Una classe politica italiana inetta ha regalato la libertà a Cesare Battisti

Si parla tanto dell’indignazione perché il Brasile non ha permesso che l’Italia accolga Cesare Battisti come merita. Tutta colpa del Brasile? No, il Brasile non ha nessuna colpa: ha applicato la legge locale.

Io invece la colpa la vedo nella classe politica italiana che ha prestato il fianco al Brasile, ha aiutato Cesare Battisti a farla franca. In due modi.

Il primo è, diciamo, strutturale: il fatto di essere costantemente in una campagna elettorale da quindici anni a questa parte. Abbiamo un coglione che ogni tanto se ne esce fuori con questa cosa dei comunisti che bollivano i bambini e che porta terrore, distruzione e morte.

Il secondo è il fatto di utilizzare il caso Battisti per fare campagna elettorale, di politicizzare il suo caso: tutti a dire “Cesare Battisti è un terrorista”, manco fosse Bin Laden a Tora Bora. Un po’ come dire che tutti gli islamici sono terroristi tagliagole, allo stesso modo tutti i comunisti sono terroristi mangiabambini.

Battisti non è un terrorista. È stato un terrorista, ma non lo è più da decenni. Oggi è uno scrittore affermato, e uscirsene fuori definendolo terrorista significa dare a una connotazione politica a un caso che non lo è: Battisti è un assassino. Punto. Non c’è più niente di politico, ai giorni nostri.

La classe politica italiana crede di vivere in una bolla impenetrabile, dove controllano i media e i cittadini sanno solo quello che loro vogliono. Ma all’estero ci guardano, come noi guardiamo loro. E non puoi controllare la BBC, la CNN, le televisioni francesi, tedesche, brasiliane, eccetera. Se Berlusconi attacca i comunisti ogni weekend per fare campagna elettorale, all’estero lo sanno, lo commentano. Se i politici vanno in tv a raccogliere consensi agitando e distraendo le folle come faceva Bush dopo l’undici settembre e a dire “noi prenderemo questo terrorista”, all’estero lo sanno, lo commentano. Manca solo l’apertura di Guantanamo sull’Isola d’Elba e facciamo l’en plein.

In Brasile hanno fatto semplicemente due più due: in Italia al governo c’è gente che odia i comunisti; in Italia c’è gente che nutre un odio profondo per una persona che, pur essendo un assassino, viene percepito prima di tutto come terrorista. Un terrorista comunista. Me li immagino gli avvocati di Battisti: “guardi, signor giudice, il presidente del consiglio odia i comunisti, quest’altro politico lo chiama terrorista, nei telegiornali vediamo gente che sbava chiedendo il cadavere di Battisti come se fosse Bin Laden, ma lei sa bene che il mio cliente da trent’anni è un cittadino modello e scrittore di successo. Questa persecuzione, questo accanimento ha sicuramente connotati politici”.

Ecco come si permette a un assassino di farla franca. Quando la classe politica è inetta e pensa solo al consenso attraverso le parole prima che con i fatti, anche un pluriomicida può godersi il carnevale di Rio.

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