Questo è ciò che stanno facendo, immaginatela come una bella donna trascinata in una roulotte e violata per mesi o come carta igienica nelle mani di Alfano mentre si trastulla col suo giocattolino, ma questo è ciò che ministri e deputati PdL e Lega stanno facendo. Uno stupro alla Costituzione.
Calderoli dice che un governo tecnico sarebbe un colpo di Stato. Alfano che sarebbe incostituzionale perché loro hanno vinto le elezioni. E tanti altri cretini a seguire.
La Costituzione, questi maiali, non l’hanno neanche letta. Un governo “tecnico” è incostituzionale quanto la madre di chi lo afferma è vergine.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: nessuno può vincere le elezioni in Italia. La Costituzione non prevede un caso del genere: prevede soltanto che governi chi ha una maggioranza parlamentare (neppure una maggioranza assoluta, ne basta una relativa).
Dire “abbiamo vinto le elezioni, quindi solo noi possiamo governare” non ha alcun senso, perché la premessa è errata.
Consideriamo il caso di un partito che “vince” le elezioni e prende 49 seggi su 100 in Parlamento. Tutti gli altri 51 partiti prendono un parlamentare ognuno. Il capo del partito Tizio sale al Quirinale perché indubbiamente (ma solo tecnicamente) ha vinto le elezioni e quindi merita almeno di provare a formare un governo. Poi però si accorge che nessuno degli altri 51 parlamentari vuole appoggiarlo. Si va al voto di fiducia e si scopre che il partito che ha vinto le elezioni non ha una maggioranza, fine primo round.
Secondo round: uno dei 51 sconfitti sale al Quirinale e dice di potere mettere assieme tutti gli altri 50 sconfitti per formare il governo. Il capo dello Stato gli dà mandato e [oh, cielo] il Parlamento gli accorda la fiducia. Lo sconfitto è il nuovo capo del governo.
Una cosa del genere potrebbe avvenire anche a legislatura iniziata, ovvero, in un primo momento il partito con 49 seggi riesce ad avere la maggioranza grazie all’appoggio di almeno un paio di parlamentari sconfitti. Poi però la maggioranza si frantuma e una parte dei deputati passa all’opposizione, ora maggioranza e pronta a formare un nuovo governo.
E tutto questo sarebbe assolutamente legale e senza smentire la volontà popolare. Se quei 51 sono andati in Parlamento vuol dire che il Popolo li ha voluti lì, al pari degli altri 49. E se quei 51 riescono a mettersi d’accordo, pur avendo tecnicamente perso le elezioni, hanno il diritto e il dovere di governare perché così ha deciso il Popolo nelle forme e nei limiti della Costituzione. Punto. Ogni obiezione è una menzogna.
A voler essere cavillosi, possiamo pure dire che la volontà popolare ha deciso che PdL+Lega sono in minoranza, visto che han preso molto meno del 50%+1 dei voti, e che hanno una maggioranza parlamentare solo grazie ad una legge elettorale fascista. Ma la Costituzione non lo vieta, quindi è “giusto” che essi l’abbiano e governino. Finché possono. Altrimenti a casa e avanti un nuovo governo, se c’è, e solo poi le elezioni. Questo dicono lettera e prassi della Costituzione.
O vale solo quando fa comodo?
Quindi lasciate perdere la retorica populista: a parte che le elezioni, tecnicamente, voi fascistoidi non le avete neppure vinte (ma la legge è legge, anche se è un Porcellum, e la rispetto), rimanete al governo fintanto che avete una maggioranza che vi supporti. E se non ce l’avete, se ne cerca un’altra; e se ciò non è possibile, e solo allora, il Capo dello Stato indirà le elezioni. Così funziona in Italia: provate a rispettare le regole, una volta nella vita.
I padri costituenti non erano mica dei fessi: lo sapevano che gli italiani, che raramente hanno [abbiamo] brillato quanto a capitale sociale, prima o poi avrebbero rimandato al governo un tizio che con un po’ di belle parole, promesse vane e tanta violenza [fisica o verbale, poco importa] avrebbe portato il Paese al disastro politico, culturale, sociale, economico. Ed infatti, dopo l’assaggio di Craxi, è arrivato Berlusconi.
Allora i Costituenti approvarono un ordine del giorno firmato da Tomaso Perassi, che diceva:
La seconda sottocommissione […], ritenuto che né il tipo del governo presidenziale né quello del governo direttoriale risponderebbero alle condizioni della società italiana, si pronuncia per l’adozione del sistema parlamentare, da disciplinarsi, tuttavia, con dispositivi idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di governo e ad evitare degenerazioni del parlamentarismo
Che tradotto significa:
Siccome noi italiani siamo tremendamente masochisti, non possiamo avere né un presidente eletto direttamente né un direttorio, perché se no ci ritroveremo in una ventina d’anni con un nuovo Mussolini o con un Napoleone. Ma siccome siamo pure degli inguaribili fessi, bisogna evitare che ci sia un Parlamento troppo forte, altrimenti non saremo capaci di fare una sega.
Nonostante i Costituenti fossero più lungimiranti della maggioranza degli italiani (che infatti votano Berlusconi, dimostrando al minimo di essere dei fessi che credono che gli aerei volano perché sbattono le ali), purtroppo erano italiani anch’essi, e decisero di lasciare troppo campo libero alla legislazione ordinaria su materie che non dovevano esserlo. Prima fra tutte quella elettorale, che dovrebbe prevedere (solo per esempio) che ogni modifica del sistema possa essere fatta solo nel primo anno (o nei primi due) di legislatura, e comunque non meno di un anno prima delle elezioni, per esempio. In questo modo, non avremmo avuto il Porcellum, perché Berlusconi non poteva sapere quattro anni prima che i suoi avversari si sarebbero presentati frantumati, e quindi non avrebbe approvato una legge elettorale che esasperava tale frantumazione.
Sicché un Parlamento troppo libero dallo spirito costituzionale, si è trasformato in un covo di corrotti e di incapaci impossibilitato a fare qualunque cosa e con un governo debole che cadeva ogni dieci starnuti.
Questa situazione ci ha riportato in una situazione simile a quelle dell’Italia prefascista: mancava solo la rivoluzione russa, ma Berlusconi, attaccando ogni dieci minuti i comunisti – che tra l’altro erano ormai quasi estinti, sopperì benissimo e riuscì a fare credere a un’incredibile massa di tonti che in Italia c’era il rischio di una rivoluzione comunista dopo che il comunismo stesso era crollato su sé stesso (lo vedete che siamo proprio dei tonti?).
E come allora arrivò un duce che prometteva tutto e bastonava chiunque gli rompesse le scatole. E come allora il nuovo duce ha fatto approvare una legge elettorale che gli dava una maggioranza assurda in Parlamento.
Paradossalmente, l’unica cosa che ci salva dal regime assoluto è proprio la Costituzione, che pure con la sua propria mancanza di audacia ha prodotto Berlusconi e il berlusconismo. Infatti, se Mussolini poteva cambiare a suo piacimento la Costituzione di allora, lo Statuto Albertino, oggi Berlusconi non può farlo, poiché occorre una procedura particolare che richiede il consenso delle forze politiche o di una maggioranza relativa degli italiani.
E lui ha dimostrato di non avere né l’una né l’altra. Così come non lo dimostrò neppure Mussolini, che prima della svolta fascistissima aveva comunque bisogno di appoggio esterno per governare.
Dunque la Costituzione antifascista resta valida fino a prova contraria, anche se ormai è stata ripetutamente stuprata (anche da sinistra, sia chiaro, gli ultimi sessant’anni sono stati un’orgia per tutti). E proprio per questo bisogna difenderla ad ogni costo, anche contro le semplici parole di uno, fosse anche un ministro degli Esteri che non conta una sega, che pretende di leggere nella Costituzione cose che non ci sono.
E non ci sono perché noi Mussolini non lo rivogliamo.
Photo credits | Presidenza della Repubblica italiana
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