In Cile il presidente Piñera rimarrà nella storia del proprio Paese (salvo errori futuri, tipo fare il Pinochet della situazione) per avere dato lustro al Cile e fiducia nelle capacità dei cileni di affrontare le avversità per avere tirato fuori i minatori intrappolati sotto centinaia di metri di terra con una velocità (apparentemente) impressionante. Questo procurerà a lui un boost di popolarità (peccato che abbiano votato da poco), visto che i trentatré sono stati estratti dalle viscere della terra tutti vivi e abbastanza in salute, mentre ai cileni procurerà un boost di fiducia che avrà ripercussioni nel lungo periodo (un po’ come il protestantesimo e il Nord Europa, sia pure non in modo tanto marcato).
Come ha fatto? Semplice: prima (poco dopo la tragedia) ha detto che la situazione era disperata, poi che li avrebbero salvati entro fine novembre, poi che le operazioni di salvataggio sarebbero iniziate domani (venerdì 15 ottobre) e non ieri, poi che ci sarebbero volute fra le 24 e le 48 ore per tirarli fuori. Ne sono servite poco meno di 24. Normale che adesso i cileni si sentano degli eroi.
Probabilmente Piñera sapeva da tempo che le operazioni di salvataggio non sarebbero andate per le lunghe, un indizio lo si può ricavare dal discorso molto politico che ha fatto dopo il recupero del primo minatore, cui accennavo su Twitter. Ha utilizzato una pratica molto nota nel marketing: creare basse aspettative nei consumatori (gli elettori) per poi sorprenderli al rialzo. In questo modo, rimarranno fedeli alla marca per sempre (o finché Costituzione non vi separi). Unico inghippo, si prevedeva di cominciare le operazioni in prime time, ma le operazioni sono andate per le lunghe e al presidente è toccata la seconda serata.
In Italia, invece, abbiamo un cretino che alza le aspettative una volta al mese e se ne esce ogni tanto con sparate epocali (tipo che sconfiggeremo il cancro in tre anni). Questo crea aspettative elevatissime, impossibili da rispettare, cosa che non solo avrà effetto di lungo periodo su Berlusconi (a cui comunque non interessa: il duce-sega è vecchio, e il suo lungo periodo sono i vermi che ne evitano il cadavere di cerone), ma pure sulle istituzioni tradizionali, che verranno viste come inefficaci. Un gioco che vale per Berlusconi, che ha bisogno di consenso subito per potersi costruire uno scudo contro i processi, ma non per il Paese, che ha bisogno di una visione di lungo periodo.
Piñera, tycoon cileno, ha utilizzato le leve positive del marketing per fare i suoi interessi e quello dei cileni, e per questo è un grande leader. Berlusconi, tycoon italiano, invece, è un leader solo in virtù del suo denaro, con cui può comprare gli alleati, e che tra l’altro è stato guadagnato non per capacità imprenditorial-finanziarie (che non ha, come ha dimostrato questo studio circa Berlusconi “consulente finanziario”), ma attraverso corruzioni e finanziamenti le cui origini (mafiose? massoniche? tutt’e due?) restano avvolte nel mistero.
Siamo in pessime mani, anche nel lungo periodo. Benvenuti in Sudamerica.
Photo credits | HUGO INFANTE/GOVERNMENT OF CHILE
(Si noti che il governo cileno ha rilasciato le immagini con licenza libera)
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