Pietre miliari del giornalismo italiano /39

Oggi è il primo maggio e alcuni giornalisti di RCD/Corriere della Sera sono in vacanza. Come nel resto dell’anno, d’altra parte. È uscita un’agenzia che vale la pena di riportare qui per intero:

Barack Obama avrebbe tradito la moglie Michelle con la 35enne Vera Baker, bella ex collaboratrice del presidente statunitense nel corso della campagna elettorale che nel 2004 lo porto’ al Senato. Lo scrive il tabloid statunitense The National Enquirer, secondo il quale esistono prove inconfutabili della liaison: si parla di un filmato che prova la presenza contemporanea dei due in un hotel di Washington. Gia’ in passato la donna ha respinto ogni voce. Secondo l’Enquirer esisterebbe anche un premio di un milione di dollari messo in palio dagli anti-Obama per chiunque possa fornire delle prove di una relazione fra i due. (RCD)

L’accusa è particolarmente grave, e il modo in cui è stata riportata, almeno da RCD, è pazzesca al limite dell’assurdo. Infatti:

  • Si parla di prove inconfutabili (un filmato);
  • gli anti-Obama offrono un premio per chi fornisce prove della liason.

La questione, ridotta ai minimi termini, è questa: il filmato esiste o no? Se la prova esiste ed è inconfutabile, a che serve mettere in palio un premio per chi ne fornisce altre? Forse il premio andrà a chi fornirà il filmato? Ma in tal caso come si fa a sapere che è inconfutabile?

Messa così la questione è molto semplice: si tratta semplicemente di una voce sparsa in giro dagli anti-Obama (principalmente un gruppo di repubblicani) per attaccare il presidente. Mossa assolutamente “normale”, visto che l’opposizione repubblicana è ridotta ai minimi termini e senza uno straccio di argomenti politici, dunque l’unico modo per attaccare Obama è andare sul personale.

In altre parole ancora, l’Enquirer ha semplicemente lanciato una rete a strascico sperando che qualcosa abbocchi. Se abbocca, bene, se non abbocca, pazienza, avremo venduto più copie e tanto potremo dire «ma noi abbiamo solo riportato delle testimonianze», ovviamente non sulle pagine del giornale. Insomma, alla Feltri (che fu cacciato da Berlusconi quando si scusò con Di Pietro sulle pagine de Il Giornale, e da allora si scusa per le sue frequenti cazzate solo fuori dalle colonne del proprio giornale).

La notizia viene meglio riportata da RaiNews24, che non mi pare parlare di filmati, ma solo di testimonianze (di un autista, di insider dell’albergo dove i due si sarebbero visti, di non meglio precisati investigatori, il che mi ricorda che gli alieni si mostrano solo agli ubriaconi in zone desertiche). Il punto fondamentale dell’accusa è che Obama stava nello stesso albergo della donna, ma quest’ultima non aveva una camera a suo nome.

Che Obama dormisse nello stesso albergo della sua direttrice finanziaria non deve stupire; che poi non avesse una camera a suo nome, ammesso che sia vero, è anche possibile (anzi, probabile) che la camera fosse stata prenotata dallo staff del futuro presidente.

Dunque la storia è questa: Obama dorme nello stesso albergo con la sua direttrice finanziaria, ma con chissà quanti altri suoi collaboratori. La cosa suscita curiosità perché la Baker è gnocca, quindi i maligni vanno subito ad azzannare la questione. Converrete che inventarsi una liason con una giovane e bella donna è più facile che inventarla con un altro membro dello staff (un collaboratore maschio o una direttrice finanziaria sessantenne e racchia).

A questo punto potrei mettere in giro la voce che in quell’albergo hanno organizzato un’orgia colossale, e quando mi chiedono in base a cosa lo dico, io rispondo: «Cacchio, dormivano tutti nello stesso albergo, li hanno visti autisti e gente di passaggio entrare, gli inservienti li hanno visti muoversi da una camera all’altra e nessuno aveva una camera a proprio nome, visto che erano tutte intestate a un certo “Staff Obama”, sicuramente un prestanome. Coincidenze? Noi di Voyager pensiamo di no». A questo punto il giornalista scrive il suo bell’articolo: «Le deduzioni della nostra fonte appaiono lucide e confermate da altri testimoni. Alla reception dello hotel hanno negato di avere mai incontrato questo Staff Obama, e anche degli altri ospiti dell’albergo hanno confermato gli “strani” movimenti notturni e han visto varie persone uscire per gruppi dalla camera del presidente Obama, visibilmente in disordine, con le cravatte snodate nel cuore della notte. Alcuni hanno parlato di urla incomprensibili e di risate fragorose. Si parla di un video che documenterebbe tali incontri segreti. Cosa faceva Obama con i suoi collaboratori chiusi in una stanza? E cosa contenevano le valigie da lavoro che i collaboratori portavano con sé? Forse giocattoli erotici a forma di risme di carta, penne e laptop per il sollazzo del presidente? E se fossero stati davvero dei computer, forse Obama voleva intrattenersi con filmati pedopornografici? Al presidente piace sado o piace maso? La risposta sul prossimo numero». Potrei continuare dicendo che le stanze in cui erano alloggiati prendevano la forma del tempio di Salomone, che l’hotel si trovava all’interno di un certo angolo compreso fra certi edifici di chiara valenza massonica, che dalla camera di Obama si poteva vedere l’obelisco, che ricorda evidentemente un fallo, che il numero dei collaboratori ha chiare implicazioni sataniche. Insomma, posso fare concorrenza a Dan Brown.

Intanto la storia fa il giro del mondo, ripresa da emeriti fessi che la riportano pure male: alla fine il nostro giornalista forse non vince il Pulitzer, ma io, se vado da Sposini ci aggiungo pure gli alieni, di sicuro vinco la vicedirezione di RaiDue.

Insomma, la storia, almeno nei termini descritti, appare essere una palla colossale, che viene irresponsabilmente propagata da ignoti giornalisti senza vergogna e senza controllo.

Come già dicono RaiNews24 e la pagina dell’Enquirer su Wikipedia, il tabloid ha grossa fama di sparapalle. Solo un paio di volte ci ha azzeccato, travolgendo John Edwards e Tiger Woods. Ma spero conveniate con me nel dire che una rondine non fa primavera: è la tecnica dello strascico sopra descritta, molto utilizzata da giornalacci come Libero, Il Giornale, Panorama (ma anche altri, fra cui Repubblica, non scherzano). La memoria selettiva fa il resto: è più facile ricordare pochi episodi azzeccati che le miriadi di palle sparate quotidianamente.

Finito il fact check, mi chiedo cosa costava a quelli di RCD scrivere un articolo meno indecente, come quello di RaiNews24, insomma. Anche se ho evitato di entrare in questioni stilistiche (è scritto in modo indegno per un giornalista degno di questo nome), l’articolo è veramente da buttare.

C’è ancora differenza fra un giornale scandalistico e il primo giornale d’Italia?

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