da quest’estate, fino al 6 ottobre lo aspettavamo per il 20 e adesso lo aspettiamo per fine mese. Il Paese continua ad avviarsi verso la recessione, mentre qui ci ostiniamo a parlare di due scemenze.
Una è il pareggio di bilancio: non che sia cosa cattiva, ma preferisco un piccolo deficit se questo serve a dare un piccolo boost all’economia. Il pareggio di bilancio a suon di aumenti di tasse e tariffe è il male perché ci porta in depressione.
La seconda è il condono, che continua regolarmente a riemergere, senza che nessuno ricordi che il condono è parte del copione della tragedia greca, se consideriamo che la rinuncia da parte della Grecia a pretendere le tasse che le spettavano a furia di condoni (l’ultimo alla vigilia del crack, appunto) è uno dei missili che hanno distrutto le finanze e l’economia elleniche. Un altro missile sono i conti pubblici falsificati, che noi non abbiamo, per quanto ne sappiamo. Ma qualcuno già insinua il contrario.
Lo spread oggi è risalito a 391.
L’opposizione italiana continua ad andare allo sbaraglio: ieri hanno perso le elezioni in Molise. Che non sarebbe neanche chissà che, ma invece di chiedersi “dove abbiamo sbagliato?” (sul fatto che non hanno uno straccio di programma, tanto per cominciare), se la sono presa con i grillini, che mi stanno sulle scatole, ma non certo perché partecipano alle campagne elettorali e si fanno votare. La colpa è del PD e degli alleati, che sono ancora nebbia, e se vincessero le elezioni politiche, rebus sic stantibus, porterebbero tale nebbia al governo. Va scelto un leader e un programma. Ma subito.
Intanto la Francia continua a sovrastimare la propria forza, il che significa che si sta rendendo sempre meno cosciente dei propri problemi. In altre parole, le cose in Francia stanno andando peggio del previsto e questo si ripercuote sui salvataggi dei PIIGS, che diventano sempre più costosi. E più impossibili. Informate Lupi, Ferrara e gli altri analfabeti che i rally al rialzo sono tipici di mercati che non hanno ancora raggiunto il fondo.
E uno sguardo al movimento degli indignati. Come detto in tutto il mondo si è protestato pacificamente, ad esclusione che in Italia. Ma non è l’unica differenza. Mentre gli indignados de nontri (quelli pacifici, beninteso) continuano a farneticare di cancellare il debito pubblico, di Argentina, di “a morte l’euro”, di signoraggio e cretinerie varie, gli indignados all’estero fanno proposte più concrete e soprattutto che abbiano un senso, mentre quelle che pure possono avere un senso (e ce ne sono) nel “nostro” movimento indignato vengono soffocate dalle sciocchezze. Le immagini che ho inserito nell’articolo dovrebbero dire tutto: aggiungerei che scemenze grandi come quelle che ho visto e sentito fra gli indignados italiani all’estero non ne ho viste.
Il problema italiano non è solo top-down (dalla politica al Paese reale), come in tanti Paesi del mondo, a cominciare da quelli europei, ma è, più tragicamente, anche bottom-up (dal Paese reale alla classe dirigente anche non politica), il che rischia, semmai riuscissimo ad avere dirigenti assennati, di tagliare le gambe alle riforme necessarie in nome di una vendetta che si ripercuoterà non certo sugli “speculatori” (che non esistono) né sul’1% (che al massimo rinuncerà a uno yacht), bensì sul rimanente 99%.
Il male italiano risiede nell’analfabetismo economico [chissà quanti dei centomila sapevano cos’è la domanda aggregata]. Quod erat demonstrandum.
Photos taken from | Pension Pulse (1 e 2) and Wyld About Investing
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Complottismo mode on
E se questa ignoranza nel campo economico fosse voluta
e/o intrinseca nella complessità dell’argomento? 🙂
Complottismo mode off
Beh, le basi sono abbastanza semplici 😉