In poche parole, che è successo ieri notte

Senza volere fare pipponi, ieri l’EcoFin, che riunisce i ministri dell’Economia europei, ha deciso di reagire alla crisi generata dal debito emettendo altro debito. In altre parole è come se, non riuscendo a pagare il primo mutuo acceso per comprare una casa, se ne accenda un secondo. Questo risolve i guai nel breve periodo, ma li aggrava nel medio. C’è di positivo, però, che per una volta l’Europa si è mossa in modo compatto, ma bisogna vedere se è solo una rondine o è davvero primavera.

Da oggi la BCE si comporterà più o meno come la Federal Reserve, ovvero comprerà qualunque titolo della zona euro che gli venga proposto (mentre fino a ieri venivano acquistati solo che avevano un certo rating). Tuttavia non lo farà emettendo liquidità (ovvero stampando soldi e buttandoli dall’elicottero, come ha fatto Ben Bernanke, capo della Fed), bensì venderà titoli sicuri (ad esempio quelli tedeschi) per comprare quelli dei Paesi alla periferia, più rischiosi (quelli greci, per dire). Ciò significa che il suo portafoglio peggiorerà.

Questo non risolve i problemi, li sposta avanti nel tempo. Per risolverli è necessario che i Paesi periferici (i PIIGS, compresa l’Italia) operino una stretta veloce per risanare i propri conti pubblici. Questo è stato già chiesto a Grecia, Spagna e Portogallo, non all’Italia, mentre l’Irlanda lo ha già fatto.

In altre parole, per uscire da questa crisi occorreranno lacrime, sangue e molto olio di gomito, come scrive oggi Krugman (anche se non sono d’accordo con lui circa diverse cose).

Già a luglio dell’anno scorso prevedevo che la tempesta non era ancora passata e che i crolli erano dietro l’angolo. Al momento non ho motivo per cambiare idea.

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