Oggi 21 maggio 2011 è il giorno del giudizio: S&P ha detto che se l’Italia non fa le riforme (sottintendendo vere riforme, non annunci o riforme che non riformano) sarà costretta a declassarla. Per farvi capire che significa, basti dire che ci toccherà fare la fine di Portogallo, Irlanda e Grecia.
La situazione è seria, ma non grave.
Diventerà grave per un motivo molto semplice: il governo Berlusconi (che tra l’altro ha abolito le liberalizzazioni di Bersani) si regge su cricche, inciuci, corruzioni, accordi sottobanco, affari mafiosi, rendite ingiuste, monopoli legalizzati.
Per evitare il declassamento, Berlusconi domani dovrebbe dire ai suoi amici che negli anni si sono arricchiti alle spalle degli italiani: «Ragazzi, la festa è finita».
Lo farà?
No, perché a lui poco importa, per due ragioni: i) anche lui si è arricchito e si arricchisce alle spalle degli italiani; ii) non può permettersi di perdere consensi e amicizie, perché significherebbe la sua caduta politica e quindi la perdita di tutti gli scudi contro le inchieste della magistratura, sia legali che mediatici e quindi non solo la fine del suo arricchimento, ma anche e soprattutto la sua rovina economica (ovviamente solo parziale, tranquilli che il tesoretto all’estero ce l’ha).
Cosa succederà, quindi? Le solite cose:
- urla contro S&P e le agenzie che attaccano il governo proprio durante le elezioni, dimostrando il complotto komunista internazionale contro Berlusconi;
- annunci di Tremonti che dice che le cose sono a posto ma che comunque la strada delle riforme è già iniziata;
- tentativi disperati di salvare il sistema di potere corrotto congiuntamente ai tentativi disperatissimi di evitare l’apocalisse del declassamento (missione più che impossibile).
Ce la faranno? Se guardiamo indietro agli ultimi dieci anni, notiamo che Berlusconi e i suoi governi non hanno mai riformato niente (d’altro canto hanno governato per otto degli ultimi dieci anni, se avessero fatto le riforme oggi non staremmo discutendo del declassamento dell’Italia), e nulla lascia sospettare che stavolta abbiano intenzione di fare davvero il bene del Paese.
In ogni caso, non c’è da preoccuparsi: se l’Italia dovesse implodere, basterà prendere il vostro jet privato e recarvi in una delle vostre ville ai Caraibi a godersi una meritatissima pensione.
Come dite? Non avete jet privati e ville ad Antigua?
Ah già, voi non siete Berlusconi, voi vi accontentate di un panino davanti al Tribunale di Milano cantando “Meno male che Silvio c’è”.
Photo credits | Jo Naylor
Dobbiamo cominciare a fare come le squadre organizzate che raccolgono elemosina? 5 per ogni piazza di Milano, Roma, Torino ?
Tu dici che serve?
Non lo sò, ma mi sembra l’unico lavoro sicuro ormai.