Euforia und Malinconia

Maß-mugSpread che tracolla del 25% fino a quota 290, borsa di Milano in euforia. Tutto bene?

Ma neanche per l’anticamera del cervello.

Lo spread crolla perché la BCE sta comprando a mani basse i BTP, di conseguenza le banche italiane, che sono la componente che guida la borsa di Milano, sono meno sofferenti.

Ovviamente questo ha un costo, e tale costo (primo e immediato, altri arriveranno) è la cessione di sovranità da Roma a Francoforte: la BCE, insieme agli altri governi, specie Germania e Francia, hanno imposto a Berlusconi di fare ciò che un governo di destra dovrebbe fare naturalmente, ma che questa destra para-socialista insiste a non voler fare.

Purtroppo per noi l’imposizione è molto blanda, e ha lasciato che il governo di Roma annunciasse il nulla nella conferenza stampa di venerdì. Berlusconi e Tremonti altro non hanno fatto che annunciare l’anticipo della manovra “più tasse per tutti, ricchi esclusi”, l’introduzione del vincolo di pareggio di bilancio in Costituzione (allarme: Tremonti non è un economista, qualcuno gli ricorderà che tale pareggio deve essere sufficientemente flessibile per affrontare la ciclicità dell’economia?), l’introduzione del “tutto ciò che non è vietato è lecito” (che ha scatenato l’ilarità dei commentatori economici nell’influente comunità di trader su Twitter) e una riforma del mercato del lavoro di cui aspettiamo di capirci qualcosa.

Continuano a mancare i tagli alla spesa corrente, esplosa sotto Tremonti e che ha visto lo stipendio degli alti funzionari aumentare a un tasso diverse volte superiore rispetto a quello della plebaglia, alle pensioni d’oro, a cominciare da quelle dei parlamentari (per la cronaca, ogni lavoratore versa cinque-dieci volte quanto versa un parlamentare, per ottenere una pensione inferiore dopo meno anni di lavoro), ad una riforma delle pensioni che non rimandi sempre tutto ai prossimi decenni, mancano le privatizzazioni, mancano le liberalizzazioni degli ordini professionali. Poi ci sarebbero un po’ di aziende in sofferenza che non possono investire perché lo Stato deve pagare ancora fatture denominate in lire (è un’esagerazione, ma rende l’idea). Insomma, mancano misure per la crescita, e senza reddito i debiti non si pagano.

L’impressione è che l’intervento della BCE sia solo un modo per comprare tempo, più che BTP. Secondo qualcuno pochi giorni, secondo altri qualche settimana, in attesa di… boh, Godot? Io già la vedo male, con i mercati che stanno perdendo l’euforia per tornare alla malinconia: il DAX, l’indice tedesco, è sotto del 2,5% rispetto ai massimi di giornata, dell’1,8% rispetto alla chiusura del cash e di oltre il 3% rispetto alla chiusura dell’Eurex di venerdì (e la mia previsione è che scenda ancora), mentre l’indice italiano s’è già mangiato il +3,8% di stamattina e viaggia sulla parità.  Nel frattempo, sul fronte dei titoli di Stato, la Spagna continua a essere vista meglio dell’Italia, e a ragione: le dimissioni di Zapatero (che nonostante tutto lascia un Paese fortemente rinnovato e frizzante da un punto di vista economico) hanno messo in standby i mercati. Aspettiamo le elezioni e vediamo se è il caso di vendere ancora Bonos.

L’esito della crisi italiana, secondo i commentatori, non può che essere il medesimo: dimissioni di un governo da sempre fallimentare (a differenza di Zapatero), governo guidato da un tecnico (il presidente Monti è il mio preferito, ed è di centrodestra – ma centrodestra vero, quello veramente liberale-, checché ne dica Cicchitto, cui consiglio di moderare l’alcool) e che sia supportato da una larga maggioranza, per ridurre a zero l’influenza di Scilipoti e dei suoi irresponsabili amici.

Fatte le cose descritte sopra, elezioni nel 2012. E speriamo bene.

(Mentre scrivevo il DAX è sceso a -2,8% dai massimi di stamattina ed è ben impostato per scendere ancora)

Photo credits | senator86 (Own work) [GFDL, CC-BY-SA-3.0 or CC-BY-2.5], via Wikimedia Commons

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