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La bandiera rossa in cima a Palazzo Madama

È appena terminato il dibattito al Senato sulla mozione di sfiducia, e c’è una cosa che va sottolineata.

Ogni senatore del PdL (tranne forse un paio (( Tipo Pera, che però ha sbagliato le addizioni. )) ) ha fatto, in modo più o meno esplicito, riferimenti al comunismo, vagheggiando sempre che se Berlusconi dovesse cadere, noi ci ritroveremmo coi carri armati dell’Unione Sovietica in piazza del Quirinale.

Ovviamente lo ha ripetuto anche Berlusconi stesso nel corso della sua replica.

Non servirebbe neanche ricordare, come abbiamo visto ieri, che sono 35 anni che la sinistra (ovvero il PCI) non mette in discussione l’alleanza atlantica. E che risale a trenta anni fa (1981, lo vedremo fra qualche settimana nelle pillole) lo strappo da Mosca (( Non fu un vero e proprio strappo, in verità: l’allontanamento fu lento, ma progressivo e costante. )) che fece Berlinguer a seguito della crisi polacca che aprì la strada verso la (mai compiuta (( Da vent’anni PDS-DS-PD non è né carne né pesce, ma certamente non è mai stato comunista, basti pensare a D’Alema (e questo, paradossalmente, l’ha sottolineato proprio Pera. ) )) transizione del PCI in un partito socialdemocratico.

Gli svarioni storici espressi dagli esponenti del PdL sono tanti e non vale neanche la pena di ricordarli. Però sarei felice se parte dei soldi pubblici che vengono girati per il funzionamento del Senato venissero utilizzati per organizzare un corso di storia italiana.

Chissà che così non si riesca a cancellare l’illusione di essere entrati in una Seconda Repubblica. Le scene cui stiamo assistendo non solo oggi, bensì da mesi sono da Prima Repubblica e Berlusconi, governando ormai da dieci anni (tranne due), ne è uno degli indiscutibili protagonisti.

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