I ministri di un governo, qualsiasi governo, sono pagati anche per prendersi i fischi
Questa frase del Replicante riassume, per me, tutto quello che c’è bisogno di sapere sulla strage di Bologna, di cui oggi ricorre il trentesimo anniversario.
Al di là della storia e del background di quel giorno spaventoso (che ho raccontato un anno fa nella rubrica Pillole di storia italiana – che dovrebbe tornare su questi schermi a breve), vale la pena di ricordare che i governi che si sono succeduti da allora sino ad oggi, se non hanno contribuito attivamente ai depistaggi, hanno quanto meno contrastato la magistratura che ancora oggi cerca di fare luce sulla vicenda.
Mancano ancora i mandanti della strage. E soprattutto il Governo (si noti la G maiuscola) non si è mai preso la briga di aprire tutte le carte: sulla strage di Bologna, infatti, come per molti altri misteri italiani d’altro canto, vi è ancora il segreto di Stato. L’anno scorso ricordavo che la scadenza del segreto era per il 2010, ma a quanto pare verrà reiterato.
Per questo velo di omertà in capo a tutti gli esecutivi che si sono succeduti dal 1980 a oggi, a Bologna, si celebra la tradizione dei fischi contro i rappresentanti del governo, senza colore politico. Negli ultimi undici anni (la tradizione è nata nel 2000) tali rappresentanti del governo sono sempre stati fischiati, dal premier Giuliano Amato nel 2000 appunto, fino a Bondi nel 2009 (unica eccezione, Santagata – governo Prodi – nel 2006, ma Damiano – sempre governo Prodi – subì nuovamente questo rito). Essere fischiato fa parte dello stipendio da ministro. Punto.
È semplicemente un’eredità che ogni esecutivo si porterà dietro fin quando non verrà fatta piena luce. Il non presentarsi “perché ci fischiano”, pronunciato da La Russa, altro non è che un sintomo di codardia di quell’ammasso di carogne che oggi chiamiamo Governo.
No, tutto questo non è legato al fatto che La Russa sia un fascista o che dietro alla strage ci sia lo zampino del papà di Berlusconi, il maestro massone Licio Gelli. Fosse quello il problema, La Russa ci andrebbe, se non altro per prenderli tutti per il cu*o: «il 2 agosto 1980 scoppiò la caffettiera di Cossiga». No, questo è una pura e semplice mancanza di coraggio negli uomini e nelle donne che sono al governo, è gente che ha orrore di essere contestata da esseri inferiori, dal popolo. Ma lo sapevamo già: è gente che vuole lo stipendio, il potere, la visibilità e tutti i vantaggi dell’essere ministro, ma non gli “svantaggi”, ovvero la responsabilità politica, il dovere di fare il bene del Paese, figuriamoci le contestazioni rituali.
Non tiriamo in causa questioni politiche per la loro assenza: non sono che invertebrati, non sopravvalutiamo la loro intelligenza.
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