Il bicchiere del salvataggio greco è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Znak D-20E insomma la Grecia, già tecnicamente in default, verrà lasciata fallire. Un fondo (EFSF) ripulirà la carta straccia dalle banche in cambio di titoli stampata su carta d’oro.

E già questo basta a ricordare il celeberrimo TARP, il programma americano che ripulì le banche domestiche in seguito al crollo di Lehman Brothers.

Chi paga? Gli Stati.

Poi c’è una banca particolare che ha molti titoli greci su cui accuserà sofferenze: è la Banca Centrale Europea, che dovrà essere ricapitalizzata.

Chi paga? Gli Stati, cioè noi cittadini europei.

E noi cittadini italiani che già non abbiamo quattrini: dove li prenderemo questi soldi? Staremo a vedere: questo, comunque, non farà altro che aumentare i nostri problemi. Lo stesso vale per la Spagna.

Si crea poi un problema di azzardo morale: se l’Europa fa questi sacrifici per la Grecia, lo farà anche per gli altri Paesi in difficoltà, i quali, consci di questo fatto, potrebbero perpetuare le manovre che li hanno portati sull’orlo del baratro, invece di quelle impopolari ma giuste. Continua a mancare qualcuno che faccia rispettare le regole.

Poi c’è la chicca: oggi le agenzie di rating potrebbero giustissimamente dichiarare il fallimento della Grecia (sarebbe, anzi è il nostro Lehman Brothers). Questo significa che le banche che hanno emesso assicurazione sui titoli del debito greco dovranno sborsare fior di quattrini. E via a nuove sofferenze dall’altro lato dell’Atlantico e a nuovi TARP perché ci sarà qualcuno too big to fail.

Il tutto in un quadro ancora debolissimo (basti pensare al mercato del lavoro) e pesantemente squilibrato (mentre mezza Europa è in sofferenza, il nucleo dell’Unione, la Germania, sta andando talmente forte che rischia la fusione – è per questo che la BCE ha già alzato due volte i tassi d’interesse negli ultimi mesi, calmando la crescita tedesca e deprimendo quella degli altri).

È forse finito un episodio di questa stagione, ma la saga della crisi economica è ancora lontana dal suo finale. Il 5 agosto, per dire, l’Italia, dopo una crescita dello 0,1% nel primo trimestre, potrebbe ricadere in recessione, mentre fra poco, alle 10, non mi aspetto nulla di buono dal lato dei consumi, ancora depressi (e non potrebbe essere altrimenti).

E c’è chi si rallegra per uno spread (che cos’è?) BTP/Bund a 250 (a momento a 225): basta guardare questo grafico per capire che la strada per la tranquillità è ancora lunga.

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