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Estradizione negata per Battisti. Eh, ma io l’avevo detto

Il presidente brasiliano Lula ha deciso che Cesare Battisti, condannato per vari omicidi, non può essere estradato in Italia perché sarebbe perseguitato politicamente. Sapevamo che quanto a diritti umani, in Italia, siamo percepiti, se non messi, male, adesso ne abbiamo una conferma “diplomatica”.

Leoman tempo addietro raccontò la storia del fuggitivo.

Io mi limito a ribadire (qui l’articolo del 27 gennaio 2009) che la decisione di Lula non poteva che essere quella: da anni, ormai, gli esponenti del nostro governo similfascista si fanno venire la bava alla bocca ogni volta che si parla di Battisti. La Russa è più volte scivolato nella sua propria saliva, mentre gli veniva l’acquolina pensando al fatto di potere sbattere dentro un terrorista rosso. Cos’abbia di speciale questo tizio rispetto a tanti altri assassini non si è capito.

L’ipotesi che Battisti, se estradato, verrebbe trattato con “particolare” riguardo è corroborata poi dal fatto che quando si trattò di estradare un altro terrorista, sempre dal Brasile, gli esponenti del solito nostro governo similfascista hanno a stento inarcato un sopracciglio.

Ah, ho detto che si tratta di un terrorista nero? (Articolo del 14 marzo 2009). Non ho sentito più il suo nome da allora: alcuni terroristi sono più uguali degli altri?

Quindi se Battisti non sconterà la sua condanna per i crimini che ha commesso, la colpa non sarà del Brasile, che si è limitata ad applicare la propria legge e il trattato con l’Italia del 1989, bensì dei nostri ministri e parlamentari, che con il proprio livore scomposto hanno fatto percepire al mondo che in Italia i diritti politici sono poco più che una dichiarazione d’intenti.

Photo credits | (Screenshot) Sage Ross (Opera propria) [CC-BY-SA-3.0 o http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html“>GFDL], attraverso Wikimedia Commons

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